Un primo ministro donna fa ancora notizia, soprattutto in un Paese come il nostro, dove nemmeno nelle prossime elezioni politiche, a marzo del 2018, ci è consentito di immaginare neanche lontanamente un’ipotesi del genere. Ma una prima ministra incinta fa ancora notizia anche nel resto del mondo, come prova la Neo Zelandese Jacinda Ardern, in questi giorni sui media con l’annuncio della sua prima gravidanza. Ce la farà? Si domandano – e le domandano – giornalisti e cittadini. Per esempio, ce la farà a sostenere i doveri politici e le nausee mattutine, come le ha chiesto un reporter? “E’ ciò che fanno le donne”, ha risposto lei candidamente, adottando un approccio che è stato definito di “no nonsense”, ovvero “qual è il problema?”.
Il problema è sempre quello: l’idea che la maternità sia un’attività che esclude tutte le altre, per cui le donne debbano scegliere tra l’essere una “brava mamma” e qualunque altra cosa, soprattutto se l’altra cosa comporta l’assunzione di potere. Da noi se n’è parlato a lungo quando abbiamo avuto la nostra prima ministra incinta – Marianna Madia nel 2014 – e il tema è tornato sui giornali con la candidata sindaca Giorgia Meloni, incinta anche lei.
D’altra parte, se le donne “vanno al potere” prima della menopausa, e il potere “dura” qualche anno, il rischio gravidanza ci sta, a meno che non vengano obbligate a firmare un patto di fedeltà assoluta alla Repubblica (e la Repubblica, a dirla tutta, vorrebbe anche dei figli).
Anche la senatrice Tammy Duckworth ha fatto notizia di recente, in quanto prima senatrice americana incinta nella storia degli Stati Uniti. Certo, definire la Duckworth come espressione “tipica” di un cambiamento in atto è difficile, visto che è una tosta 50enne ex colonnello elicotterista in Iraq, prima donna ad avere entrambi gli arti inferiori amputati dopo che il suo Black Hawk è stato abbattuto. Eppure, contando lei, il numero delle donne del Congresso che hanno partorito nella storia degli Stati Uniti arriva solo a 10, e in America non c’è nemmeno il congedo di maternità di cui “aver paura”.
Ma paura di cosa, alla fine? “Come fa la signorina Madia a riformare la pubblica amministrazione se partorisce. […] Sarebbe stato meglio mettere qualcuno che avesse almeno davanti un anno di lavoro 24 ore su 24. Una donna che partorisce pensa giustamente a suo figlio, non pensa al ministero”, ha detto Matteo Salvini in un’intervista radiofonica a La Zanzara nel 2014. Ah, ecco, quindi la realtà della gestione di una famiglia distoglie dal dedicarsi 24 ore su 24 alla missione di guidare il Paese. E poi ci domandiamo perché i nostri politici non sanno quanto costa un litro di latte e dove si prende l’autobus. La realtà distrae: separiamola dal potere. E che il potere vada per la sua strada, qualunque essa sia, ma lontana dalla vita vera.