Questa foto ha fatto il giro del mondo. Scattata in Belgio, ritrae le “first lady” che hanno accompagnato i loro consorti primi ministri al vertice Nato di Bruxelles. Come si può immediatamente notare, tra queste eleganti signore, spicca, in alto a sinistra, un altrettanto elegante signore, in giacca e cravatta: è Gauthier Destenay, marito di Xavier Bettel, il premier lussemburghese.
Sposati dal 2015 (pochi mesi dopo l’entrata in vigore del matrimonio egualitario nel cattolicissimo Lussemburgo), non è la prima volta che il Primo Ministro e il suo consorte partecipano insieme ad un evento ufficiale tra capi di Stato. Era già successo a marzo scorso, in occasione della celebrazione dei Trattati di Roma. “Ecco mio marito”, con queste parole il consorte del primo ministro era stato presentato prima al nostro presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e successivamente, in un incontro diplomatico, anche in Vaticano.
Segno inevitabile della nuova stagione di equiparazione dei diritti che sta toccando varie parti del mondo. Quello lussemburghese non è il primo capo di governo omosessuale dichiarato in Europa. Prima di lui già c’erano stati Elio Di Rupo, primo ministro Belga di origini italiane dal 2011 al 2014, e Jóhanna Sigurdardóttir, primo ministro dell’Islanda. Quest’ultima sposò la propria compagna nel 2010 dopo che proprio con il suo governo fu introdotto il matrimonio egualitario.
Ma nel caso di Xavier Bettel le novità sono due. La prima, immediatamente evidente, è quella di un capo di governo omosessuale che vive l’ufficialità cerimoniale degli incontri internazionali insieme a suo marito. Grande segno di normalità e di educazione alle differenze nelle alte sfere.
La seconda invece, meno evidente, è anche quella più interessante. Conseguenza immediata della non esistenza di ruoli legati al genere nella coppia omosessuale, riguarda la possibilità che sia un uomo a ricoprire la figura conservatrice di “damigella” del potere che storicamente è spettata fino ad oggi alle donne. Possibilità tutt’atro che scontata e alla quale non siamo assolutamente abituati. Lo testimonia il fatto che in quella foto, nel ruolo di accompagnatore, ci sia il marito di Xavier Bettel, ma non quello di Angela Merkel, sebbene anch’essa fosse presente al summit.
La questione diventa ancora più chiara attraverso delle semplici domande. Se nel mondo i presidenti fossero tutte donne, avremmo comunque ai cerimoniali le foto di gruppo dei loro mariti infiocchettati definiti “first gentleman”? Accetterebbero loro quel ruolo di ombra, accudimento, abbellimento e sostegno del potere?
E ancora, tra le donne della foto spicca sicuramente Melania Trump, ma se oggi fosse Hillary Clinton il Presidente USA, avremmo avuto in quella foto Bill? Facile dire che a tutte queste domande la risposta più istintiva sarebbe sempre “no”, fatta eccezione forse per Clinton marito, che in quanto ex presidente si è già esposto come “accompagnatore” di sua moglie in campagna elettorale.
Il cambiamento avvenuto con il marito del primo ministro del Lussemburgo induce dunque una riflessione: i matrimoni omosessuali, senza vincoli di ruoli sociali legati al genere, quando confluiscono in una normalità fatta anche di conformismo, mettono in luce la crisi, le contraddizioni e l’ipocrisia del modello maschilista di potere nel quale tutti siamo cresciuti e al quale tutti siamo abituati. Un modello che spesso lascia alle donne come unico ruolo quello di accompagnatrici. Un modello che si smaschera in tutta la sua infondatezza grottesca proprio quando a incarnarlo (e ribaltarlo) è un uomo, che in quanto sposato ad un altro uomo (di potere), ne diventa l’accompagnatore.
Il prossimo candidato per la guida del governo irlandese è Leo Varadkar, 38enne di origine indiana, gay dichiarato. Nel caso fosse eletto, se si dovesse sposare, presto potremmo avere due “first gentleman” nelle foto ufficiali dei summit, e chissà quanti altri in futuro.
In fondo, l’uguaglianza non è solo che le donne ricoprano ruoli storicamente degli uomini, ma anche che gli uomini abbiano ruoli fino a ieri riservati alle donne. Lo scardinamento dei vecchi cliché è cominciato, e la parità di genere, passa anche per i matrimoni omosessuali.