Monica Cirinnà: con le unioni civili è appena iniziato il cammino verso l’uguaglianza

cirinna-e1482405118161-1203x330L’11 febbraio sono entrati in vigore i tre decreti attuativi della legge sulle Unioni Civili, pubblicati in Gazzetta ufficiale dopo la recente approvazione da parte del Consiglio dei Ministri. Si chiude così, a tutti gli effetti, un percorso lungo, faticoso, iniziato ormai tre anni fa in Commissione Giustizia, e poi in aula prima al Senato e successivamente alla Camera, dove la Legge 76/2016 è stata approvata l’11 maggio dello scorso anno. Un percorso politico collettivo, ma anche personale, che riguarda me, come donna e come persona che fa politica per passione.

Ho avuto il privilegio di poter lottare per cambiare e migliorare la vita di centinaia di migliaia di cittadini fino a ieri invisibili e senza diritti. Un lungo iter parlamentare che riguarda l’Italia, un Paese che aveva necessità e desiderio di cambiare, di innovarsi, di cominciare a diventare più giusto, specialmente con quei cittadini lgbt che gridavano ormai da trent’anni che loro esistevano, che esistevano le loro vite, le loro famiglie i loro amori. Cittadini che non avrebbero più sopportato, di essere ignorati e discriminati dell’ordinamento giuridico che per troppi anni li aveva esclusi da tutti i diritti civili e sociali.

Un percorso entusiasmante, lasciatemelo dire, fatto dei volti e delle parole di tutte le persone che mi hanno scritto ed ho incontrato, e che sono state sempre con me, anche nei momenti più difficili. Penso ai giorni di quello strappo dolorosissimo dovuto al venir meno, proprio ad un metro dal traguardo, dell’appoggio dei senatori di M5s, un consenso improvvisamente negato alla legge così come l’avevamo voluta lavorando insieme, per più di due anni, in Commissione Giustizia. Scoprire che il tatticismo politico vale più della vita delle persone e dei bambini, lo ammetto, è stato bruciante anche per una come me, che di politica, un po’ ne sa, e un po’ ne ha masticata in più di vent’anni.

Quello strappo ci ha costretti allo stralcio dell’adozione coparentale, e quindi al mancato riconoscimento della responsabilità genitoriale a tutte le “famiglie arcobaleno “. Quei bambini e quei genitori sono stati traditi e abbandonati a pochi passi dalla meta, per il triste tornaconto politico dei 5 stelle, interessati ad una repentina svolta a destra in vista delle elezioni comunali.

In futuro, sempre la Politica, ma quella con la P maiuscola, avrà il compito e il dovere, di porre rimedio a questa crudele ingiustizia che ha lasciato fuori dalla legge i diritti dei più piccoli. Per quel che mi riguarda, dal giorno dopo l’approvazione delle Unioni Civili, è già iniziata la battaglia per raggiungere l’unico traguardo in grado di sanare qualunque tipo di disuguaglianza ancora oggi esistente in materia di riconoscimento dei diritti delle persone e di tutte le coppie, con e senza figli: il matrimonio egualitario. La certezza che ci arriveremo presto, mi viene proprio guardando il presente. Guardando i cambiamenti e la felicità che le Unioni Civili stanno in breve tempo già portando, pur non essendo la legge che tutti volevamo, ma quella che è stata possibile approvare con questo parlamento.

Come era facile prevedere, nonostante, e anzi forse proprio per il fiorire in tutto il Paese di meravigliose coppie finalmente libere di celebrare il loro legame di una vita, qualche isolato sindaco integralista e omofobo ha tentato di impedire o rovinare questa rivoluzione culturale. Appellandosi ad una inesistente obiezione di coscienza, qualche sindaco ha tentato di impedire la celebrazione nel proprio comune, oppure di far celebrare le Unioni Civili con formule riduttive e in luoghi non consoni , senza dare quella dignità e uguaglianza che la Legge 76/2016 invece prevede.

Ma che l’Italia sia cambiata, lo stanno capendo tutti, anche i più integralisti e conservatori. E lo capirà chiunque tenterà di impedire o rallentare questo cambiamento abusando del proprio ruolo e posizione, visto che ad oggi ogni sentenza arrivata in seguito ai ricorsi nati per rispondere a questi tentativi di discriminazione, ha dato torto ai sindaci omofobi, obbligandoli a rispettare la legge in tutte le sue parti.

In questo senso, l’entrata in vigore l’11 febbraio dei tre decreti attuativi completa il percorso della legge rendendola definitivamente a prova di “fraintendimento”. Come? Andando ad implementare e definire tutti quegli aspetti della legge che lo necessitavano, così che le norme vengano applicate e rispettate senza alcun vero o presunto malinteso.

In particolare, gli aspetti più importanti che vengono chiariti sono quelli su cui, soprattutto all’inizio, si erano creati più dubbi o tentato manipolazioni (rispetto all’applicazione) dai detrattori. Nello specifico si stabilisce in maniera definitiva che:

  • ogni sindaco può delegare le funzioni di ufficiale di Stato a consiglieri, assessori, o privati cittadini, che potranno celebrare le Unioni Civili. Così nel caso un sindaco non volesse celebrare personalmente le Unioni Civili, potrà e dovrà delegare qualcun altro per farlo, e non potrà impedire che nel suo comune vengano celebrate;
  • per i matrimoni contratti all’estero tra persone dello stesso sesso, si precisa che la produzione degli effetti dell’unione civile nel nostro Paese è limitata ai soli matrimoni celebrati tra cittadini italiani. Per i cittadini stranieri valgono le leggi del Paese di origine. Ciò significa che, se i Paesi di origine di entrambi i membri della coppia omosex permettono il matrimonio, la loro unione verrà registrata in Italia come un matrimonio a tutti gli effetti. La conseguenza fondamentale è che la disciplina (estera) del matrimonio same-sex farà, solo in questi casi, formale ingresso nel nostro ordinamento. Penso che questo potrebbe a breve creare un varco per l’introduzione del matrimonio egualitario per tutti, cittadini italiani compresi, anche nel nostro ordinamento ;
  • nel caso in cui l’unione civile sia tra un cittadino italiano e uno straniero, per quelli che provengono da Stati in cui l’omosessualità è reato o fonte di discriminazione, invece del nulla osta del Paese di origine è sufficiente il certificato di stato libero. L’obiettivo è quello di tutelare il cittadino straniero o la sua famiglia di origine da ritorsioni discriminatorie o conseguenze legali;
  • infine, per quanto riguarda l’annosa questione legata alla possibilità (per chi lo desidera) di assumere il cognome del partner e dunque un cognome comune con l’unione civile, nei decreti si precisa che questo non comporterà alcuna modifica del codice fiscale o di altri documenti (così come invece all’inizio si era frainteso da alcune amministrazioni, causando gravi disagi burocratici ai cittadini).

Come si può facilmente intuire scorrendo questo piccolo elenco riassuntivo, l’intenzione del legislatore è stata palesemente fin dall’inizio, ed è confermata anche nei decreti attuativi, quella di omologare il più possibile matrimonio civile e unione civile. A tal fine, sempre nei decreti entrati in vigore l’11 febbraio, si stabiliscono anche alcuni principi riguardo al rito, come per esempio l’obbligo della fascia per il sindaco o altro ufficiale di Stato celebrante, la presenza di testimoni, la forma del rito e il luogo in cui vanno celebrate le Unioni Civili: gli stessi dei matrimoni.

Tutto questo dice chiaramente solo una cosa, ed è quella di cui, modestamente, vado (permettetemelo) più orgogliosa: per quanto lungo, dopo decenni e decenni di immobilismo, il cammino verso l’uguaglianza piena, indicato nella nostra costituzione dall’articolo 3, è, seppur con imperdonabile ritardo, iniziato anche per i cittadini lgbt di questo Paese. Ma per quel che mi riguarda vorrei che fosse chiaro che con le Unioni Civili il cammino verso l’uguaglianza piena è appena cominciato. E che si rassegnino i “nostalgtici”, perchè fermare questa Italia più giusta, più libera , laica e democratica per fortuna non è più possibile.

cirinna