
Più consapevoli e meno umorali. Più proiettate verso l’orizzonte del medio-lungo periodo e meno alla speculazione. Più prudenti ma non per questo meno avverse al rischio, solo più consapevoli delle sue conseguenze. È questo il ritratto delle donne che investono e risparmiano oggi. Una clientela, orientata alla creazione di valore nel tempo, che pone al mondo della consulenza patrimoniale una nuova sfida.
Per decenni, l’amministrazione delle finanze è stata un’attività a predominanza maschile. D’altra parte la ricchezza è stata a lungo prevalentemente detenuta dagli uomini. La situazione però sta cambiando, grazie a un mix di fattori sociali e demografici. «Sempre più ricchezza sta andando nelle mani delle donne: sia per via dell’assunzione di ruoli di crescente responsabilità sia per via ereditaria», dice ad Alley Oop Grazia Orlandini, responsabile direzione investment strategy, Bper Banca Private Cesare Ponti.
Lo conferma anche Alberica Brivio Sforza, managing director di Lombard Odier Italia: «Le donne ereditano, investono e gestiscono in misura crescente. Ciò ridefinisce il concetto stesso di leadership e potremmo dire che sposta l’equilibrio del potere. Il dato che l’Italia sia tra i Paesi con il maggior numero di donne miliardarie conferma questa evoluzione».
Il Great Wealth Transfer
Un grande trasferimento di ricchezza – quello che gli analisti definiscono il Great Wealth Transfer – si profila all’orizzonte con una buona fetta di asset destinata a passare proprio nelle mani delle donne grazie a una aspettativa di vita più lunga, eredità coniugali e passaggi generazionali.
McKinsey calcola che in Europa, gli asset controllati da donne sono cresciuti da 4,6 mila miliardi di dollari nel 2018 a 6,6 mila miliardi di dollari nel 2023, passando dal 32% al 38% dell’aum totale dell’Ue. La società di consulenza prevede ora che gli asset controllati da donne raggiungano gli 11,4 trilioni di dollari per una quota del 47% di tutti i beni dell’Ue entro il 2030.

«Questo trasferimento di ricchezza senza precedenti – commenta Brivio Sforza – è dovuto in gran parte all’eredità proveniente dai Baby Boomer (si stima oltre 180 miliardi di euro solo entro il 2028) sia al crescente protagonismo femminile in ambito imprenditoriale e professionale».
Oltre oceano – dove il Great Wealth Transfer è quantificato in 124 trilioni di dollari da qui al 2048 – nel prossimo decennio, passeranno alle donne 30 mila miliardi di dollari di ricchezza, stima BofA Global Research.
Patrimonio immobiliare
In Italia attualmente le donne rappresentano il 46,7% dei proprietari di immobili e a livello nazionale la casa rimane il fulcro del patrimonio, con quasi l’80% degli intervistati nell’Indagine sul risparmio 2025 di Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi che vive in abitazioni di proprietà.
Negli Stati Uniti – Paese in cui, secondo Morgan Stanley, entro il 2030, il 45% delle donne in età lavorativa sarà single e senza figli – le nubili sono le principali proprietarie di immobili. Secondo un sondaggio del Pew Research Center basato sui dati del censimento 2022, le donne single sono il 58% dei proprietari di casa non sposati, contro il 42% degli uomini single.
Una tendenza che si conferma anche negli acquisti immobiliari del 2024. L’anno scorso, i dati del rapporto annuale della National Association of Realtors dicono che le donne single hanno acquistato immobili a tassi più alti rispetto agli uomini, indipendentemente dall’età. Nello specifico: il 19% degli acquirenti erano donne single, rispetto al 10% di uomini single.
Stili di investimento
Man mano che le donne diventano più attive nel processo decisionale finanziario, la comprensione dei loro obiettivi e delle preferenze di investimento aumenta di importanza. Per questo il mondo della consulenza patrimoniale ha oggi l’opportunità – e la responsabilità – di adattarsi a un nuovo tipo di investitore: più informato, più consapevole, spesso donna.
«Le donne non chiedono un trattamento “dedicato”, ma una risposta concreta alle loro esigenze. Questo richiede un cambio di paradigma: meno approcci standardizzati, più personalizzazione e inclusività. La vera sfida non è semplicemente come investono le donne, ma che futuro vogliono costruire con i loro investimenti, e a questa esigenza, dobbiamo essere pronti a dare una risposta», dice la manager della casa d’investimento svizzera con attivi totali per 327 miliardi di franchi alla fine del 2024.
«Una delle caratteristiche che identifica la gestione patrimoniale al femminile è che le donne fanno domande, desiderano comprendere a fondo prima di investire. Tendono a non investire in maniera intuitiva e fanno minore ricorso al “fai-da-te”», commenta Orlandini di Bper, realtà che, fresca dell’ingresso della Popolare di Sondrio a seguito dell’offerta lancaita sul mercato, oggi conta quasi sei milioni di clienti e circa 400 miliardi di euro di masse gestite. Questo approccio consapevole e razionale si riflette anche nell’asset allocation: «Nella consulenza che la banca eroga alle donne, c’è una maggior maggiore quantità, qualità e profondità di contenuti, più domande. Se l’uomo lavora maggiormente sull’intuito, quindi magari va più veloce e fa più “self”, la donna pone più attenzione nella fase iniziale, richiedendo più tempo di consulenza, più profondità». «In molti casi le donne si affidano a un consulente, cercando una relazione fondata sull’ascolto, sulla fiducia e su una comunicazione chiara», le fa eco Brivio.
Questo si riflette anche nell’asset allocation: «la donna è più orientata al medio-lungo periodo e quindi più verso gli investimenti e meno alla speculazione», dice la responsabile investment strategy di Bper. Questo non significa che le investitrici siano completamente avverse al rischio ma che quando investono, «mostrano una minore impulsività rispetto agli uomini. Non è vero che evitano il rischio, ma ci vogliono arrivare comprendendolo e gestendolo. Di fronte a strumenti privi di una struttura definita o in mancanza di una regulation, le donne sentono il bisogno di approfondire. Si discostano da un approccio più intuitivo e istintivo, mostrando una preferenza per investimenti ponderati e informati. Da qui nasce la necessità di una consulenza più articolata e di un dialogo più profondo con gli interlocutori finanziari».
Quando la ricchezza è in mano alle donne, tutti ne beneficiano. «Non solo le donne tendono a investire con maggiore cautela e visione di lungo periodo – dice Brivio – ma mostrano particolare attenzione alla sostenibilità e all’etica degli investimenti, privilegiando settori come le energie rinnovabili, l’impact investing e la tecnologia con impatto sociale. Prediligono investimenti che oltre a dare un buon rendimento economico abbiano anche un impatto positivo sulla società e il pianeta. Dico sempre che le donne in genere sono più “generose” essendo abituate a pensare agli altri prima che a se stesse».
Donne in finanza
Per accompagnare al meglio questa evoluzione, è essenziale anche riequilibrare la composizione del settore, ancora fortemente dominato da figure maschili. «Serve favorire una maggiore presenza femminile tra gestori e consulenti patrimoniali – chiosa Brivio – affinché la diversità non sia solo un valore da promuovere, ma una leva concreta di innovazione e di qualità nella relazione con il cliente».
Anche se il ritmo di cambiamento resta lento, le donne stanno guadagnando sempre più terreno nel mondo della finanza. A cambiare è anche il loro ruolo di professioniste: «nel mondo finanziario le donne sono state a lungo sottorappresentate e si è consolidata l’associazione tra leadership femminile e attenzione al controllo del rischio, in funzioni come il risk management e la compliance. In realtà, questo sta cambiando e le donne stanno assumendo sempre più ruoli di importanza e non più solo associati al controllo».
Mentre cresce il numero di donne che “contano” sulla scena finanziaria, si riduce il divario di genere e il potere economico femminile prende una nuova forma.
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