«Da bambina per me c’era solo Roberto Baggio». A Rachele Peretti, classe ’92, laureata in Scienze della Comunicazione e Scienze dell’Educazione Primaria, cambia il tono di voce parlando del “divin codino” e ricordandolo quando indossava la maglia numero 10, lo stesso numero con cui lei scende in campo da capitana della Women Hellas Verona.
«L’ho sempre seguito in tutte le squadre dove ha giocato, una passione nata guardandolo giocare in tv» ricorda la calciatrice che oggi guarda ad un’altra numero 10, Cristiana Girelli, attaccante della Juventus e della Nazionale Italiana che ha cominciato la carriera nel Bardolino Verona (poi Verona Women prima di cessare l’attività nel 2018 cedendo il titolo sportivo alla Women Hellas Verona) ed è diventata la calciatrice italiana più vincente della sua epoca con 10 Scudetti, 8 Coppe Italia e un record assoluto di 11 Supercoppe italiane: «Cristiana Girelli – afferma Peretti – è un esempio per tutte noi. A me piace molto perchè è un simbolo del calcio femminile dei miei tempi e perché in campo ricopre un po’ il mio stesso ruolo. E nonostante gli anni passino, lei è sempre un punto di riferimento a cui affidarsi sotto tutti i punti di vista. E quindi non può che essere un buon esempio da seguire anche per le nuove generazioni. Ma potrei fare altri nomi come Rosucci, Gama, Bonansea, ragazze che hanno ottenuto grandi traguardi e hanno, o stanno avendo, una grande carriera in seria A».
Il futuro del calcio femminile
La squadra femminile dell’Hellas Verona ha concluso la sua terza stagione consecutiva in serie B (2024/2025) al 12° posto su 16 squadre, totalizzando 25 punti in 22 partite (8 vittorie, 1 pareggio e 13 sconfitte), realizzando 31 gol e subendone 35. Ma nonostante quello appena concluso sia stato il campionato più “complicato”, la squadra guidata da Giacomo Venturi è stata sempre fuori dalla zona retrocessione, mostrando comunuque dei segnali di crescita. Ma il 2025 è stato anche il primo anno di Rachele Peretti come capitana, una responsabilità importante che coincide con una maturità personale e calcistica: «Indosso la fascia da adulta. Personalmente ho trovato nel dialogo la chiave di volta per arrivare al cuore delle mie compagne di squadra. Le nuove generazioni di oggi vanno capite, ma soprattutto va trovata la pazienza di farlo. Essere in grado di ascoltare e farsi raccontare ciò che va o non va, crea una connessione comune. In una parola sola, ci vuole empatia».
Essere “adulti”, però, per la Peretti vuol dire anche aver assistito alla evoluzione del calcio femminile italiano negli ultimi anni, diventato sempre più attrattivo per sponsor e media: «Sotto tanti punti di vista è il nostro calcio è migliorato molto. Abbiamo raggiunto il traguardo importantissimo del professionismo e quello altrettanto importante della fruibilità sui media. Ma non dimentichiamoci che viviamo in un momento storico in cui ci sono tantissimi pregiudizi e dobbiamo lavorare per abbatterli. In questo senso abbiamo un problema culturale, perché è proprio la società che non considera il calcio femminile come sport. Quindi tutte noi paghiamo un po’ questa differenza rispetto al calcio maschile. Io penso che ci sia proprio una carenza di competenze in termini di figure presenti ad oggi nel calcio femminile, e mi auguro che in futuro si possa rimediare».
Futuro. Una parola che coinvolge soprattutto le giovani generazioni di calciatrici e la loro crescita. Ma anche in questo caso, Rachele Peretti ha uno sguardo pieno speranza: «Mi aspetto assolutamente una crescita molto alta sia a livello tecnico tattico che professionistico, perché a differenza delle giocatrici della mia età, oggi si hanno a disposizione strutture adatte e figure che noi non avevamo, e questo aspetto aiuta sicuramente lo sviluppo e la crescita di tante bambine che fin dalla tenera età possono sfruttare queste risorse».
Allenamenti e partite della Women Hellas Verona sono seguite anche dalle famiglie e dai più giovani, maschi e femmine, che dimostrano come la passione per lo sport non ha genere: «Non ho mai visto pregiudizi nei bambini e nei ragazzi verso il calcio femminile, anche perché da questo punto di vista è un ambiente molto sano dove c’è molta lealtà. Lo percepisco anche io dal campo, è difficile trovare una squadra o un’avversaria che si comporti in modo scorretto. Credo che portare questo tipo di educazione nella scuola sia la base di tutto, perché è qui che bambini e i ragazzi assorbono il 100% delle cose. E se non lo facciamo in questo contesto, in quale altro posto possiamo pensare di farlo?», racconta Peretti. Considerazioni, queste, condivise anche all’interno della società, impegnata dal 2011 nel Progetto Scuola Hellas Verona, l’iniziativa che dal 2011 diffonde i valori positivi dello sport tra i più giovani dando un contributo alla loro formazione e crescita.
Andare nelle scuole
Il Progetto Scuola nasce nell’ultimo anno di presidenza di Giovanni Martinelli, imprenditore e uomo di valori che tanto ha dato alla città di Verona. Proprio Martinelli, infatti, nel 2009 aveva rilevato la squadra dalla Serie C portandola rapidamente in Serie A. Ma non era sufficiente. Voleva restituire agli scaligeri qualcosa in più che lasciasse un segno indelebile e potesse ripetersi concretamente nel tempo, come ha raccontato ad Alley Oop il responsabile del progetto e dell’area tecnica femminile Hellas Verona, Zaccaria Tommasi: «Verona si è sempre distinta nel calcio ma Martinelli voleva far arrivare nelle scuole il messaggio positivo che il pallone può essere anche uno strumento di integrazione, dal momento che non viene considerato come uno sport capace di promuovere inclusione».
La formula è semplice: portare l’attività motoria nelle scuole e contribuire alla crescita emotiva degli studenti attraverso una serie di incontri tra lo staff Hellas Verona e le classi coinvolte nel progetto (dalle elementari fino al secondo grado), dove tutti gli alunni affrontano le tematiche più importanti delle rispettive fasce di età: dalla gestione delle emozioni al fair play, dall’importanza del lavoro di squadra al rispetto delle regole, dal bullismo e dal razzismo all’uguaglianza tra uomo e donna nello sport. Via via che cresce l’età cresce anche la “difficoltà” dell’incontro, che da semplice momento di gioco diventa anche un’occasione importante per far riflettere ciascun alunno sulla tematica in essere, osservandola da più punti di vista per migliorare i propri comportamenti di fronte ad essa.
L’exploit dopo la pandemia
Dai 5 incontri per singola classe svolti in 90 scuole fino a prima dell’inizio della pandemia, il Progetto Scuola Hellas Verona ha affrontato, se pur momentaneamente, un rapido e forzato cambiamento durante il periodo del Covid, subendo una riorganizzazione totale di tutte le attività per svolgersi “dalla presenza alla distanza”. Ma quella che per molti poteva essere una battuta d’arresto per il club veronese ha significato la chiave per una crescita maggiore.
«Avevamo impostato – racconta Tommasi – il lavoro nelle classi partendo dalla proiezione di alcuni video con taglio calcisitico che ritraevano diverse situazioni che possono capitare in una partita, analizzando l’aspetto emotivo, del fair play e di tutto ciò che fa da contorno a un match, per poi vivere nella pratica della palestra dei momenti ludico-motori dove ricreavamo una condizione simile su cui confrontarsi a tu per tu. Con il Covid ci siamo dovuti riorganizzare attraverso una sfida tra scuole realizzando dei disegni colorati in gialloblù, i nostri colori sociali, con lo slogan #Restiamoacasa. Il disegno più cliccato sui social è stato stampato su una maglietta dell’Hellas Store Arena. Inoltre, dopo le riaperture, la classe dell’autore del disegno vincitore del concorso è stata ospitata al Bentegodi dove ha potuto vedere da vicino gli spogliatoi dei giocatori e seguire il riscaldamento a bordocampo. Con il ritorno alla normalità, conclude Tommasi, abbiamo avuto tantissime richieste di adesione al progetto sia dalle scuole sia dalle famiglie, chiudendo l’edizione 2024/2025 con 12mila studenti partecipanti tra bambini e ragazzi».
Un progetto trasversale e inclusivo
Il 2025 ha segnato un altro record per il Progetto Scuola dell’Hellas Verona, che ha visto la partecipazione di 140 plessi scolastici tra scuole dell’infanzia, primarie e secondarie; numeri importanti che testimoniano l’entusiasmo di studenti e famiglie di far parte di una realtà unica in Italia: «Quando abbiamo cominciato – racconta sempre Tommasi – eravamo convinti che ufficializzando il progetto attraverso la scuola saremmo arrivati lì dove ogni bambino e bambina impara a diventare un uomo e una donna. Siamo passati dalle 6 scuole tra Verona e provincia del 2011 ai 140 plessi del 2025 in tutta la provincia, cominciando dalle elementari e aggiungendo via via tutti i gradi della scuola».
Ma il Progetto Scuola non è solo cresciuto in termini numerici, si è anche evoluto come proposta educativa trasversale, a tal punto da essere premiato dalla Figc (Federazione Italiana Giuoco Calcio) nella stagione 2017/2018 come una delle migliori proposte sportivo-educative sul territorio italiano: «Dal 2014 abbiamo ampliato il progetto sul fronte dell’integrazione – continua Tommasi – collaborando con i servizi sociali del territorio che agiscono da filtro selezionando bambini e bambine che vivono situazioni di disagio sociale ed economico. In questo modo Hellas Verona li accompagna nella loro crescita accogliendoli all’interno della scuola calcio a titolo completamente gratuito. Questo perchè, attraverso lo sport, si creano sempre le condizioni perfette per evitare che questi bimbi possano scivolare verso situazioni potenzialmente pericolose».
L’esempio dei professionisti
Prima c’è la scuola poi diventiamo campioni è il motto del progetto di Hellas Verona, la cui ciliegina sulla torta è l’incontro tra i giocatori e le giocatrici di Serie A e B e gli studenti di tutte le fasce di età che partecipano ogni anno. A raccontarlo è ancora Zaccaria Tommasi: «Portare nelle scuole un giocatore di calcio crea un contatto più intimo rispetto al video di una partita, ecco perché la scelta del team Hellas Verona che visita le singoli classi rappresenta quel qualcosa in più che può fare la differenza».
Come responsabile del settore maschile fino al 2018, e oggi di quello femminile e dell’intero progetto, Tommasi riveste un ruolo importante anche nel legame che si instaura tra calciatori, calciatrici e studenti: «Negli ultimi anni ci siamo resi conto, per esempio, che almeno 4-5 bambine che partecipano al progetto decidono poi di iscriversi alla scuola calcio Hellas Verona. Anche se questo non è il nostro obiettivo, perché mi preme ripetere che il progetto ha il solo scopo di essere educativo, ne siamo ovviamente felici.»
L’edizione 2024/2025 del Progetto Scuola si è chiusa lo scorso 13 aprile durante l’intervallo di Verona-Genoa (un anno fa l’evento conclusivo si svolse durante Verona-Empoli), con l’ormai tradizionale sfilata degli striscioni al Bentegodi dove hanno partecipato oltre 1600 tra studenti e insegnanti provenienti da più di 50 scuole, un concorso che rappresenta l’evento clou del progetto fin dal 2011 e che vede la tifoseria partecipare attivamente con cori e applausi.
Novità di quest’anno è stato il primo torneo calcio a 5 per bambini e bambini che si è svolto lo scorso 15 maggio presso il Centro Sportivo Hellas Verona. A partecipare, 14 squadre maschili e 9 squadre femminili appartenenti alla scuola primaria (4a e 5a elementare). Un’altra maniera per includere e condividere i valori positivi dello sport, divertendosi.
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