Cara Alley, la mia sfida da studente-atleta tra pedana e libri

Martina Giangiulio a destra

***Lettera di Martina Giangliulio, classe 2009, studentessa al secondo anno del liceo delle Scienze umane opzione economico-sociale Erasmo da Rotterdam di Sesto San Giovanni (MI) e atleta del Club Scherma dello stesso paese.

Mi ricordo di quando andavo all’elementari e, verso marzo, le giornate iniziavano ad allungarsi e le nuvole lasciavano il posto a qualche raggio di sole. In quei momenti, mentre il prato si asciugava e l’erba tornava verde, i bimbi pensavano ad una cosa sola: via i cappotti e presi i palloni, finalmente si scendeva giù in cortile dopo tanto tempo. Tra tiri a canestro, schiacciate e goal, gli intervalli passavano in fretta e anche le ore di scuola diventavano più leggere.

Probabilmente è proprio per questo che, da piccola, mi sono avvicinata allo sport così tanto. Tramite un corso pomeridiano extra-curriculare ho conosciuto la scherma, sport che ancora oggi, che frequento la seconda liceo, sto continuando a praticare. Anche nelle giornate più brutte, l’allenamento mi fa tornare il sorriso, permettendomi di mettermi gioco e di lasciarmi i pensieri alle spalle. Durante gli anni, la palestra del Club Scherma Sesto è diventata per me un punto di riferimento e le persone al suo interno mi hanno sempre supportato, nei momenti belli come in quelli brutti. Le lezioni di vita che ho imparato praticando questo sport valgono per me come l’oro e mi tornano utili quotidianamente.

Patto studente-atleta

Andando avanti nel mio percorso scolastico, però, ho iniziato ad incontrare le prime difficoltà: la scuola richiedeva molto impegno e spesso il tempo nei pomeriggi non bastava per fare tutto ciò che avrei voluto. Sebbene fosse la mia parte preferita della giornata, la palestra iniziava a diventare un peso, il carico di studio e le ore di allenamento aumentavano ed io iniziavo a dubitare di essere in grado di organizzare tutto. Fortunatamente, una delle principali qualità che lo sport trasmette è la capacità di non arrendersi ed io non avevo intenzione di lasciar andare la scherma così facilmente.

Come si fa, quindi, concretamente ad organizzare il parallelismo scuola-sport? Innanzitutto, è bene sapere che noi sportivi non siamo abbandonati a noi stessi, infatti lo Stato italiano mette a disposizione dei supporti per coloro per cui lo sport è una parte importante del quotidiano. Il più conosciuto è sicuramente il patto studente-atleta, ovvero una modalità di formazione innovativa, dove lo studente ha diritto ad assenze giustificate e ad interrogazioni programmate.

Per ottenere il patto studente-atleta, è necessario essere riconosciuti dalla propria Federazione, sulla base di criteri di merito che variano a seconda delle diverse discipline. Inoltre, l’impegno di noi ragazzi non passa di certo inosservato, ma è riconosciuto dalle società come l’Istituto per il Credito Sportivo e Culturale, che conferisce onorificenze di Incentivazione allo Studio agli atleti agonisti che hanno ottenuto ottimi risultati in campo scolastico e sportivo.

Le sfide della doppia “carriera”

Come in tutte le cose, però, a volte non si riesce a fare tutto ciò che si vorrebbe. Sia nella scuola che nello sport ci sono dei momenti in cui, nonostante l’impegno, tutto sembra andare storto. Ci si sente come se le cose ci stessero sfuggendo di mano, come se non riuscissimo ad uscire da un circolo vizioso, in cui i ritmi che fino a poco tempo prima riuscivamo a sostenere diventano improvvisamente troppo veloci. È proprio in quei momenti che possiamo vedere chi siamo veramente: la cosa bella riguardo ai periodi negativi è che c’è sempre qualcosa da imparare. Dunque, riempiendo la valigia di vittorie e sconfitte, di lodi e rimproveri, è bene continuare il viaggio. Sta a noi scegliere se rimanere a girare nella rotonda, o imboccare la prima uscita. Nella mia carriera scolastica e schermistica ci sono stati attimi in cui mi sono sentita in cima al mondo ed altri in cui sprofondavo nell’oceano, ma una cosa è certa: non c’è nessun momento che mi sono pentita di aver vissuto.

L’apprendimento nello sport

Lo sport non deve essere considerato come un “ostacolo” allo studio, ma come un’attività che contribuisce all’apprendimento tanto quando la didattica istituzionale. Scuola e sport non sono antagonisti, ma vanno a braccetto, contribuendo alla formazione nei rispettivi ambiti, influenzandosi a vicenda e spronando i ragazzi a raggiungere i propri obbiettivi. Io e tanti altri ragazzi della mia età abbiamo trovato nello sport delle fondamenta solide che ci rendono determinati e volenterosi. Non bisogna infatti dimenticare che lo sport aiuta lo sviluppo di resilienza, empatia e problem solving e contribuisce al miglioramento di autostima, attenzione e autocontrollo.

Essere uno studente-atleta significa destreggiarsi tra i diversi impegni, imparando a programmare le giornate ed a gestire le priorità. Sebbene non sia un percorso facile, consiglio a tutti di intraprenderlo, perché è una strada che sicuramente insegnerà molto di più di quello che ci si aspetta. Non lasciamoci intimidire dalla paura di fallire, ma sfruttiamo al massimo le nostre capacità, dandoci la possibilità di conoscere al meglio noi stessi in un ambiente diverso da quello quotidiano. Vale la pena mettersi in gioco e scoprire di che pasta si è fatti, non è impossibile arrivare alle stelle se si è abbastanza determinati per farlo.

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