
Foto di Nicola Bernardi
Scaffali pieni di libri con copertine colorate sulla sessualità, l’amore e le questioni di genere, ma anche tanta letteratura. Magliette con motti femministi e una lavagnetta che ricorda alcuni degli appuntamenti della settimana, come il gruppo di lettura “Vengo anche io” o la presentazione del saggio “Tette. La rivoluzione femminile presa di petto” di Sarah Thornton. Appeso alla parete, proprio dietro al bancone pieno di volantini, c’è anche un cartoncino giallo con una vignetta, dove campeggia in bella vista il 1522, il numero di soccorso per le vittime di violenze di genere e stalking.
È questo lo scenario che accoglie curiosi e visitatori fissi, quando, dopo aver svoltato in una traversa dell’affollatissima via Paolo Sarpi, a Milano, entrano in “Lato D – Libreria del Desiderio”, non solo un luogo dove si acquistano romanzi o saggi, ma un punto d’incontro per la comunità del quartiere e per tutti coloro che sono interessati a femminismo, affettività, relazioni e tanto altro, come racconta la sua proprietaria Marta Santomauro. Libraia da 15 anni, con questo spazio ha realizzato un sogno che aveva da tempo, quello di creare un luogo di cultura e aggregazione con al centro il corpo. Non è però finita qui: da qualche mese “Lato D” è parte della rete delle librerie rifugio, lanciata dall’editore Settenove nel 2023 per formare libraie e librai nel fornire un supporto competente alle donne che hanno subito violenza.
Formare una rete
La rete delle librerie rifugio comprende 134 realtà distribuite in tutta Italia – tra le quali “Lato D”. Per il 2025 però mira a crescere, con 60 nuovi gestori che hanno chiesto a Settenove di aderire all’iniziativa. Questo successo però non era del tutto inaspettato, quando nel 2023 Settenove ha iniziato a pensare al progetto. «Stavamo ragionando su cosa fare per i nostri dieci anni con la promozione e i gadget. Poi abbiamo scelto una cosa più identitaria, visto che in questi dieci anni abbiamo affrontato il tema della violenza di genere costantemente», ha spiegato ad Alley Oop Monica Martinelli, fondatrice della casa editrice. «Un percorso di formazione poteva essere la cosa ideale».
Si trattava anche di «una restituzione di tutto il lavoro a stretto contatto fatto da Settenove con i centri antiviolenza sui territori, sia per le relazioni umane, sia per i consigli sui temi da trattare» per contrastare le discriminazioni e la violenza simbolica. Inizialmente, l’idea prevedeva tre giorni di incontri in regalo con esperti del settore, in collaborazione con Percorso Donna, a fronte di una richiesta minima di acquisto di volumi editi da Settenove. «Diverse librerie però ci hanno contattato dicendo che faticavano a prendere i libri, ma volevano assolutamente essere parte del circuito, perché per loro era importante – ha raccontato Martinelli – Così, abbiamo deciso di rendere la formazione gratuita e di estenderla sia alle librerie che alle biblioteche».

Foto di Nicola Bernardi
Un presidio
Anche per “Lato D” aderire alla rete delle librerie rifugio è stato naturale. Nata del 2021 come associazione culturale e poi nel 2023 come libreria nel quartiere Paolo Sarpi, il suo intento è stato sin dall’inizio portare «le chiacchierate con le amiche su amore, disgrazie, paure e fantasie»”, o più in generale sui corpi, oltre «noi e le nostre birrette», a un «livello più condiviso e culturale», come ha raccontato Marta Santomauro. Il percorso ideato da Settenove aveva a che fare «con tutto quello che c’è qui» dentro “Lato D” e «con quello che ci ha spinto a crearlo». La fondatrice della libreria milanese ha così seguito la formazione online messa a disposizione dall’editore, «con avvocatesse sulla parte giuridica» e altre testimonianze di esperte e persone delle reti antiviolenza sulle diverse sfaccettature della violenza.
Come aderenti al circuito, «quello che possiamo fare è avere gli strumenti per riconoscere i segnali che una persona che frequenta questo luogo può dare» rispetto a un abuso «e per ascoltarla e indirizzarla al centro antiviolenza più vicino, se arriva una richiesta diretta», ha spiegato nel dettaglio Marta Santomauro. Al momento, a lei non è ancora capitato di dover gestire una segnalazione a “Lato D”, ma chi entra «può vedere il numero e i volantini» distribuiti nell’ambito del progetto «sul bancone, che sono uno strumento informativo importante». Qualche volta alla proprietaria della libreria è capitato di poggiare gli opuscoli – che trattano di violenza economica, violenza domestica e altri temi – su una panchina di fronte alla vetrina di “Lato D”. I passanti li hanno sfogliati, qualcuno lo ha anche preso con sé.
Uno spazio sicuro
L’obiettivo «massimo» del progetto sarebbe rendere «ogni libreria e biblioteca uno spazio sicuro dove chiedere informazioni e fare da cassa di risonanza ai centri antiviolenza, visto che molte donne non sanno dove sono», ha affermato Monica Martinelli di Settenove. A novembre si terrà poi un incontro di scambio tra le varie realtà del circuito, che mirano a essere sempre più unite e a condividere pratiche virtuose. Così la rete, nonostante la difficoltà e i costi per i kit e la formazione – «visto che è tutto autofinanziato» – ha però già avuto qualche vittoria: dal patrocinio del parlamento Europeo, ottenuto lo scorso anno, agli scambi con Percorso Donna e alla partecipazione di altri centri e case rifugio. Tra i successi più emblematici quello di una libreria della rete.
Dare informazioni
«Una donna – vittima di violenza – che era passata davanti alla vetrina di una libreria (della quale non renderemo nota la collocazione e il nome) più volte, vedendo il marchio e il logo del progetto, a un certo punto ha deciso di entrare e di parlare con la libraia, che ci ha chiamati. Prima aveva sempre avuto paura di avvicinarsi», ha raccontato Martinelli. «La proprietaria le ha dato uno spazio dove tranquillizzarsi, visto che era molto agitata e non sapeva cosa fare, e hanno ragionato insieme sul passo successivo».
«Alla fine, la donna ha chiamato il 1522 direttamente dalla libreria». La forza di un luogo dove si acquistano libri o riviste è il fatto che le persone possano «entrare liberamente senza decidere necessariamente cosa fare – ha spiegato Martinelli – Le persone della rete sono capaci di dare informazioni in modo circostanziato, accogliendo la richiesta in modo attivo, ma senza prevaricare la donna – ha aggiunto – Infatti una richiesta di aiuto può essere lasciata correre, se chi risponde lo fa con condiscendenza o inibendo la donna». Oppure può essere ascoltata.
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Se stai subendo stalking, violenza verbale o psicologica, violenza fisica puoi chiamare per avere aiuto o anche solo per chiedere un consiglio il 1522 (il numero è gratuito anche dai cellulari). Se preferisci, puoi chattare con le operatrici direttamente da qui.
Puoi rivolgerti a uno dei numerosi centri antiviolenza sul territorio nazionale, dove potrai trovare ascolto, consigli pratici e una rete di supporto concreto. La lista dei centri aderenti alla rete D.i.Re è qui.
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