ActionAid, la violenza sulle donne è una priorità per il 94% degli italiani

Il 94% degli italiani e delle italiane – senza differenze tra chi si dichiara di destra e chi di sinistra – pensa che la violenza maschile contro le donne sia un tema rilevante. Per il 74% è aumentata negli ultimi anni. Lo rivela “Oltre le parole. Narrazione politica e percezione pubblica sulla violenza maschile contro le donne”, una ricerca di ActionAid in collaborazione con l’Osservatorio di Pavia e B2Research, che ha intervistato con un’indagine demoscopica gli italiani e le italiane per conoscerne le opinioni.

Inoltre, l’indagine ha raccolto e analizzato gli interventi sui social dei rappresentanti politici italiani sul tema. Emerge una fotografia che evidenzia come l’attenzione al tema subisce una vera e propria impennata se legata a fatti specifici (l’omicidio di Giulia Cecchettin) oppure a ricorrenze (giornata nazionale contro la violenza sulle donne). Ma la cosa ancora più preoccupante – dice ActionAid – è che il livello di conoscenza di chi comunica questo fenomeno è scarso se non addirittura insufficiente. «Ancora una volta la violenza è un affare di donne anche all’interno delle istituzioni. La violenza maschile contro le donne è una conseguenza delle disuguaglianze di genere e il suo contrasto deve toccare tutti gli ambiti della politica nazionale. Così non è mai stato», spiega Katia Scannavini, vicesegretaria generale ActionAid Italia. Per adottare norme realmente trasformative, «la classe politica deve diventare competente, indipendentemente dal genere o dal ruolo ricoperto. È quindi necessario formare correttamente coloro che legiferano e governano. Ma non solo, la politica passi dalle parole ai fatti, superando le differenze ideologiche e raggiunga una convergenza per approvare una legge che introduca l’educazione sessuale, affettiva e di genere nelle scuole, in linea con le direttive internazionali».

La comunicazione intermittente della classe politica

Dall’indagine emerge che la comunicazione e l’interesse mostrato della classe politica è quanto mai assente: nell’ultimo anno meno dell’1,5% dei post totali su Facebook e Instagram di Governo, parlamentari, rappresentanti degli enti locali – su 300mila complessivi – si occupa di violenza maschile sulle donne. E quando ne parlano lo fanno con scarsa competenza, senza un legame con l’agenda politica nazionale e solo in occasione di ricorrenze o fatti gravi di cronaca. Scorrendo il report si evidenzia che la politica italiana comunica poco sui social in materia di violenza maschile contro le donne: solo l’1,2% di 169.572 post pubblicati su Facebook e l’1,5% di  117.487 pubblicati su Instagram in 12 mesi (primo agosto 2023 – 31 luglio 2024). Al di là delle ricorrenze, della cronaca e di alcune limitate attività parlamentari o locali, le figure istituzionali presenti su questi social (549 su Facebook e 546 su Instagram) generalmente non pubblicano altri contenuti sulla violenza. Pur non rappresentando un indice assoluto dell’impegno sul tema, questa scarsità di comunicazione sembra riflettere la mancata priorità assegnata alla violenza maschile contro le donne nell’agenda politica.

L’attenzione al tema è stata dunque «intermittente», con picchi significativi durante momenti chiave dei processi legislativi (sette settembre, 26 ottobre e 25 novembre 2023) e in occasioni simboliche come la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (25 novembre) e la Giornata internazionale della donna (8 marzo). Secondo l’associazione, dietro le parole non dette si nasconde una sottovalutazione del fenomeno: ActionAid chiede al Governo e alle istituzioni di incidere sulla cultura responsabile del reiterarsi della violenza maschile contro le donne in Italia con interventi strutturali, adeguatamente finanziati e gestiti da personale qualificato, l’introduzione dell’educazione sessuale affettiva nelle scuole e alla Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, di «accertare il livello di formazione e di attenzione e la capacità di intervento delle autorità e delle pubbliche amministrazioni, centrali e periferiche, competenti a svolgere attività di prevenzione e assistenza», così come stabilito dalla Legge 12 del 6 febbraio 2023.

Chi comunica solo per lo più donne ma con un livello di conoscenza del tema basso

Esiste un ampio divario di genere nella comunicazione politica sui social: due post su tre sono pubblicati da donne (63% dei 1.977 post Facebook e il 64% dei 1.738 pubblicati su Instagram), prevalentemente del Partito Democratico (23% FB, 24% IG), Fratelli d’Italia (23% FB e IG), Movimento 5 Stelle (17% FB, 14% IG), Lega (12% FB e IG). Pubblicano maggiormente esponenti della Camera dei deputati, mentre particolarmente scarsa è la comunicazione politica via social del Governo sul tema. Il livello di approfondimento sul tema è nella maggior parte dei casi nullo o scarso, con post che presentano anche contenuti fuorvianti (confusione sul concetto di prevenzione, sessismo benevolo, proposte non allineate con le norme nazionali. e internazionali). Le donne pubblicano messaggi più chiari e approfonditi e postano in maniera più continuativa. Inoltre l’indagine evidenzia anche come il Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-2023 è citato solo nel 1% dei post, nonostante molti soggetti siano direttamente o indirettamente coinvolti nella sua governance o abbiano la responsabilità di implementarlo.

Le attuali politiche contro la violenza sulle donne giudicate insufficienti

Una parte dell’indagine è dedicata alle opinioni che gli italiani hanno sul sistema antiviolenza nel nostro Paese. La fotografia che emerge non è affatto incoraggiante: la maggioranza delle persone intervistate ritiene che le attuali politiche e leggi non siano sufficienti per contrastare efficacemente la violenza maschile contro le donne. L’80% percepisce le misure esistenti come inadeguate o del tutto insufficienti, segnalando un diffuso senso di insoddisfazione verso l’intervento legislativo e politico. Solo una minoranza, pari al 18%, considera le leggi e le politiche attuali, abbastanza o molto efficaci. Secondo il campione intervistato, le misure prioritarie da mettere in campo sono l’educazione e sensibilizzazione delle persone, a partire dall’età scolare (60%); una maggiore punizione per gli autori di violenza (54%); una maggiore protezione/assistenza per le donne che hanno subito violenza (51%); una maggior sicurezza nelle città (34%). C’è poi l’introduzione della castrazione chimica per gli autori di violenza sessuale (30%) e i corsi di autodifesa per le donne (26%). Chiudono la classifica la formazione per chi è a contatto con le donne vittime di violenza (25%).e i trattamenti riabilitativi per uomini autori di violenza (20%).

Una prevenzione primaria a 360 gradi

Secondo lo studio per prevenire la violenza maschile contro le donne è necessario adottare una strategia diversificata di prevenzione a medio e lungo termine per contrastare la diffusa cultura patriarcale e maschilista del Paese. L’educazione nelle scuole da sola non basta. Questo è messo in evidenza anche dalle risposte del campione di popolazione italiana intervistata e da alcuni – seppur pochi – messaggi pubblicati dalla classe politica su Instagram e Facebook. È quindi fondamentale, sostiene ActionAid, che nella stesura del nuovo piano antiviolenza nazionale 2024-2026, si riparta dal precedente, attuando tutte le attività previste per la prevenzione nei luoghi di socializzazione e aggregazione, attraverso i media tradizionali e social, nel settore privato. È inoltre necessario aggiungere nuovi interventi che includano ulteriori soggetti, in termini di destinatari e di attuatori degli interventi, e amplino le forme di violenza da prevenire. La politica ha il dovere di usare il concetto di prevenzione con maggiore competenza, evitando di diffondere messaggi che non rispecchiano le proposte avanzate o le norme approvate.

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Se stai subendo stalking, violenza verbale o psicologica, violenza fisica puoi chiamare per avere aiuto o anche solo per chiedere un consiglio il 1522 (il numero è gratuito anche dai cellulari). Se preferisci, puoi chattare con le operatrici direttamente da qui.

Puoi rivolgerti a uno dei numerosi centri antiviolenza sul territorio nazionale, dove potrai trovare ascolto, consigli pratici e una rete di supporto concreto. La lista dei centri aderenti alla rete D.i.Re è qui.

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