Il governo inglese sta valutando la possibilità di trattare la misoginia come un estremismo. Per farlo, partirà dallo studio della situazione attuale e delle misure necessarie per la gestione estesa delle radicalizzazioni.
Risale a metà agosto l’annuncio da parte di Yvette Cooper, segretaria per gli affari interni dell’esecutivo di Starmer, del progetto di revisione della strategia nazionale contro gli estremismi. Il primo passo sarà un’indagine approfondita su tutto lo spettro delle ideologie. In particolare si guarderà, da una parte, alla crescita dei fondamentalismi islamici e del radicalismo di estrema destra e, dall’altra, ai “buchi” del sistema attuale. Vuoti questi che starebbero lasciando, tra l’altro, ampio spazio alla proliferazione di attività di promozione online e offline della violenza.
Oltre a investigare le cause e i comportamenti che caratterizzano la radicalizzazione dei giovani, attenzione apposita riceverà anche il tema della misoginia radicale. «Per troppo tempo – commentava Cooper – i governi hanno fallito nell’affrontare l’aumento degli estremismi, sia online che nelle nostre strade». Questa iniziativa aiuterà, secondo l’Ufficio dell’interno inglese, «a rispondere a crescenti e mutevoli modelli di estremismo». E, sempre secondo Cooper, a «mapparne e monitorarne l’andamento, per capire cosa funziona nell’allontanare (le persone) dalle visioni radicali e identificare i vuoti nelle politiche esistenti».
Radicalizzazione ideologica e violenza
Da qualche anno il Regno Unito conosce un aumento significativo dei casi di radicalizzazione di matrice religiosa e estremismi di destra. Inoltre, da un decennio polizia e consulenti interpellati dai precedenti governi segnalano la necessità di affrontare la crescita dell’odio radicalizzato e delle conseguenze della facile accessibilità a materiali online pericolosi. Come confermava in un’intervista con il quotidiano inglese The Guardian, Dame Sara Khan, advisor indipendente di Rishi Sunak fino a maggio e precedentemente commissario al contro terrorismo di Theresa May, le prove erano evidenti da tempo. «Tutti i miei report hanno dimostrato, per prima cosa, che gli estremismi e le minacce alla coesione stanno peggiorando. In secondo luogo, che il nostro Paese è tristemente impreparato. C’è una falla nella nostra legislazione che sta permettendo a questi estremisti di operare impunemente».
La realtà sembra chiara: diventa necessario oggi aggiornare la “Counter Extremism Strategy”. Anche considerando che nella sua versione attuale, la strategia risale al 2015. Non era stata aggiornata nemmeno, per esempio, a seguito della sparatoria di massa di Plymouth del 2021, quando un 22enne legato alla cultura “Incel” (Involutary celibate) uccise cinque persone, a partire dalla madre, prima di suicidarsi.
Gli effetti e i pericoli del radicalismo di qualsiasi matrice, la percezione di allarme generale e la poca preparazione ad affrontare la situazione vengono spesso alimentati dal proliferare rapidissimo di disinformazione, quando non proprio fake news. E sono tornati evidenti ancora una volta qualche settimana fa a seguito degli accoltellamenti – e la conseguente morte di tre bambine – in un parco di Southport. Le rivolte che sono seguite sarebbero state incediate proproi da false affermazioni rilanciate online da gruppi di estrema destra e da certa retorica anti-islamica violenta.
Violenza di genere
L’iniziativa di Yvette Cooper includendo la misoginia come forma di estremismo, interesserà quindi direttamente anche il tema della violenza sulle donne e le bambine. Un fenomeno preoccupante anche nel Regno Unito. E contro cui recentemente hanno rilanciato l’allarme i vertici della polizia, definendolo «un’epidemia crescente». Sulla base dei numeri registrati tra il 2022 e marzo 2023, ogni anno sarebbero due milioni le donne vittime di una violenza perpetrata da un uomo. Un omicidio su sei, inotre, è legato ad abusi casalinghi. Gli episodi di stalking, aggressioni, molestie sessuali e brutalità domestiche, poi, colpiscono una donna su 12, per una crescita del 37% negli ultimi cinque anni dei reati segnalati.
La polizia ritiene che un adulto ogni venti sarebbe autore di violenza contro donne e bambine (2,3 milioni di colpevoli). Ma si tratterebbe di «stime caute. Sappiamo che molti dei crimini non vengono denunciati e che, nelle attività di sorveglianza, vediamo solitamente solo la punta dell’iceberg». Se sono quasi 900mila le denunce di abusi domestici in un anno fino a marzo 2023, supererebbero i 2 milioni e 100mila i casi effettivi. E delle 195mila aggressioni sessuali registrate, il totale in realtà sarebbe oltre il milione.
L’iniziativa promossa dalla segretaria per gli affari interni rientra nella promessa del premier Starmer di dimezzare la violenza di genere entro un decennio. Obbiettivo a cui arrivare passando anche attraverso gruppi specializzati nelle forze di polizia e specialisti di abuso domestico tra gli operatori che rispondono alle chiamate di emergenza.
«La violenza (di genere) – sostiene Maggie Blyth, capo delle forze di polizia specializzate in abusi contro donne e bambine – è un’emergenza nazionale. Abbiamo bisogno di supporto e orientamento del governo per intervenire e indirizzare i problemi attuali del sistema della giustizia criminale». E che si faccia strada un approccio di sistema. «Dobbiamo procedere come società e non accettare più la (convinzione) che la violenza contro le donne e le bambine è inevitabile».
Misoginia come estremismo
Nei piani di contrasto a radicalizzazione e violenza di genere, attenzione particolare è riservata al legame tra giovani, facilità di accesso a materiale estremista e, parzialmente a conseguenza di questo, ruolo delle compagnie del tech.
La stessa Blyth confermava la consapevolezza che parte del problema sta proprio nella fruibilità di esempi pericolosi online. Alla stregua dei messaggi razzisti, omofobi e misogini di personaggi come Andrew Tate – ex-kick-boxer diventato seguitissimo influencer, attualmente ai domiciliari in Romania accusato di molestie sessuali e abusi su minorenni e tra quelli che per primi avevano diffuso notizie false sull’attacco a Southport. Proprio la misoginia a cui i ragazzi vengono facilmente esposti (e istigati), sarebbe alla base di molti crimini violenti da loro perpetrati. Per quanto non esclusivamente legato a questo aspetto, alcuni dati indicano che, tra colpevoli di abusi domestici, la fascia d’età con la crescita più rapida è proprio quella tra i 16 e i 19enni. I più esposti ai contenuti digitali più estremi.
Non è ancora chiaro come effettivamente verranno identificati o quale sia la linea di demarcazione che autorizzi a intervenire sugli specifici casi. E nonostante sia innegabile l’importanza del passaggio verso il riconoscimento della pericolosità del fenomeno, non si può nascondere l’esistenza di potenziali freni all’efficacia dell’applicazione della nuova strategia. Sostiene l’organizzazione Women’s Aid – come riportato da The Guardian – , che la proposta del Governo, infatti, non è priva di rischi. A partire dal fatto che, sostengono, potrebbe finire infatti «sommersa nell’agenda altamente politicizzata della lotta all’estremismo».
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