“Cento giorni che non torno”, un viaggio nella pazzia e nella libertà

Due storie che si intrecciano, quelle di Rosa e di Franco. Rosa è una ragazza poco più che adolescente negli anni ’40, con i sogni e i desideri che si hanno in quell’età, ma che vede la sua vita segnata da un incidente, dopo il qualche si ritroverà a combattere con le crisi epilettiche e il disagio mentale. Franco, suo coetaneo, è Franco Basaglia, lo psichiatra che ha rivoluzionato la psichiatria, il primo a vedere le persone oltre la malattia e a combattere per la loro dignità.

L’appassionante e rigoroso libro di Valentina Furlanetto parte da qui, ma è anche molto di più. «La risposta alla follia, alla diversità, all’imponderabile è sempre stata chiudere, dividere, legare», dice l’autrice in una delle prime pagine del suo racconto, che conduce alla scoperta delle nostre paure quando ci avviciniamo al diverso, degli stereotipi e pregiudizi che, abbattute le porte dei manicomi, restano però intatte ancora oggi nella nostra società.

Quanto era facile essere “pazza”

Pagina dopo pagina, Rosa e la sua vita, quella della sua famiglia, prendono forma: Furlanetto si racconta in prima persona, nella delicata e intima ricerca per ricostruire la storia di Rosa, tra i racconti di chi è rimasto, di chi la ricorda, e dalle tracce che si dipanano consultando le cartelle cliniche dell’ex ospedale psichiatrico Sant’Artemio di Treviso.

Da lì emergono, oltre a quella di Rosa, le storie e le vite di chi in quelle stanze è passato, ha vissuto, è stato rinchiuso, ha sofferto. E tante, sono le storie delle donne: «Ci si rende conto – scrive Furlanetto – che le donne potevano essere internate per sintomi pishciatrici ma anche per motivi che avevano a che fare con la sfera della morale». Ed ecco che tra le motivazioni dei ricoveri appaiono «non aiuta nelle faccende domestiche», oppure «insabiltà di carattere», «erotomania», o ancora «discinta», «traditrice», «si rifiuta di dormire con il marito». Non corrispondere alle aspettative della società, della famiglia e del marito finivano per essere motivi sufficienti per essere internate.

L’archivio e le cartelle cliniche restituiscono storie di povertà, di sopraffazione, di disagio, delle molte pazienti internate per alcolismo, di donne con problemi familiari, maltrattrate o di cui la famiglia vuole – semplicemente – sbarazzarsi. Magari perché volevano autonomia, volevano decidere per sé. Tanto bastava.

Chi è matto e chi è sano?

La storia di Rosa si intreccia a doppio filo con quella rivoluzionaria, sociale e politica di Franco Basaglia e di sua moglie Francesca Ongaro, che insieme hanno creato quel vasto movimento che porterà, con la legge 180 del 1978 alla chiusura dei manicomi. Nel libro, Furlanetto documenta e narra la vita umana e il ruolo sociale di Basaglia e Ongaro, le idee totalmente innovative che permisero di rimettere al centro l’essere umano, di terminare quella atroce e inumana esperienza che erano i manicomi e stravolgere da lì in poi tutto l’approccio futuro alla malattia mentale.

L’autrice guida il lettore nella comprensione profonda di ciò che ha significato – e significa tuttora – il cambiamento di paradigma messo che Basaglia e Ongaro hanno reso possibile, guidando il lettore fino alla domanda centrale, fondamentale: chi è pazzo e chi è sano? Chi definisce la linea di confine? Chi decide quali sono i parametri?

Le sfide che abbiamo di fronte

A distanza di cent’anni dalla nascita di Basaglia, questa domanda ha ancora ragion d’essere e – come troppo spesso siamo costretti a ripetere o – la sua lezione non può essere dimenticata. «Il 7 maggio 2022 – inizia così il prologo dell’importante libro di Furlanetto – un sabato con qualche nuvola, Lorenzo, 37 anni, paziente psichiatrico, viene trovato morto, legato al letto, all’ospedale di Monterotondo, AslRoma5». Come lui, il fruttivendolo Giuseppe Casu, come lui il maestro elementare Francesco Mastrogiovanni.

«Poteva essere il figlio o il fratello di ciascuno di noi, potevamo essere noi». È questo il messaggio potente del libro, è qui che ci conduce, pian piano, grazie al racconto personale e all’inchiesta, alla narrazione familiare e alla cronaca storica. Perchè, ancora oggi, troppi pregiudizi, troppe barriere, troppi stereotipi non ci permettono di considerare il disagio psichico quel che è: parte delle vite di molti, una parte ingombrante – certo – ma una parte. Al centro, restano le persone.

***

Titolo: “Cento giorni che non torno. Storie di pazzia, di ribellione e di libertà”
Autrice: Valentina Furlanetto
Editore: Laterza
Prezzo: 20 euro

***

La newsletter di Alley Oop

Ogni venerdì mattina Alley Oop arriva nella tua casella mail con le novità, le storie e le notizie della settimana. Per iscrivervi cliccate qui.

Per scrivere alla redazione di Alley Oop l’indirizzo mail è alleyoop@ilsole24ore.com