La storia delle donne, oltre la cortina di fumo: storiche riunite a Palermo

di Raffaella Sarti
Università di Urbino Carlo Bo, presidente della Società italiana delle storiche

“Storia delle donne? Le donne hanno una storia?”: queste le sarcastiche domande poste alla storica Rhoda Gilman da un collega nel 1975. Vari storici pensavano, allora, che non fosse possibile studiare la storia delle donne perché le donne – a parte poche eccezioni – semplicemente non avevano una storia: le loro vite si dipanavano in una quotidianità in cui non c’era nulla da ricordare. Sono passati cinquant’anni, e il tenace lavoro di molte storiche e vari storici ha restituito le vicende dimenticate delle donne, che di tracce nelle fonti ne hanno lasciate moltissime. E ha mostrato l’enorme varietà delle loro vite.

Riportare le donne – metà dell’umanità – sulla scena della storia implica riscrivere la storia, scritta tendendo conto quasi solo degli uomini, soprattutto quelli bianchi del mondo occidentale. È un cantiere immenso, dove lavorano migliaia di studiose e studiosi che sempre più hanno sentito l’esigenza di indagare come le società costruiscono i ruoli di donne e uomini, come il femminile e il maschile strutturino le relazioni di potere, come le gerarchie di genere si intersezionino con classe sociale, colore della pelle e altre variabili, come vivesse in passato chi aveva relazioni omosessuali, chi non si riconosceva nel genere attribuito alla nascita o chi aveva un corpo intersessuale.

Per discutere di storia di genere, circa 260 studiose e studiosi si troveranno a Palermo, dal 20 al 22 giugno, al IX Congresso della Società italiana delle storiche (Sis), Genere e storia oltre i confini”. Organizzato insieme all’Università palermitana, il Congresso – aperto da Hoda Elsadda (Cairo University) – prevede 56 sessioni, 2 tavole rotonde e vari contributi individuali. Tutto davvero oltre i confini: studiose e studiosi di diverse discipline, da tutto il mondo, tratteranno una varietà sconfinata di temi, su un arco cronologico che va dall’antichità al presente, nei più diversi contesti geo-politici: diritti riproduttivi, studi lgbtqi+, storia queer, relazioni tra donne e uomini di diversa classe sociale, virilità, ruolo paterno, eteropatriarcato, violenza di genere, uxoricidio, suicidio, vedovanza, vulnerabilità, autorità femminile, attivismo politico, reti di solidarietà internazionali, femminismo, comunismo, cittadinanza, nation-building, potere, colonialità, orientalismo, violenza politica, politiche di genere, salute pubblica, spazi pubblici, monumenti, cultura visiva, pornografia, fotografia, linguaggio, scritture femminili, memoria, archivi, ambiente digitale, cultura materiale, patrimoni, spazi femminili, lavoro (da quello in miniera alla tipografia), commercio, mercato creditizio, magia, religiosità. E molto altro.

Il Congresso, il cui comitato scientifico è coordinato da Ida Fazio (Università di Palermo) e Simona Feci (Università di Napoli L’Orientale), è una delle tante attività della Sis, nata nel 1989 per valorizzare il lavoro delle storiche e rinnovare la ricerca, contribuendo a modificare una modalità di formazione e trasmissione del sapere funzionale al mantenimento della disuguaglianza di genere. È, quest’ultimo, un tema molto attuale (si pensi all’Afghanistan): non a caso, la tavola rotonda finale, coordinata da Beatrice Pasciuta, prorettrice all’inclusione, alle pari opportunità e alle politiche di genere di UniPa, è dedicata a “L’accesso all’istruzione e alla cultura delle bambine, delle ragazze e delle donne”.

La Sis organizza anche seminari, convegni, una Scuola estiva; pubblica la rivista “Genesis”, le collane “Storia delle donne e di genere” (Viella) e “Storie nella Storia” (Settenove), rivolta all’infanzia. La Società, oltre che a ricerca e didattica universitarie, dedica infatti attenzione alla scuola e alla formazione insegnanti. Lo fa anche a Palermo: il congresso è preceduto, il 19 giugno, dalla tavola rotonda “Educare alla sessualità e all’affettività nella scuola italiana dagli anni Settanta a oggi”, coordinata da Elisabetta Serafini (direttivo Sis). Convinta che conoscere le radici storiche della violenza di genere sia cruciale per elaborare politiche di prevenzione, la Sis ha messo le proprie conoscenze a disposizione anche della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio: il congresso è una tessera di un ampio mosaico di impegno.

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