Quando diventare maggiorenni diventa un problema

Se per la maggior parte dei ragazzi e delle ragazze compiere 18 anni è un traguardo atteso con impazienza, un passo importante verso l’età adulta che conferisce un senso di libertà e responsabilità, per i giovani accolti dalle comunità per minori si traduce in ansia e preoccupazione. Don Francesco Preite, presidente di Salesiani per il sociale, associazione che da 30 anni è accanto a bambini e giovani in condizione di fragilità, lo sa bene e, raggiunto telefonicamente da Alley Oop, fa luce sulla situazione: «Non lasciare solo un ragazzo che, compiuti i 18 anni, si trova senza tutele vuol dire stargli vicino e accompagnarlo anche in questa delicata fase della vita. Molti di loro vengono da lontano, sono sbarcati sulle nostre coste da soli, con la speranza di un futuro senza guerra e senza violenza. Altri, sono arrivati nelle nostre strutture perché privi di una famiglia che potesse prendersi cura di loro o perché sottoposti a procedimenti penali».

Fondamentale, dunque, è rafforzare i servizi di supporto per i neomaggiorenni «che si ritrovano soli e senza le tutele garantite fino a un giorno prima. Non sono ancora adulti, ma sono già chiamati a cavarsela da soli». I ragazzi e le ragazze che al raggiungimento della maggior età escono dai sistemi di tutela per minori rischiano di sentirsi abbandonati, sopraffatti da una nuova realtà in cui sono chiamati a essere totalmente autonomi.

Italia, un contesto difficile per i giovani adulti

Difficoltà che si aggiunge alla difficile situazione che i giovani stanno vivendo. Secondo il rapporto Istat sul Benessere equo e sostenibile, negli ultimi anni i giovani tra i 14 e i 24 anni hanno visto peggiorare il 43% degli indicatori considerati dall’indagine, in cui rientrano anche la salute, l’istruzione, la sicurezza e il lavoro. Gli indicatori del benessere dei giovani, in Italia sono ai livelli più bassi in Europa e, sempre secondo l’Istat, nel 2022 quasi un ragazzo su due tra i 18 e i 34 anni ha almeno un segnale di deprivazione. Parliamo di 4 milioni e 870 mila persone.

Le dimensioni più difficili per questi ragazzi sono quelle dell’istruzione e del lavoro. Proprio l’occupazione è un punto fondamentale per il benessere dei giovani: essere autonomi significa avere un lavoro, un concetto non scontato in un Paese in cui la disoccupazione giovanile è al 20,1%. Inoltre, circa 1,7 milioni di giovani, quasi un quinto di chi ha tra i 15 e i 29 anni, rientra nella categoria Neet, ovvero coloro che non studiano, non lavorano e non sono inseriti in percorsi di formazione. La quota di Neet in Italia, seppur in calo, resta sopra la media dell’Unione Europea di oltre sette punti percentuali ed è più bassa solo a quella della Romania.

L’operato di Salesiani per il sociale

In un contesto così complicato per i giovani adulti, Salesiani per il sociale accompagna i neomaggiorenni accolti nelle comunità alloggio e giovani che provengono da situazioni di disagio e fragilità, in percorsi di inserimento lavorativo e professionale, che ogni anno supportano migliaia di ragazzi e ragazze, molti dei quali realizzati nelle periferie più fragili. «Ecco che il lavoro che facciamo in rete, con tutti i nostri soci sul territorio, offre a questi ragazzi un futuro: dalla formazione professionale alla scuola, dalla casa agli spazi aggregativi per praticare lo sport o essere seguiti nello studio», spiega Don Francesco Preite.

Salesiani per il sociale, infatti, dà loro un’opportunità attraverso diversi progetti: a Bari, per esempio, ha ideato un’Accademia della ristorazione, a Palermo offre corsi professionalizzanti in ambito refrigerazione e condizionatori e per saldatore elettrico, a Vallecrosia, in provincia di Imperia, promuove laboratori artigianali. Non solo formazione, ma anche un posto dove stare. Salesiani per il sociale ha creato delle case per accogliere quei giovani che provengono da situazioni d’indigenza e di disagio sociale e che una volta compiuti i 18 anni non possono più rimanere nelle case famiglia, pur non essendo ancora in grado di affrontare la vita da soli. L’associazione fornisce loro anche formazione e sostegno nell’attività di tirocini professionalizzanti che li aiutino ad entrare nel mondo del lavoro. «La nostra rete – conclude Don Francesco Preite – altro non è che una comunità solidale che vuole offrire, concretamente, attraverso i nostri educatori, opere sociali di qualità dove crescere, sentirsi accolti e, soprattutto, poter realizzare i propri sogni».

La raccolta fondi

Per poter continuare nella propria missione di offrire supporto e accoglienza a bambini e ragazzi soli o in condizione di fragilità, Salesiani per il sociale ha lanciato una campagna di raccolta fondi con numerazione solidale: fino al 30 marzo è possibile contribuire, donando con un sms o una chiamata da rete fissa al 45598. Attraverso i fondi raccolti, saranno potenziate e migliorate le attività di alcune realtà salesiane in quartieri difficili come a Palermo, Napoli, Roma e Genova e il supporto a minori stranieri non accompagnati.

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