Tutto è partito da un cielo africano. Marco Gervasi, 27 anni, messinese, è stato parte della Delegazione italiana giovani del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica a COP28, la Conferenza mondiale per il clima di Dubai che si è chiusa con uno storico accordo. Lì ha portato le istanze dei giovani, facendosi portavoce dell’urgenza di agire per un pianeta più sostenibile e comunità più eque. Il bilancio? «Qualche luce e – ammette – ancora troppe ombre».
«“Leave no one behind” è il pilastro su cui si erge l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite con i suoi obiettivi di sviluppo sostenibile. Ma “non lasciare nessuno indietro” significa, primariamente, dare spazio a chi non ce l’ha. E i giovani – denuncia Gervasi – per troppo tempo, non hanno avuto spazio né voce».
Le richieste dei giovani
Sulla partita della sostenibilità, però, vogliono giocare da titolari e alla Conferenza mondiale per il clima hanno chiesto, essenzialmente, due cose: «Equità intergenerazionale e di genere ai tavoli negoziali, ancora troppo poco rappresentativi delle diversità e accountability, ovvero trasparenza e rendicontazione delle azioni intraprese dagli Stati, per far sì che agli impegni seguano i fatti».
Il cammino per una reale rappresentanza è ancora lungo ma, secondo il giovane esperto di transizione energetica, assolutamente possibile. «Youth4Climate, l’iniziativa globale guidata dall’Italia e dal Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite, è stata un primo passo, ma bisogna fare di più per dare ai giovani la possibilità di avere parte attiva ai negoziati. Peraltro – fa notare –, le nuove generazioni hanno studiato le tematiche legate alla sostenibilità in maniera olistica e integrare queste competenze nei tavoli negoziali potrebbe essere determinante».
Le green skills che mancano
Quello delle competenze è un tema chiave: secondo il Global Green Skills Report 2023 di LinkedIN, nell’ultimo anno, le offerte di lavoro che richiedono almeno una competenza verde sono cresciute in media del 15,2%, ma solo un lavoratore su otto è formato in questo campo. Il problema, secondo Gervasi, è a monte: «Serve un’alfabetizzazione a tutti i livelli. La maggior parte delle persone non sa quali siano le skills necessarie e cosa siano davvero i green jobs. Ad esempio, spesso si pensa che solo un ingegnere possa occuparsi di transizione energetica, ma non è così».
Per questo, circa due anni fa con alcuni colleghi ha fondato il Green Jobs Tree: una piattaforma digitale che classifica 150 lavori nel campo della transizione ecologica e 130 nella transizione energetica. Il progetto è stato implementato nella sezione “energy transition” con una task force di colleghi e colleghe dello European Youth Eneregy Network e con il supporto dell’iniziativa youth4climate dell’Agenzia Internazionale delle Energie Rinnovabili (IRENA).
Obiettivo: spiegare quali competenze acquisire per diventare dei “green workers”, dei lavoratori della sostenibilità. Per non disperdere skills preziosissime per il futuro «e – assicura Gervasi – per far sì che sempre più persone possano lavorare generando un impatto, proprio come accaduto a me».
Dalla Sicilia all’Arica
Il suo incontro con la sostenibilità è nato da lontano e ha cucito insieme orizzonti diversi. «La tutela ambientale è sempre stata la mia passione: da ragazzo ripulivo la spiaggia della mia città dai rifiuti e ai tempi del liceo mi occupavo della raccolta differenziata dell’istituto. Ricordo bene chi all’epoca mi rideva in faccia!»
Eppure, non si è fermato: per la tesi, ha incontrato una start-up britannica che si occupava di transizione energetica nell’Africa Subsahariana. Un progetto che l’ha portato a viaggiare dalla Mauritania al Benin, dall’Uganda alla Sierra Leone: «La prima volta che abbiamo illuminato un villaggio della Mauritania l’emozione è stata fortissima. Quella notte, sotto una volta stellata, ho capito che nella vita avrei voluto lavorare per avere un impatto».
Da lì, è stato un crescendo. L’impegno tra l’Inghilterra e l’Africa per tre anni, un Master of Science a Bologna in Resource economics and sustainable development, l’esperienza in un’importante azienda italiana dell’energia e il consolidamento del percorso di attivismo che l’ha portato a lanciare il Green Jobs Tree e a diventare coordinatore della COP28 Task Force per la European Youth Energy Network, la prima federazione di organizzazioni giovanili che si occupano di transizione energetica.
«Molti giovani hanno difficoltà a trovare il loro ruolo nella sfida della sostenibilità. Coinvolgerli, promuovendo una collaborazione fattiva tra generazioni diverse, può essere vincente per tutti. Il mio percorso è solo all’inizio, ma – conclude Gervasi – sono convinto che possiamo dare forma a un mondo migliore, un lavoro verde alla volta».
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