Progress in gender equality in the EU is the best it’s ever been.
Per la prima volta dal 2013 la media europea, su base 100, supera quota 70 in tema di parità di genere. Lo afferma l’annuale Gender Equality Index pubblicato martedì 24 ottobre dall’Eige, l’istituto europeo per la parità di genere. Secondo i risultati presentati, il livello nella Ue per quest’anno è mediamente salito di 1,6 punti rispetto al 2022 arrivando a 70.2 (dove 100 rappresenta la parità totale tra uomini e donne) in aumento praticamente in tutti i sei ambiti considerati (lavoro, soldi, conoscenza, tempo, potere e salute). Un’ulteriore notizia positiva riguarda la crescita generale registrata: l’incremento 2023 è il più alto mai registrato a partire dalla prima edizione dell’indice, dieci anni fa.
La maggiore parità nella salute
Scendendo nel dettaglio, il settore in cui l’Unione in generale è più vicina a raggiungere la parità è quello della salute, nonostante sia l’unico ambito in cui si registra un calo, seppure minimo (-0.2). Qui la media comunitaria è di 88,5 punti, ottenuto grazie anche al migliore risultato tra tutti, registrato nel suo sotto-dominio dell’accesso ai servizi (97.3 punti).
A livello europeo, rispetto al 2020, l’area di quelle considerate dall’indice con l’incremento più alto è quella relativa al tempo (+3.6 punti totali) e che arriva a toccare 68,5 punti. In questo settore l’aumento è stato guidato dai risultati nel sotto dominio “attività di cura” (+9,6 punti), oggi a 78,7 punti. Segnala però l’indice che “tuttavia questo incremento è primariamente dovuto alla minore attività coinvolgimento delle donne nelle attività di cura non pagate e ai lavori domestici in generale, più che alla maggiore partecipazione degli uomini in tali attività”.
Tendenze in rialzo certo e in ogni settore, ma, non tralasciano di sottolineare da EIGE, a livello nazionale la situazione è molto più sfumata e c’è ancora strada da fare in tanti ambiti e in molte aree.
“The picture is nuanced… and gains are fragile”
L’incremento registrato nel corso degli ultimi mesi risulta, comunque, ancora moderato e non omogeneo.
Da una parte l’aumento massimo è registrato, dicevamo, nel settore “tempo”, seguito dalla voce “lavoro” (+2.1 punti). Dall’altra l’ambito “potere” resta quello con le maggior diseguaglianze. Nel 2023 l’UE raggiunge mediamente i 59,1 punti – nonostante sia questa area che dal 2010 ha conosciuto il salto in avanti più significativo (+17,2 punti). Proprio il tema “potere” aiuta a gettare una migliore luce sulle differenze esistenti tra gli stati membri. Se infatti si registra un miglioramento generale, in questo ambito in particolare ben otto Paesi registrano battute d’arresto rispetto allo scorso anno sul percorso verso la parità.
Una situazione simile si presenta anche nell’ambito “soldi”: sebbene con 82,6 punti questo dominio anche quest’anno risulti il secondo miglior risultato, dopo anni di stallo il cammino verso l’equilibrio uomo-donna ha fatto qui registrare segni di regressione.
Differenze specifiche a parte, la tendenza generale resta orientata (leggermente) verso l’alto per tutti i settori. Ma appare ancora lenta. In generale, comunque questo significa che anche quei Paesi con livelli inferiori di parità di genere stanno facendo progressi verso i livelli registrati negli stati più virtuosi e sembrano puntare a colmare parte delle differenze – almeno nel periodo 2010-2021.
Paesi e risultati
A fronte del quadro raccontato dai risultati, Eige individua quattro categorie in cui ricadono i diversi Paesi in base ai traguardi raggiunti, il percorso intrapreso più di recente e, in certo modo, per il potenziale di miglioramento o il necessario cambio di passo sulla strada verso la parità completa.
Catching up: all’interno del Gender Equality Index, Bulgaria, Cipro, Grecia Italia, Lituania, Malta e Portogallo mostrano punteggi più bassi della media UE. Ma questi stati sono anche quelli che stanno facendo i progressi più veloci e riducendo il distacco con il resto dell’Europa.
Flattering: Belgio, Danimarca, Finlandia, Irlanda, Paesi Bassi, Svezia e Slovenia, stati membri già dagli alti livelli di parità, hanno migliorato i loro punteggi ma in modo più lento della media europea.
Outperforming: rispetto la media continentale, Austria, Germania, Spagna, Francia e Lussemburgo performano meglio e allo stesso tempo più rapidamente ampliando, così, il loro distacco con gli altri.
Slower pace: Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Polonia, Romania e Repubblica Slovacca hanno migliorato i loro risultati di parità di genere, ma continuano a registrare risultati inferiori alla media europea. In aggiunta, il progresso verso la parità uomo-donna qui è più lento al punto da portare, in realtà, a registrare maggiori livelli di disparità tra i generi.
L’Italia
Tra gli stati dell’Unione europea, l’Italia si inserisce tra i membri che stanno facendo passi avanti, ma ancora non si distinguono per risultati particolarmente positivi o passi avanti molto importanti – catching up.
Secondo l’indice Eige in tema parità di genere il bel Paese resta sotto la media europea in tutti gli indicatori tranne due: salute e potere. Nel primo ambito, nonostante 89,2 punti, risulta appena sopra la media EU e comunque lontana dai 94,8 punti dell’Irlanda. Per quanto riguarda l’indicatore “potere”, con 62,7 punti supera, seppur di poco, la media europea di 59,1. Anche in questo ambito però resta distaccata dalla cima della classifica occupata al primo posto, non troppo sorprendentemente, dalla Svezia (con 85,1 punti), seguita poi dalle più culturalmente simili Francia (83,8 punti, al secondo posto) e Spagna (terza con 81,1 punti).
Su tutti, il domino in cui il nostro Paese resta più arretrato è quello del lavoro, dove raggiunge 65 punti. Questo è, nello specifico ambito, il risultato più basso tra tutti i Paesi considerati: la media europea qui infatti arriva a 73,8, trascinata dai risultati, ancora una volta, della virtuosa Svezia, al primo posto con 84,8 punti, della Danimarca (82,1 punti), ma anche di Malta, al terzo poso con 80 punti.
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