La squadra nazionale femminile afgana di calcio è stata evacuata da Kabul in agosto e portata in Australia. Le compagne della squadra giovanile, pur avendo ricevuto asilo politico in Portogallo, non hanno avuto la stessa fortuna. Dopo aver tentato la fuga a Doha il team è stato bloccato dai talebani. Sono così iniziati mesi di terrore per le calciatrici e le loro famiglie. Dopo la presa, Kabul non è più una città per donne che vogliono fare sport. Le ragazze e le loro famiglie sono state vittime di minacce e soprusi.
Nel novembre dello scorso anno Khalida Popal, fondatrice della prima nazionale di calcio femminile afgana, aveva raccontato ad Alleyoop la nascita della squadra e la sua storia di rifugiata. Della scorsa settimana la notizia che Khalida Popal ha ricevuto il premio #EqualGame della Uefa per il suo instancabile lavoro nella lotta agli stereotipi di genere e per l’empowerment di ragazze, donne e comunità minoritarie attraverso lo sport. “È un riconoscimento che non solo gratifica me e il mio lavoro ma che sarà d’ispirazione per altre donne che faranno sentire la loro voce per rendere il calcio ancora più bello e inclusivo” ha commentato la calciatrice afghana.
Classe 1987, Popal è cresciuta in pieno regime talebano e sa cosa possono aver provato le giovani atlete in questi mesi. Solo nel 2007 infatti, alla caduta del regime talebano, è riuscita a fondare una vera e propria squadra femminile dopo aver giocato per anni di nascosto. L’atleta ebbe anche il permesso di organizzare tornei femminili ma il movimento fondamentalista continuava a sopravvivere in una parte della città e alla fine Popal è stata costretta a scappare e vivere da rifugiata. Proprio dalla Danimarca, dove è approdata alla fine della sua fuga, la calciatrice è riuscita nella memorabile impresa di regalare una nuova vita alle calciatrici afgane e ha twittato: “Grazie @KimKardashian, le mie ragazze questa mattina si sono svegliate senza la paura di perdere vita“.
Dopo aver aiutato a scappare la prima squadra in Agosto, Popal infatti non si è persa d’animo e ha cercato nuovi aiuti. La prima associazione a rispondere alla sua richiesta è stata la Rokit Foundation, cui poi si sono uniti il ceo dei Leeds Andrea Raddrizzani e la ong ‘Football for Peace’. La star dei reality Kim Kardashian ha partecipato alle spese per il volo per Londra.
Proprio in un tweet del 19 novembre, Kardashian ha voluto condividere la gioia di essere parte di questa task force e ha scritto: “È un privilegio essere parte di questa missione per salvare la squadra giovanile femminile afgana! Tutte le ragazze hanno il diritto di essere quello che vogliono. Sono coraggiose ed è tragico che abbiano dovuto fuggire dal proprio Paese, perché desiderano praticare lo sport che amano’”. Grazie al lavoro di intelligence di questa task force, il 18 novembre 130 giovani calciatrici e le loro famiglie sono atterrate a Londra Stanstead. Le ragazze sono arrivate nella capitale inglese con la prospettiva di un futuro più sereno in seno ai Leeds di Radrizzani.
‘Siamo lieti e sollevati di sapere che la squadra di calcio femminile afgana, l’Afghan Women & Girls Development Football Team, è atterrata sana e salva nel Regno Unito insieme alle proprie famiglie e al loro ex capitano e leader Khalida Popal. Siamo fieri e orgogliosi degli sforzi fatti insieme a numerosi partner per mettere in salvo queste donne e le loro famiglie, e ci teniamo a ringraziare il governo britannico per aver reso possibile il loro trasferimento nel Regno Unito” commenta Andrea raddrizzani CEO Leeds United, aggiungendo: “Il successo di questo intervento è una dimostrazione di quanto il calcio, e lo sport in generale, possano essere fondamentali nella lotta alle discriminazione e alle violenze di genere, anche grazie ad una comunità forte e pronta a collaborare e a mobilitarsi per aiutare gli altri. Grazie al supporto di Leeds United e di Play for Change Charitable Trust abbiamo l’opportunità e la possibilità di attivarci concretamente per donare nuovamente una speranza e un futuro sereno a queste giovani donne. Non vediamo l’ora di scendere in campo con loro e di vederle tornare a giocare!’
Il lavoro da fare non è finito. In mano Khalida Popal ha ancora tre liste. “Ci sono altre calciatrici, pallavoliste e giovani orfane che aspettano sue notizie dall’Afganistan. Prima che vengano obbligate a sposarsi, bisogna trovare un Paese disposto a dar loro asilo. #Help” ha twittato recentemente.
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