Punta a far capire l’importanza della responsabilità. E cerca sempre confronto ed equilibrio. Da 23 anni Ornella Favero è una “voce importante” del mondo delle carceri. Il ponte che unisce il “mondo ristretto” a quello libero. Giornalista, fondatrice e direttrice di Ristretti Orizzonti, oggi è anche responsabile della Conferenza nazionale volontariato e giustizia. Base operativa al carcere “Due Palazzi” di Padova, il suo lavoro da volontaria gira attorno alla mediazione, che non significa buonismo gratuito.
“Dentro ci sono persone che hanno sbagliato e che hanno fatto del male agli altri – dice – quindi devono capire e assumersi certe responsabilità”. Perché, chiarisce con convinzione, “non credo all’idea che esistano i cattivi per sempre che non cambieranno mai”. Regole da rispettare. Questo uno dei punti di forza che dal 1997 caratterizza il suo operato.
“Abbiamo iniziato con un progetto di comunicazione proprio con il carcere ‘Due Palazzi’ – racconta – l’idea è stata da subito quella di fare una informazione il più possibile onesta, con un gruppo di persone detenute che volevano accettare la sfida di raccontare in modo critico pezzi della propria vita, e così è nato il giornale. Poi il sito. In tutto questo cammino ho sempre cercato di fare una comunicazione di qualità”.
Un viaggio comunque non facile giacché “pensare di fare informazione e un giornale con chi le regole non le ha mai rispettate è stata un’impresa difficilissima. Era ed è necessario essere equilibrati, non usare il giornale come uno sfogatoio. Diciamo pure che è stata un’impresa importante”. E’ il ponte con il “mondo di fuori”.
“C’era una persona detenuta che aveva molta voglia di imparare a usare le nuove tecnologie. Quando è andata in semilibertà abbiamo iniziato con la newsletter e costruito una vera e propria rete”. Tra “fuori e dentro” oggi ad animare Ristretti orizzonti c’è una redazione con una trentina di persone cui si aggiungono altri gruppi di detenuti e uno sportello che offre assistenza alle persone recluse. La newsletter, che conta più di diecimila destinatari, così come l’archivio è diventata un punto di riferimento sia per detenuti e familiari ma anche per addetti ai lavori.
“Ci siamo ritagliati uno spazio importante – aggiunge – fuori abbiamo una piccola redazione composta da chi è in misura alternativa, messi alla prova, pubblica utilità e ex detenuti. E 4 ex detenuti lavorano con regolare contratto”. Nel mondo di Ristretti Orizzonti, che vive grazie alle “libere donazioni” e ai progetti sostenuti dagli Enti locali (Comune e Regione), c’è poco spazio per i social. “Viaggiano troppo sull’onda emozionale – conclude Ornella Favero – noi abbiamo bisogno di equilibrio e mediazione”. E concretezza.