La sanità mondiale è retta dalle donne. Secondo i numeri dell’OMS rappresentano il 70% della forza lavoro (il 63,8% in Italia, quasi il doppio dei loro colleghi). Eppure difficilmente arrivano a posizioni di leadership. Le italiane che occupano posizioni di direttore generale sono il 16,7%1.
Davanti a queste evidenze, c’è chi ci sta mettendo faccia per dire che ora è il momento di cambiare. A febbraio, nel contesto dell’iniziativa “Women Leader in HealthCare”, è nato il network Donne Leader in Sanità, il primo passo verso la definizione di un progetto concreto. Un impegno per dare la scossa necessaria a cambiare gli equilibri fin qui conosciuti, in un settore oggi come mai prima sotto attenta osservazione. Il passo successivo è stato mettere nero su bianco il messaggio: sottoscrivendo il Manifesto proposto ci si impegna a promuovere azioni che possano portare al 40% di donne nel top e middle management di organizzazioni pubbliche e private operanti nella sanità.
A ben vedere, considerando le realtà che rientrano in questo settore, non mancano le buone pratiche, situazioni positive ed esempi virtuosi. Ma questo non cambia l’evidenza che anche se esistono best practices consolidate, il divario è ampio, la situazione frastagliata e il traguardo della parità lontano. Lo si è visto anche nell’assenza di voci e profili femminili almeno nelle fasi più convulse dell’emergenza, spesso accompagnata da certo silenzio in merito.
Da inizio 2020 il pubblico italiano è stato abituato a una lunga parata di esperti che sono intervenuti sulla stampa passando dal camice…alla cravatta. Certo è proprio grazie a molti di questi che si riesce un po’ meglio a districarsi tra i processi e le tempistiche della scienza. Ma passata la prima ondata di grande incertezza, si è notata l’assenza di (più) figure femminili in posizioni chiave. Sono state spesso chiamate solo in seconda battuta a dare il loro contributo, in certi casi grazie a specifiche richieste dal basso – esempio su tutti, la questione della scelta della task force guidata da Vittorio Colao.
In un momento in cui in tema di pari opportunità si rischia di tornare indietro di anni, una chiave può essere il forzare la mano. Un po’ come è successo per la legge per le quote di genere nei cda, ancora oggi in Italia una delle più efficaci in materia e modello anche all’estero. Il Network delle Donne Leader in Sanità si assesta allora su terreno, per quanto scivoloso, attento al cambiamento e in un’epoca sicuramente delicata, ma che può offrire l’occasione di dare risposte diverse.
Le promotrici, Patrizia Ravaioli, Guia Lanciani e Marica Orlandi, hanno chiara la via da percorrere insieme: uomini e donne, pubblico e privato. “La sottoscrizione di questo Manifesto da parte di leader, uomini e donne, rappresenta un primo passo verso un impegno concreto nell’istituzione di nuove azioni che promuovano il talento femminile e le pari opportunità di carriera”. Perché, e non è una novità, includere le donne è un beneficio quantificabile anche in percentuali di PIL (la Banca d’Italia ha stimato che aumenterebbe del 7% se in Italia si avessero cifre di occupazione femminile pari a quelle di altri paesi europei). Senza contare quante delle caratteristiche che saranno cruciali in un mondo rivoltato sottosopra sono (chiedo scusa per la generalizzazione) più tipiche di approcci “femminili” – dalla flessibilità e capacità di adattamento al multitasking.
L’ultimo step per ora in calendario è l’11 febbraio 2021, Giornata internazionale delle donne nella Scienza. In quella data, il network vorrebbe consegnare al Presidente Mattarella le firme raccolte. Maggiori informazioni al sito del progetto: www.donneleaderinsanita.it
———————————————
1Dati del rapporto Osservatorio sulle aziende e sul sistema sanitario italiano, OASI 2019.