Allarme famiglie con disabili: subito una legge e fondi sufficienti per i caregiver

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Lavano, fanno da mangiare, accudiscono tutti i giorni i parenti con disabilità gravi e non autosufficienti, e non hanno mai tempo per se stessi, per curarsi se si ammalano, spesso neanche per lavorare. Schiacciati dal peso di un’attività usurante e dal grande impegno emotivo che comporta, hanno un’aspettativa di vita inferiore dai 9 ai 17 anni in meno alla media, secondo uno studio del premio Nobel Elizabeth Blackburn. Stiamo parlando di quelle mamme, papà, moglie, mariti, figli, sorelle o fratelli che sono caregiver famigliari, cioè si occupano di un familiare che per malattia, infermità o disabilità, croniche o degenerative, non è autosufficiente e necessita di un’assistenza totale e continua di lunga durata. A volte non si concedono neanche il lusso di fermarsi con una febbre alta, a volte sono costretti a lasciare il lavoro. 

  Laura Fois è una caregiver, cioè una donna che si prende cura di un familiare, in questo caso il figlio, affetto da grave disabilità. Lo accudisce con immenso amore da 20 anni ma ha anche affrontato, al contempo, immense difficoltà . “A volte – racconta – non hai il tempo neanche di fare le visite mediche necessarie, un giorno avevo 40 di febbre e ho dovuto chiamare il 118 perché non riuscivo ad accudire mio figlio. Per anni – racconta – non ho potuto lavorare, perdendo contributi, stipendio, dignità psicologica”. 

  In Italia, secondo dati Istat, i caregiver in totale sono 8,5 milioni (il 17,4% della popolazione) . La maggior parte sono gli stessi familiari del paziente: in Italia 7,3 milioni (il 14,9%). Le famiglie con i casi di maggiore gravità, secondo dati comunicati dal sottosegretario alla disabilità Vincenzo Zoccano del governo Conte 1, sono oltre 600mila. Le principali caregiver, sempre secondo dati Istat, sono le donne di età compresa tra 45 e 64 anni e che nel 60% dei casi hanno dovuto abbandonare la loro attività lavorativa. Quanto all’attività di assistenza, il 53,4% vi dedica meno di dieci ore a settimana, mentre il 25,1% supera le 20 ore e il 19, 8% svolge attività di assistenza per almeno dieci ore a settimana. Chi vi dedica più tempo ha in genere un livello di istruzione basso. Il dato regionale evidenzia che il numero più alto di caregiver è in Friuli Venezia Giulia (20,2%), quello più basso a Bolzano (11,9%).

  Fino a qualche anno fa la figura dei caregiver non era riconosciuta in Italia. Un notevole passo avanti è stato fatto nel 2017 quando è stata per la prima volta legislativamente riconosciuta questa figura. La legge di bilancio 2018 ha infatti istituito un fondo di 20 milioni di euro l’anno per il triennio 2018-2020, incrementati successivamente a 25. Ora giace in Commissione Lavoro al Senato un testo, il ddl 1461 che prevede delle tutele a favore di queste figure. Secondo Alessandro Chiarini, presidente dell’associazione Confad (Coordinamento nazionale famiglie con disabilità) il ddl “va emendato su vari aspetti” e “va immediatamente incardinato per arrivare a una soluzione all’emergenza dei caregiver familiari”. 

“Il testo presentato ad agosto dello scorso anno, il numero 1461, è – prosegue Chiarini – decisamente inadeguato e lontano anni luce dal fornire riposte serie e concrete per i caregiver familiari. Tale testo giace da mesi in commissione lavoro del Senato in attesa di essere incardinato; a questo proposito, affermiamo che già l’ introduzione del testo evidenzia un certo pressapochismo di fondo, poiché viene nuovamente evidenziato il carattere ‘volontaristico’ e gratuito dell’attività di cura che svolge il caregiver familiare, in sfregio alla realtà di fatto che dimostra chiaramente due cose: il caregiver non ha le caratteristiche di un volontario e attribuire un carattere di gratuità è fuorviante e rischia di declassare ingiustamente questa figura, che evidentemente merita anche un sostegno economico nei frequenti casi in cui il nucleo familiare si trovi a fronteggiare una situazione di povertà in conseguenza dell’ impossibilità di conciliare attività lavorativa e attività di caregiving”. In più “le disposizioni previste in questo testo mettono sullo stesso piano i caregiver familiari a prescindere dall’intensità di cura prestata e della durata del caregiving, e ciò confligge con il più elementare buon senso, per non tacere della previsione inspiegabilmente contenuta in soli tre anni di contributi figurativi”. Per Chiarini è “assolutamente insufficiente l’ aver previsto una copertura con il solo fondo (25 milioni/anno per 3 anni) stanziato con la legge di bilancio 2018, che era stato a suo tempo individuato ai fini di aprire il capitolo di spesa per le tutele di questa categoria storicamente vessata e dimenticata. Poiché i caregiver familiari attendono da troppo tempo una legge che li tuteli, chiediamo che da parte del governo e delle forze che lo sostengono ci si impegni concretamente per correggere profondamente il testo in questione, a partire dall’attribuzione una dotazione finanziaria adeguata e decisamente superiore a quanto previsto. Siamo consapevoli del naturale rispetto dei ruoli fra potere legislativo ed esecutivo, d’ altro canto sappiamo tutti bene che la volontà politica della maggioranza che sostiene il governo è determinante. Quella dei caregiver familiari è un’ emergenza che non può più attendere oltre, e che va affrontata seriamente e non con proposte di legge che suonano come un’ odiosa beffa per questi eroi silenziosi. Tutele previdenziali, sostegno economico, snellimento burocratico, diritto alla salute e al riposo, politiche attive per il lavoro sono i capisaldi di una legge che deve colmare questa colossale ingiustizia cui i caregiver familiari sono vittime da troppo tempo”.

 “L’attività del caregiver familiare – racconta ancora Laura Fois – è estremamente usurante e non ha le caratteristiche di volontariato e di gratuità, dal momento che solo le circostanze della vita lo hanno condotto a fare una scelta d’amore. Allo stesso tempo è una scelta forzata: in altre parole, è una forte assunzione di responsabilità verso la persona con disabilità accudita. L’ assenza di un quadro certo di tutele per i caregiver familiari causa di fatto l’impoverimento della famiglia nonché una serie di problemi di ordine sanitario e psicologico, in spregio ai diritti umani affermati dalla Costituzione Italiana e dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità. È inoltre fondamentale che le risorse necessarie per i caregiver familiari non determinino alcuna riduzione delle risorse per le persone con disabilità: si tratta di due soggetti che hanno diritti, necessità e bisogni distinti, e devono essere affrontati con distinte risorse economiche. Bisogna inoltre mettere a disposizione tutti gli strumenti di controllo affinché vi siano tutele e misure uniformi su tutto il territorio nazionale, combattendo ogni disparità di trattamenti tre le Regioni”.

  • Elena |

    Buongiorno…assisto mio marito affetto da sclerosi multipla…ormai da 18 anni…Sino a 2 anni fa ho sempre lavorato…Ho dovuto abbandonare il mio lavoro…perchè mio marito ha bisogno di assistenza tutto il giorno…La malattia è degenerata in modo grave…avendo contratto il Covid nel 2021 in modo molto grave…È stato in coma 1 mese…tracheotomizzato…è rimasto parecchio fermo allettato senza prendere farmaco per la sua patologia…perchè i medici decisero di sospenderla per non andare in contrato con i farmaci per combattere il Covid…Quindi dopo 6 lunghi mesi…avendo pure rischiato la morte…è riuscito miracolosamente a salvarsi…La sua patologia ovviamente ha avuto un aggravamento non indifferente…In questi 2 anni dopo il mio obbligato licenziamento sono caregiver a tutti gli effetti…Mio marito ha bisogno di essere vestito…lavato e seguito tutto il giorno perchè rischia di cadere…Per andare in pensione dovrò aspettare…Sono caregiver a tutti gli effetti…e non so dove sbattere la testa…per chiedere un aiuto !!!

  • Rita |

    Sono perfettamente d’accordo il carviger non è assolutamente tutelato sotto alcun aspetto
    Anzi nemmeno un altro familiare non può accedere prima alla pensione per dare una mano e un sollievo al carviger stesso, che di ore lavorative ne fa molte di più di un operaio
    Inoltre non esistono sabati,domeniche,ferie per riposarsi

  • Ursula Pareti |

    Assisto mia figlia gravemente disabile 100% da 38 anni ( ha subito diverse operazioni fin dall’ età di 6 mesi per un tumore al cervello ). Non ho potuto lavorare in modo costante per accudirla e per maturare contributi sufficienti per avere una pensione. Volevo avere notizie per sapere come farò a campare quando non avró più nessun introito spero davvero che questo Governo pensi ai caregiver.

  • Mina |

    Salve, assisto mia madre da 10 anni da quando e venuto a macare mio padre anche lui analogamente assistito da me, ultimi anni della sua vita divenuto disabile al 100% per varie patologie. Lei da circa 4 anni è divenuta invalida grave al 100% e da 3 anni con accompagnamento, per demenza senile. Ho dovuto necessariamente prendere un anno di 104 poiché non riesco più a lavorare ed assisterla. Tra 2 mesi compio ho 61 anni e 31 di contributi, se dovessi prendere ancora 1 anno di 104 residuo, posso sperare di andare in pensione anticipata a 62 anni con 32 di contributi, ma quanto prenderò di pensione? Per percepire l’assegno da caregiver cosa bisogna fare? la domanda è occultata, solo a beneficio di chi riesce a sapere quando si può presentare, neanche i patronati lo sanno.

  • BARBARA AGUZZI |

    Buongiorno anche io ho un figlio disabile e autistico al100x100 e ha legge 104 nn lavora percepisce anche una piccola pensione di invalidità civile e vorrei sapere anch’io di più cosa bisogna fare x andare in pensione con cargiver? Potete aiutarmi grazie mille!!!

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