La tribù del calcio siamo tutti noi e Gianfelice Facchetti ci porta in scena un po’ tutti quanti, tifosi e non, nella sua nuova pièce. L’opera dell’autore e attore, figlio di Giacinto, capitano della Grande Inter, è una rilettura del saggio di Desmond Morris “La scimmia nuda. Studio zoologico sull’animale uomo”.
L’uomo coltiva, caccia, conquista trofei; poi, raggiunta la sopravvivenza alimentare, si può dedicare al gioco, dal Colosseo ai campi di calcio, dove si anela ad altri trofei. Come quello conquistato da Ghiggia, quando con il suo Uruguay fece piangere il Brasile, nel 1950, vincendo il Mondiale o quello di Pelé, campione del mondo nel 1970, proprio contro il capitano della tribù del pallone, Giacinto Facchetti.
Gianfelice, nello spettacolo che ha debuttato a Milano il 14 gennaio (Capo teatrale-Studio creativo), intreccia storie di calcio e recita la vita di tutti, mentre i quattro musicisti della “Banda del fuorigioco” disegnano in scena campi e stadi con tromba, trombone, sax e percussioni. Nella tribù si entra in tanti modi diversi, da tante porte. È la fede che ti guida e – sottolinea Gianfelice – «questa fede è la più innocua di tutte, a differenza di quanto è accaduto con certe fedi politiche o religiose».
Il calcio è rito, mito, amore cieco, è un vortice nel quale tutti siamo risucchiati, anche se vediamo solo una partita ogni quadriennio, quando magari l’Italia arriva in finale al Mondiale. In scena arrivano Ghiggia e il Brasile che pianse ai suoi piedi, Pelé con i suoi mille e più gol e l’aura da divinità, e Denis Bergamini, che, sognava Italia 90, ma fu ucciso in circostanze mai chiarite. Perché il calcio – come la vita – è luce e dirupo, è gloria e abisso, è coacervo di contraddizioni irrisolte, è materia perfetta per provare a coinvolgere i più giovani nell’avventura del teatro.
Se Federico Buffa fa il tutto esaurito nei teatri d’Italia con le sue storie di sport, significa che questa è la strada: raccontare lo sport che tutto contiene, democratico ed eterno. Bianco e nero, esaltazione e pena, giovani e anziani. A vincere saranno lo sport e anche il teatro. Parola di Gianfelice Facchetti.