“Oltre mille generazioni vivono in te, ma questa è la tua battaglia”
I tormenti di un eroe, la sua crescita interiore, la formazione della sua identità, la scoperta dei suoi poteri e delel sue potenzialità, la scelta da che parte stare. Come nella migliore tradizione classica Star Wars – L’ascesa di Skywalker ripropone la nascita di un eroe, anzi di un’eroina. La svolta della saga era già avvenuta nel capitolo settimo e con questo nono è arrivata a compimento: chi salva il mondo è la donna.
E la frase dell’inizio? La dice il maestro all’allieva, la dice Luke a Rey nel momento in cui decide di non scegliere scegliendo e facendosi da parte. Come se un’eroina potesse poi davvero scegliere di farsi da parte.
E in questa storia di formazione di Rey Luke diventa quasi un padre, come Leia (non più principessa ma generale) è quasi una madre. E l’abbraccio alla partenza del generale all’allieva è certamente più da madre che non da condottiero che passa il testimone. Come le parole che le dedica, non per guidarla, ma in una sorta di passaggio di saggezza: “Nulla è impossibile” le dice dandole la spada che fu di Luke e che indica la strada del percorso di formazione a una Rey che si presenta come “Solo REy”, come chi non ha radici, non ha storia, non ha un legame forte che le permetta poi di volare.
Allora si torna all’ “Oltre mille generazioni vivono in te, ma questa è la tua battaglia”. quella frase che ogni donna a dentro e affiora solo nella consapevoleza di quanto c’è stato prima di noi e ci ha portato ad essere ciò che siamo, con i nostri diritti e le nostre debolezze, con le conquiste fatte e quelle da fare. Sappiamo di dovere così tanto a quelle mille generazioni che hanno costruito, lottato, creduto in un futuro diverso prima di noi. Eppure la battaglia di oggi è la nostra e solo noi possiamo decidere se combatterla e come.
Diventa importante allora un’altra indicazione del generale Leia a Rey dopo l’abbraccio: “Non avere mai paura di ci sei”. Una banalità? Non tanto e sicuramente non un concetto ce si può dare per acquisito, se basta un monologo di Vanessa Incontrata per far diventare il richiamo “La perfezione non esiste” virale sui social.
Ma Rey ha paura di essere ciò che è perché come in ogni eroe che si rispetti dentro c’è il bene e c’è il male, in un confronto continuo che ci si porta dentro tutta la vita, come fa Batman. Le persone possono, però, scegliere, e anche le eroine.
La virata al femminile non riguarda solo la protagonista. Gli incontri, quelli che contano, sono con donne. Come quello con Zorii Bliss, misteriosa donna guerriera del pianeta di Kijimi. Rey la sfida, la batte e lei le dimostra rispetto: “Non conterà, ma mi sembri un tipo a posto”. “Conta” risponde Rey e le stringe la mano. Perché conta davvero se le donne sanno riconoscersi e rispettarsi.
Un secondo incontro è con un’amazzone, disertrice, ce con Flinn sarà decisiva nella battaglia finale.Anche qui è il rispetto la moneta di scambio del rapporto e il supporto. Riconoscere il leader (la leader) e lavorare perché trionfi in un gioco di squadra che tanto poco è stato associato a figure femminili finora, se non nell’ultimo degli Avengers Endgame, quando nella battaglia contro Thanos c’è le eroine si uniscono per un fine comune.
E gli uomini? Sono i compagni fedeli, gli amici, gli antagonisti o i maestri. Ma sono pur sempre i secondi. Restano sullo sfondo a guardare Rey che diventa keggenda, E sì, qualcosa JJ Abrams avrebbe potuto evitarselo alla fine. Perché la strizzatina d’occhio a Romeo e Giulietta è proprio di troppo.
Si chiude così l’epica saga americana. Anche se ci sono cose che restano in sospeso e se domani ci annunciassero un episodio X, non saremmo sorpresi.