Dall’azienda di famiglia ai libri di design. Conversazione con Chiara Alessi

Chiara Alessi ritratta da Ilaria Defilippo

Chiara Alessi ritratta da Ilaria Defilippo

Questa è una storia tutta italiana, che profuma di design e caffè sin dalla nascita. A raccontarla è Chiara Alessi, classe 1981, saggista e discendente diretta delle famiglie Bialetti e Alessi: il bisnonno Alfonso (Bialetti) è considerato l’inventore della moka mentre il bisnonno Giovanni (Alessi) è il fondatore dell’omonima azienda centenaria di casalinghi: «Quando sono nata i miei genitori si erano appena fatti costruire una casa sul lago Maggiore, a circa 15 minuti dalla fabbrica che invece è sul lago d’Orta, dove si trova il distretto del casalingo del VCO (Verbano Cusio Ossola). Da bambina andavo in ufficio da papà Michele, per arrivarci si attraversava la sala campionaria dove si trovava tutto l’inventario dei prodotti – che sono oltre 3mila a catalogo – ordinati su una serie di tavoli, e poi, al piano di sopra il Museo, ricco di oggetti storici e disegni: un archivio meraviglioso» spiega Chiara ricordando l’infanzia. «Avevo 10 anni quando Alessi attraversava la fase ludica con i prodotti disegnati da Stefano Giovannoni e Venturini che ovviamente ritrovavo in casa. A quell’età a una bambina forse interessano meno i vassoi e le caffettiere, ma avere lo spazzolino da denti o il porta spazzolino a forma di gatto oppure la cornice a forma di cuore di sicuro fa la differenza» racconta sorridendo.

«Come spesso succede in queste famiglie numerose e benestanti sono cresciuta allevata da una tata che viveva a casa nostra – la stessa tata di mia mamma – alla quale ero molto affezionata. Una donna che veniva da una famiglia contadina, con una solida matrice pragmatica, ruvida, che ho assimilato con gli anni, componendola con quanto respirato nella mia famiglia» confida Chiara, che prosegue sulla sua adolescenza: «Dopo il liceo volevo diventare attrice perché ero convinta che il teatro fosse la mia vita, naturalmente per l’idea del teatro alla quale avevo accesso vivendo in provincia. Ovviamente l’entrare in Accademia non era contemplato dai miei genitori, il teatro al massimo poteva essere un hobby e avrei dovuto comunque prendere una laurea tradizionale. Così i miei genitori – senza neppure esserci mai stati! – decisero per me un titolo di studio che soddisfacesse non solo la vocazione artistica, verso la quale secondo me la mia famiglia ha sempre nutrito un po’ di scetticismo, ma quella teorica, professionalizzante. Quindi sono finita al DAMS, che sembrava essere la soluzione che teneva insieme entrambe le cose e rimandava il momento della scelta della strada da prendere».

Così Chiara, proveniente da una famiglia di quattro fratelli si trova improvvisamente sola in una città completamente nuova: «Una città molto viva e trascinante, ma non per me, che son sempre stata piuttosto schiva e dubitativa. Mi sentivo come se mi avessero portato dal giocare con le Barbie a un rave» rivela Chiara. Che nonostante tutto prova a reagire: «Ho sofferto tantissimo ma ho trovato rifugio nei libri e nel teatro. Credo di essere stata la più veloce in assoluto a laurearsi al DAMS», precisa divertita e aggiunge: «Ho speso un anno per fare la mia tesi, una mappatura sulla drammaturgia contemporanea in Italia. Questo potermi trasformare in una specie di antropologo che osserva in modo distaccato quello che ha di fronte mi sarebbe stato molto utile in futuro».
Dopo la laurea, la giovane appassionata di scrittura e lettura si entusiasma anche al mondo dell’editoria e trova il suo primo lavoro…


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