Per la festa della mamma: papà, tutti un passo avanti!

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Che sapore ha la festa della mamma di domenica prossima? Segue di un paio di mesi quella del papà, che sta lentamente assumendo una sua personalità, grazie soprattutto alle voci più distinte dei padri separati e dei padri gay che, non trovando stereotipi adatti a loro nelle definizioni tradizionali, sono chiamati a (ri)definire che cos’è la paternità.

E le mamme? Quando, come e perché potranno “ridefinirsi”, aggiornando un profilo che assomiglia ancora troppo a quello di qualche generazione fa, con in aggiunta un lavoro fuori casa?

Eh sì, siamo quasi nel 2020 e ancora parliamo di squilibrio di genere in famiglia. Non solo: il trend individuato dall’organizzazione MenCare indica che di questo passo lo squilibrio durerà almeno altri 75 anni. Gli uomini non spingono per entrare in casa – anche a combattere a battaglia per il congedo di paternità in Italia sono state soprattutto donne – e, secondo un articolo del New York Times, si giustificano così:

1) la scusa numero uno è che le donne non gli lasciano spazio, che li rimproverano di non saper fare le cose come si deve, e che quindi preferiscono fare da sole. Questa è la chiacchiera più sentita nei bar del dopolavoro, birra alla mano, detta con una smorfia tra il dispiaciuto e il ridanciano;

2) la scusa numero due è un’oggettiva incapacità degli uomini a prestare l’attenzione necessaria per ricordare le mille piccole cose della vita quotidiana. “Mia moglie lo sa, che se devo occuparmene io non succede”. E alla fine, anche questo è nel pacchetto, sembra che ai papà se tante piccole cose non succedono importa poco: il mondo va avanti lo stesso;

3) la scusa numero tre è il contraltare della numero due: una moglie che sa fare tutto meglio e più velocemente di lui. Una compagna che magari ci prova, a lasciare degli spazi vuoti perché lui li riempia, ma che dopo qualche giorno non resiste più e si reinserisce con le sue liste quotidiane, motore di efficienza.

action-adventure-backlit-209209Tirando le somme, gli uomini stanno quindi aspettando un passo indietro delle loro compagne. E loro? Loro fanno un’innocua resistenza passiva, molto ben motivata dall’aspettativa che con l’arrivo di un nucleo familiare la loro vita non debba cambiare poi più di tanto. Che sì, possono “aiutare”, e certo, si attivano subito quando gli viene chiesto. Sono la generazione X, che diamine! Sono la generazione Y: sono disponibili, sono moderni!

Ecco, la festa della mamma (anche) quest’anno ha quel sapore là. Quello un po’ amaro che sentono le donne a cui viene detto che il mondo è cambiato, e che sarebbe ora che facessero (loro) un passo avanti al lavoro e (sempre loro) un passo indietro in famiglia. Che facessero insomma, ancora una volta, qualcosa (solo) loro.