Intervista a Cinzia Otherside, nata dalla matita di Leo Ortolani

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Età sconosciuta (in ogni caso almeno 10 anni in meno di quel che potete pensare), alta, bionda e con pochi peli sulla lingua (generalmente), Cinza Otherside è la transessuale Platinata della famosissima serie Rat-Man, nata dalla fantasia (ma anche da matite & kine) di Leo Ortolani, indiscussa star del fumetto comico italiano.
Innamorata del protagonista sin dalle sue origini – ossia da quando era ancora il postino Paul – Cinzia è anche una rappresentante con i fiocchi del mondo LGBT* a cui il suo autore ha appena dedicato una graphic novel (appunto “Cinzia” – 8 novembre 2018 – BAO Publishing) che racconta… beh inutile che ve lo spieghi io, meglio farcelo raccontare direttamente da lei visto che l’ho invitata da me a prendere un tè.

E’ perfettamente a suo agio quando si siede di fronte a me avvolta nel suo completo di chiffon un po’ troppo audace per un piovoso pomeriggio di inizio primavera. Si guarda intorno incuriosita prima di rivolgermi un grande e caldo sorriso.

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Ciao Cinzia, mi permetto di darti del tu perché ormai ti conosco da più di vent’anni. Sapevo, e la tua storia lo dimostra, che fossi destinata ad essere più di una battuta isolata. Come sei arrivata a un ruolo da protagonista?

Tesoro, grazie! Se mi conosci da vent’anni vuol dire che eri con me alle elementari! Oh!Oh!Oh! Guarda, meglio il ruolo da spalla che da spallotto, che fa tanto anni ’80, non mi ci fare pensare, ancora mi chiedo che fine abbia fatto Den Harrow. Il protagonismo mi calza bene, segue le mie forme, giù, giù, fino all’epilogo e mi slancia, lo devo ammettere. Ma non è stata facile. Prima ho dovuto lavorare duro sulla serie del cicciottino mio (RAT-MAN n.d.r.) e sottolineo “duro”. Siccome sono una donna a cui nessuno può dire di no, il successo è arrivato immediatamente. Non ne avevano mai abbastanza, di me. Lettori golosi! E chi sono, io, per deludere i miei fan? Così sono arrivata a interpretare questa lunga storia, tutta per loro. E sottolineo “storia”. Ah!Ah! Scherzo, sottolineo “lunga”.

Nelle tue prime apparizioni in Rat-Man hai dato vita al più classico degli stereotipi sul mondo trans: una donna statuaria che difficilmente riesce a nascondere la propria virilità (ben 30 cm di virilità), con gag piene di doppi sensi condite da battute ammiccanti. A poco a poco la tua personalità si è delineata in maniera sempre più precisa, le tue scelte di vita hanno preso una forma più marcata ed esplicita trasformandoti in un personaggio più umano, forse il più umano dei personaggi di Leo. Oggi non sei più una macchietta, oggi sei – come ami definirti – una macchia sul vestito buono della società, che rivendica a gran voce il proprio orgoglio. Che cosa ti ha spinto a questo cambiamento? Quanto è dovuto a una tua esigenza personale e quanto a una richiesta del pubblico?

Che vuoi, si cresce. All’inizio ci si diverte, siam giovani, siamo pieni di ormoni, io più di altri, è inevitabile la battuta a doppio senso, chi non le ha mai fatte, alzi la mano destra. Ah, scusate, non volevo interrompervi! Oh! Oh! Oh! Lo vedi, com’è facile? Oggi, logicamente, con le esperienze che si fanno nella vita di una serie a fumetti, sono diventata una giovane donna trans con tanta strada alle spalle e il sole davanti a me. Vuoi vedere la meridiana? (ride per un paio di minuti alla sua stessa battuta) Dicevo…scusate…sono una donna consapevole di sé e delle sue possibilità. Soprattutto sono una donna sincera. Non fingo mai i miei orgasmi.

Sei famosa per i tuoi cambi d’abito, sempre adatti ad ogni situazione. Sfoggi look audaci in ogni occasione, mai eccessivi o fuori moda, con una predilezione per la mise leopardata. È tutta farina del tuo sacco o ci sono dive dello spettacolo che ti hanno particolarmente ispirata?

Adoro quell’eleganza minimal della Hepburn. Audrey, ovviamente. La Katharine era un maschiaccio. Poi sono una donna alta, è più facile essere glamour, se sei alta, quasi androgina. Quasi.

Certo nel tuo caso le misure sono sempre state “importanti”, a prescindere dall’angolo di riferimento… ma non ti hanno di certo tolto la voglia di sognare: un uomo da amare, un lavoro alla tua altezza. In un mondo in cui la discriminazione è all’ordine del giorno tu non smetti mai di crederci. Contrariamente a te, Tamara, la tua migliore amica, molto più disincantata e praticamente senza filtri, ha deciso di adattarsi al mondo che la circonda traendo vantaggio anche dalle bassezze umane. Una strada – se vogliamo – più facile che hai deciso di abbandonare. Torneresti mai indietro? Che consigli daresti a chi ha intrapreso faticosamente il tuo stesso percorso?

L’importante è divertirsi. Figurati se mi permetterei mai di dare consigli a qualcuno. Le strade sono tante, fidati che ne ho battute un sacco, per cui ognuno deve essere libero di seguire la sua, lasciandosi guidare anche da una giusta dose di curiosità. Vedrai che strada facendo non sarai più da solo e troverai un gancio in mezzo al cielo. Ecco, lo sapevo che mi sono datata da sola! Oh!Oh!Oh! Scusate, ma erano canzoni che mi piacevano tanto, poi ho rivisto di recente in televisione la zia di Baglioni, mi pare presentasse un programma di canzoni, appunto. Dicevamo? Ah, il percorso intrapreso!
Intraprendetelo, coraggio! E ricordate che chi non vi ama, non vi merita!

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Verissimo, e nella graphic novel che Leo ti ha dedicato questa massima emerge chiaramente. A proposito, non mi era mai capitato di ridere così tanto e commuovermi allo stesso tempo. In Cinzia affronti temi difficili con una leggerezza e un’intelligenza uniche ma soprattutto con una tagliente ironia. Ridicolizzi gli stereotipi più beceri di cui i detrattori del mondo LGBT* abusano nelle loro lotte medievali. Il bersaglio della tua ironia tuttavia è ben più ampio. Da attivista sono letteralmente morto dalle risate nel leggere le tavole che ironizzano sull’autoreferenzialità e frammentarietà che spesso caratterizza il movimento LGBT*, un fenomeno sfortunatamente molto reale che non aiuta a raggiungere gli obiettivi. Qual è, a tuo parere, il limite di rivendicazione della propria diversità oltre il quale si crea un danno anziché ottenere un effetto positivo? (a proposito, quale militante dei GSG – Gay Senza Glutine – spero parteciperai in maniera fissa alle riunioni di coordinamento delle associazioni LGBT*).

Ma sei troppo gentile! Per me il limite è sempre quello della libertà personale. La mia libertà finisce dove inizia la tua. Cioè a trenta centimetri. Oh! Oh! Oh! Oggi mi rido tutta, saranno le mestruazioni. Non so, guarda, il problema è che se un eterosessuale non deve rivendicare niente, dovrebbe essere così anche per un trans, un gay, una lesbica (forse, se si comporta gentilmente) e per tutte quelle persone che terminano con un asterisco.

Il finale dolce-amaro di Cinzia non si discosta molto dall’elemento essenziale che caratterizza la tua vita: la ricerca di qualcosa che non arriva mai, sia esso l’amore, il lavoro che desideri oppure un’esistenza più tranquilla e felice. Il tuo appartenere a una minoranza ha influito su questo destino o diresti che fa semplicemente parte del percorso di ogni essere umano?

Oh, quel finale! Ma è un finale eterissimo! Quante volte una storia d’amore funziona per un po’ e poi finisce? E abbiamo fatto un sacco di fatichissima, per conquistare il nostro oggetto del desiderio! Ma il desiderio è fatto così. Appena hai un oggetto, ne desideri un altro. Non sono una che prende le cose alla leggera. Una storia d’amore deve essere davvero grande, perché mi leghi per sempre. E questo capita un po’ a tutti, direi.

Un’ultima domanda un po’ più filosofica sull’amore. Hai passato gran parte della tua vita a rincorrere un uomo che non ti amava, che non ti guardava, per cui eri completamente invisibile. Avresti, giustamente fatto di tutto pur di averlo ma, in questi casi, tutto non è mai abbastanza. A un seduttore seriale, incapace di amare, cercheresti di spiegare cosa è l’amore o gli chiederesti un consiglio su come evitarlo?

Oh, che domanda triste. Ciccino (RAT-MAN n.d.r) non ha creduto in noi, come coppia, perché a lui piacciono le cose, lì, le tettone. Quando le vede non capisce più niente. E’ solo un uomo, che possiamo dirgli? Ma io l’ho amato lo stesso. A un seduttore seriale non chiederei niente, mi fa sempre molta tristezza, uno che non riesce ad amare nemmeno per un attimo, ma colleziona solo delle storie. Non perderei nemmeno tempo a spiegargli cosa sia l’amore. Se non lo trova da solo, è inutile. Mio nonno mi diceva sempre “L’amore è come la diarrea, se non l’hai provata almeno una volta, non sai di cosa si parla”.

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