La prima volta che ho trattato a lezione il tema della sovra-qualificazione dei laureati (Over-qualification) ho preso atto di due cose. In primo luogo ho constatato che buona parte dei frequentanti nella mia classe aveva già avuto qualche esperienza di ricerca di lavoro. In secondo luogo, ho preso atto del fatto che l’argomento della lezione risultava irritante per molti di loro.
Eurostat definisce il tasso di sovra-qualificazione come la percentuale di laureati che sono abbinati a posizioni lavorative per le quali non sono richieste le competenze associate al titolo di studio. Sono dunque persone troppo qualificate per il lavoro che svolgono.
Noooo prof, sono tutte scuse … ai colloqui di selezione dicono così quando non ci vogliono assumere, punto e basta!
Ma no, quello che i dati mostrano …
Sì prof, è proprio così … quello che conta è che ti scartano, poi indorano la pillola dicendo: “lei è troppo qualificato per noi”!
Certo, può succedere, ma è importante sottolineare che succede spesso anche il contrario. Succede cioè che persone troppo qualificate per il lavoro da svolgere vengono assunte, e non scartate. E, proprio perché questi casi sono molto numerosi, vorrei mostrarvi i dati e discutere di questo argomento. Perché accettano, secondo voi?
Eh prof, piuttosto di niente, alcuni si rassegnano …
Alcuni, va bene. Ma sono tanti! Sono più della metà dei laureati che lavorano nel settore dei trasporti (54%), poco meno della metà di quelli occupati nel commercio (45%), uno su tre nelle costruzioni (33%), circa uno su quattro nella pubblica amministrazione (27%) e nel manifatturiero (23%) …
Questi laureati svolgono mansioni definite “elementari” nella classificazione ILO (International Labour Organization). Si tratta di attività che consistono nell’esecuzione di compiti semplici e di routine, che richiedono spesso fatica fisica, come ad esempio agenti di sicurezza, cassieri, commessi, addetti alle pulizie di uffici, alberghi e altri edifici, addetti alla consegna di merci a domicilio, alla ristorazione, al rifornimento di distributori automatici, all’assemblaggio di componenti e agli imballaggi, e così via.
Eppure prof, anche se nei dati Eurostat non si vede, io ne conosco tanti che sono stati scartati con la scusa di essere fin troppo qualificati …
Va bene, parliamone. Perché secondo voi le competenze non necessarie per la mansione da svolgere sono viste dai selezionatori come un problema, e non come una risorsa potenziale?
Prof, il punto è che non dicono mai quello che pensano veramente … dicono “troppo qualificato” ma intendono: troppo vecchio; costoso; demotivato; insoddisfatto; provvisorio; pronto alle dimissioni; pronto a rivendicare un aumento di retribuzione; convinto di aver diritto alla paga di un laureato anche se fa un lavoro elementare …
D’accordo. Adesso però torniamo al punto precedente. La letteratura su questo argomento è convergente nel sottolineare che la posizione di sovra-qualificazione riduce sia la soddisfazione per il lavoro sia la retribuzione, e soprattutto influenza negativamente la carriera di un individuo, confinandolo in occupazioni e mansioni non adeguate al suo titolo di studio. Perché dunque i laureati accettano lavori che richiedono competenze inferiori rispetto a quelle che possiedono?
Prof, magari lo fanno per poco tempo, solo per cominciare …
Sì, è possibile, ma i dati ci dicono che per uno che se ne va un altro prende il suo posto; il tasso di sovra-qualificazione è rimasto infatti più o meno costante dal 2008 ad oggi. Se si tiene conto del fatto che in Italia la percentuale di individui con istruzione di livello universitario è tra le più basse d’Europa, la questione della sovra-qualificazione diventa ancora più rilevante.
Per meglio rappresentare questo problema possiamo distinguere tra due tipi di abbinamenti inadeguati (Chevalier 2003; Mahuteau et al. 2013). Al primo tipo appartengono gli abbinamenti veramente sbagliati (genuine mismatch), nei quali sia la retribuzione sia la soddisfazione per il lavoro svolto sono minori rispetto a quelli degli individui propriamente abbinati. Al secondo tipo appartengono invece gli abbinamenti solo apparentemente sbagliati (apparent mismatch), nei quali lo svantaggio della minor retribuzione può essere compensato da vantaggi non monetari, come la minore distanza da casa, la flessibilità di orario e gli strumenti di welfare aziendale, che aumentano la soddisfazione lavorativa a parità di altre condizioni.
Eh, sai che soddisfazione …
Ma no, questi vantaggi non monetari pesano, e sono tanto più rilevanti quanto più basso è il livello del welfare statale, perché possono consentire un miglior equilibrio tra famiglia e lavoro, e …
Ma chi li ha mai visti prof! Meglio passare al prossimo argomento … Qual è?
Imprenditorialità.