Dalla scrivania di uno studio legale a un’aula di legno piena di giovani e di idee per migliorare la vita delle adolescenti nei Paesi in via di sviluppo. È l’avventura che ha vissuto poche settimane fa Nicoletta Spinaci, senior associate di Hogan Lovells. La giurista, attraverso un’attività pro bono con un’associazione di cui lo studio legale è partner, ha trascorso una settimana in Nepal per dare consulenza legale ad alcune startup con un modelli di business davvero speciali. “Il mio ruolo – spiega Spinaci – è stato quello di aiutare, dando consulenza legale, alcune startup del Nepal, Bangladesh, Birmania e Pakistan che sono state inserite in un programma di business accelerator (Spring accelerator) promosso da vari enti governativi in paesi del sud est asiatico e dell’Africa considerati in via di sviluppo”.
Ad accomunare le imprese innovative coinvolte nel progetto il fatto di aver dato vita a progetti che puntano a migliorare la vita delle adolescenti del Paese. Il motivo, come spiega Spinaci è che “In tali Paesi le adolescenti sono infatti la categoria più fragile perché tenute ai margini della società sia per la loro giovane età, sia per il loro sesso”. Per favorire, al contrario, l’inclusione delle ragazze nella società e un reale cambiamento della situazione il programma di accelerazione offre alle startup un periodo di sostegno con professionisti capaci di consigliare le imprese dal punto di vista del modello di business, delle strategie di crescita e anche dal punto di vista legale.
Per Spinaci, come spiega lei stessa, “è stata un’esperienza umanamente e professionalmente molto forte. Dal punto di vista professionale perché ho dovuto consigliare le startup su aspetti e temi nuovi e spesso inesplorati in quei sistemi giuridici. Dal punto di vista umano invece sono rimasta affascinata dalle storie di queste giovani innovatrici e tre in particolare mi hanno colpita”.
La prima fondata in Myanmar ha creato degli assorbenti riutilizzabili. “Lì – chiarisce l’avvocata – i prodotti usa e getta non esistono e le donne durante il ciclo mestruale sono costrette ad usare fazzoletti o stracci. Una situazione che ha un impatto negativo sulla vita delle giovani non solo dal punto di vista sanitario ma anche perché ne limita la libertà di movimento, la possibilità di frequentare la scuola, e contribuisce ad alimentare quello stigma sociale che ancora esiste in molti Paesi riguardo al ciclo mestruale”. Per queste ragioni la startup Pankalay, oltre ad aver creato degli assorbenti riutilizzabile così da mantenere bassi i costi e dare a tutte le donne la possibilità di acquistarli, ha avviato anche programmi di comunicazione ed educazione rivolti sia alle donne che agli uomini.
“Queste imprese – racconta Nicoletta Spinaci – sono spesso avviate da giovani founders che in alcuni casi hanno studiato all’estero e poi sono tornati nel proprio Paese d’origine per mettere a servizio della comunità quanto hanno appreso”. È questo il caso di FZM Boutique Fitness impresa innovativa fondata in Pakistan da una giovane di 26 anni, Fatima Zara Mallick, che dopo aver studiato in Italia è tornata nel suo Paese d’origine per occuparsi della salute fisica e mentale delle sue coetanee. “A noi sembra una cosa normale ma in un Paese in cui la maggior parte delle donne sono ancora velate, parlare di attenzione per il corpo e per il benessere fisico è davvero qualcosa di disruptive. In particolare la startup in questione ha deciso di porre l’accento su come la salute e il benessere fisico sia una chiave per essere più sicure di sé, più autonome e anche più attive a livello sociale”. Per questa ragione Fatima Zara Mallick ha dato vita a dei centri fitness dove forma anche istruttrici donne. “Fatima – spiega Spinaci – mi ha raccontato che la maggior parte delle allenatrici che ora lavorano per lei hanno dovuto lottare con la famiglia per fare questo lavoro che lì quasi non esisteva. Questo impiego ha dato però loro la possibilità di emanciparsi e migliorare la propria condizione”.
Aiutare le donne a uscire da una condizione di solitudine e isolamento che può avere anche gravi ripercussioni psicologiche è l’obiettivo di Mayalogy. La startup nata in Bangladesh è stata creata da una ragazza a partire da un’esperienza personale. “Sua mamma – racconta la giurista – soffriva di depressione ma portarla dal medico sembrava impossibile perché nel Paese chi soffre di disturbi psicologici viene visto con diffidenza. Per questa ragione la giovane ha pensato di creare prima un blog e poi un app per dare supporto a distanza a chi si trovava nella stessa condizione”. Grazie a questi strumenti tutte le donne che si trovano a vivere una condizione di disagio emotivo e psicologico, possono rivolgersi a medici e professionisti in forma anonima e protetta. Nel concreto, chiarisce Spinaci, “la startup ha inventato un sistema basato sull’intelligenza artificiale che capisce attraverso una serie di domande di quale disturbo si tratta e indirizza la persona verso lo specialista più indicato”.
“Molte startup e progetti nascono da esigenze e problemi che per noi quasi non esistono e invece lì sono bisogni reali a cui ancora nessuno ha pensato o potuto dare una risposta. Oggi ci stanno provando queste giovani donne e aiutarle a creare delle imprese anche giuridicamente efficaci è stato per me un grande onore”, conclude la giurista.