C’è un assioma, che riluce incontrovertibile nelle 94 pagine del rapporto pubblicato dal gruppo “Open For Business”: ovunque, nel mondo, all’aumentare del livello di inclusione della comunità Lgbt+ aumenta anche la performance economica e il reddito procapite. Le città più aperte alla diversity, insomma, fanno crescere il Pil. E il gruppo Open For Business che sostiene questa tesi non è un’associazione qualsiasi, è una corazzata: riunisce 26 multinazionali che si impegnano a promuovere i diritti di gay, lesbiche, bisessuali, transgender e altri ancora. Da Barclays a Tesco, da Virgin a MasterCard, da Ibm ad Accenture.
Siamo in pieno Milano Pride, che si concluderà il 1° di luglio (e di cui Accenture è platinum sponsor). La settimana ideale per fare il punto sulle città più aperte alla comunità Lgbt. Peccato che il capoluogo lombardo non sia nella top list delle città più friendly. Secondo la scala tipica dei rating che si danno ai Paesi e al loro debito sovrano, Milano si aggiudica soltanto una B. Al pari di Roma in Italia, Varsavia in Europa e città del mondo emergente come Seul, Bangalore o Rio de Janeiro.
Chi si conquista la tripla A? In Europa, cinque città soltanto: Amsterdam, Berlino, Londra, Dublino e Stoccolma. Il resto è tutto Usa: New York, San Francisco, Washington Dc. Meglio dell’Italia, nel Vecchio Continente, fanno in parecchie: da Madrid a Parigi, da Helsinki a Monaco, da Barcellona a Glasgow, da Lisbona ad Amburgo. Persino molte realtà del mondo emergente battono Roma e Milano: Singapore, per esempio, ma anche Buenos Aires, San Paolo e la cinese Hong Kong.
L’inclusione, sostengono le multinazionali del club Open For Business, non migliorano solo il Pil, ma aiutano anche le singole aziende a fare affari: “Le imprese che riescono a creare un ambiente in cui le persone possano sentirsi libere di identificarsi come Lgbt+ riescono ad attrarre e trattenere un numero maggiore di talenti, a innovare con successo, ad aumentare il livello di fedeltà dei propri clienti e a rafforzare la reputazione del proprio marchio”, sostiene per esempio Sander van ‘t Noordende, Group chief executive di Accenture Products. E le più recenti ricerche sembrano dimostrare che i consumatori sono d’accordo con questa affermazione: il 42% del campione intervistato da Open For Business si è detto pronto a boicottare i prodotti provenienti da quei Paesi dove sono in vigore leggi contro i gay e il 51% si dice contrario ad andarci in vacanza.
Quali sono le città in assoluto meno accoglienti per la comunità Lgbt+? Almaty in Kazakhstan, Nairobi in Kenya, Casablanca in Marocco e Dakar in Senegal. Tutte marchiate con un terribile rating D.