#Duedidue come gli elementi alla base di Codemotion: coding e passione

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#Duedidue è l’hashtag che Alley Oop ha scelto per il mese di febbraio. Il motivo? Due sono gli anni appena festeggiati dal nostro blog e due sono anche gli elementi che rendono forte questo “laboratorio di idee”: gli autori e i lettori. Così, andando in cerca di una storia che esprimesse al meglio questo concetto del #Duedidue mi sono imbattuta in Codemotion. Si tratta di conferenza tecnica per sviluppatori con un network di oltre 570.000 developers, nata dall’incontro, nel 2009, tra Chiara Russo, un’ingegnera informatica e Mara Marzocchi, laurea in psicologia. Ma che cosa hanno in comune un’ingegnera e una psicologa? Per scoprirlo ho pensato di chiederlo direttamente a loro.

Com’è nata l’idea di questa startup che conta oggi più di 30 dipendenti, l’80% dei quali donne?

Chiara: All’epoca Mara organizzava, nel tempo libero, il Javaday, una conferenza su uno specifico linguaggio software. L’evento era diventato così grande che per lei non era più possibile gestirlo da sola. Così un amico che ci conosceva entrambe molto bene ci ha presentate. Lì è iniziato tutto. Io mi occupavo del business development e Mara del lato comunicazione e contenuti. Anno dopo anno l’evento cresceva sia dal punto di vista dei partecipanti che degli sponsor, non potevamo più gestirlo nel nostro tempo libero. Nel 2013 abbiamo dovuto prendere una importante decisione, abbiamo lasciato i nostri lavori e siamo diventati una startup.

Si parla spesso del rapporto tra digitale e donne. È reale e attuale il gap di genere nel mondo dell’innovazione?

Mara: Sicuramente siamo ancora in poche ma questo scoglio può essere superato facendo unione, condividendo e facendo emergere storie come la nostra. Essere una startupper donna significa credere tantissimo nel valore del tuo progetto e nel tuo team, Chiara e io siamo molto fortunate perché il nostro team ha abbracciato con il nostro stesso entusiasmo il progetto Codemotion!

La conferenza Codemotion si tiene ogni anno in 7 Paesi in EMEA e vuole arrivare oltreoceano, la scuola Codemotion Kids! ha 4 sedi in Italia e intende crescere ancora: quali sono i trend in campo edutech nel mondo? E com’è messa l’Italia?

Se pensiamo che da poco abbiamo celebrato i 50 anni dalla nascita del coding come strumento educativo per i più piccoli (grazie alla collaborazione tra il MIT di Boston e Seymour Papert), ci rendiamo conto che l’Italia in confronto ha appena iniziato a muoversi in questo settore. Solo da pochi anni si parla di coding fuori e dentro le scuole, anche se il fenomeno è in veloce crescita.

Quello che differenzia il nostro Paese da altri è la coscienza ancora non maturata delle implicazione sociali ed economiche dell’educazione alla tecnologia in età scolare: in Paesi come gli Usa e la Cina sanno che rimanere indietro non è solo una questione culturale ma anche di sviluppo economico.

Ne sono consapevoli anche Paesi europei come la Gran Bretagna in cui il governo, insieme alla BBC, ha messo a punto uno strumento didattico ad hoc per i più piccoli e lo ha distribuito gratuitamente a tutti i ragazzi al decimo anno di scuola, fornendo loro l’insegnamento obbligatorio del coding nell’orario scolastico. Oppure, caso ancora più particolare, l’Estonia che negli ultimi anni ha puntato sull’educazione per risollevare l’economia del Paese aggiungendo, tra gli altri insegnamenti nelle scuole, quello del coding già dal 2012.

La tecnologia sta cambiando velocemente il mondo intorno a noi e altrettanto velocemente cresce la consapevolezza che trasformare i nostri ragazzi da fruitori passivi a creatori attivi di tecnologia non può che essere un grande vantaggio per loro, appassionante oggi e utile domani. 

Ed è proprio ai più piccoli che avete pensato con un programma da hoc, Codemotion Kids! Di cosa si tratta?

L’idea di Codemotion Kids!, una scuola che insegnasse la programmazione anche ai bambini, è nata quasi contemporaneamente a Codemotion. Siamo due appassionate di codice e conosciamo l’importanza che può avere nella formazione di bambini e ragazzi: contribuisce a creare in loro il pensiero analitico, capacità di problem solving e di lavoro in collaborazione con gli altri, oltre ad essere molto divertente ed in linea con i tempi!

La nostra scuola di tecnologia per bambini è ora attiva in 4 città italiane, ma anche qui lavoriamo sodo per dare la possibilità a bambini e ragazzi in tutta Italia e anche oltre di diventare creatori di tecnologia.

Che tipo di interazione c’è tra i bambini nei corsi e nei lavori di gruppo? Emergono già stereotipi di genere?

Ancora oggi la presenza femminile nei nostri corsi per bambini e ragazzi under18 si aggira intorno al 15%. Un dato preoccupante, anche se in crescita. Soprattutto all’inizio di ogni corso, le ragazze si dimostrano più accorte, hanno bisogno di avere tutto sotto controllo prima di lanciarsi, mentre i ragazzi si buttano con più facilità, anche a costo di sbagliare. Nonostante ciò, una volta presa confidenza con le attività e con l’ambiente circostante, tutte le differenze si annullano. Anzi, scrivere codice, programmare un robot oppure creare un’animazione incentiva lo scambio di idee e grande collaborazione. Una vera palestra di vita.

Quali sono i consigli che vi sentite di dare ai genitori che oggi si trovano ad affrontare la tecnologia e l’offerta sul tema per i loro figli?

M: Il mercato dei videogiochi e dei prodotti tecnologici è uno dei più floridi di questi anni e i bambini sono soggetti ad una forte pressione mediatica in tal senso. Il difficile compito dei genitori è riuscire a distinguere tra “giocattoli hi-tech” e prodotti educativi veri e propri investendo quindi in attività (come corsi ecc.) che facciano capire ai ragazzi che la tecnologia è uno strumento creativo piuttosto che un fine.

C: Mi sento di dare due consigli. Il primo è di buttarsi! Solo così è possibile dare forma ai propri sogni! Il secondo è di non aver paura di sbagliare: è sbagliando che si arriva al successo.