Possiamo essere tutti ironman: la lezione di Xavier Bruchez e Gaetan Daves

CERVIA, ITALY - SEPTEMBER 23: During IRONMAN Italy Emilia Romagna on September 23, 2017 in Cervia, Italy. (Photo by Bryn Lennon/Getty Images for IRONMAN)

(Photo by Bryn Lennon/Getty Images for IRONMAN)

Ha percorso 3,86 chilometri spingendo un gommone, 180,26 km trainando una bicicletta speciale, 42,195 km spingendo una carrozzina: no, non è il remake delle fatiche di Ercole ma l’impresa compiuta dall’ironman svizzero Xavier Bruchez la scorsa settimana a Cervia. Un’impresa che, durante il primo evento ironman italiano, è valsa a Xavier la vittoria. Eppure, per l’atleta, la vittoria più grande è stata quella di aver condiviso la gara con il cugino disabile Gaetan Daves, tetraplegico dall’età di due anni. I due avevano già tentato l’impresa a Zurigo durante l’Ironman Switzerland, ma un’improvvisa otite aveva impedito loro di toccare il traguardo. Questa volta, invece, ce l’hanno fatta. Insieme. Il primo con fatica e determinazione, il secondo accompagnandolo un gran sorriso e tanta fiducia.

iron-2

Per capire l’eccezionalità di questo risultato facciamo però un passo indietro. L’Ironman è la più dura variante del triathlon e in questo post viene raccontata dal giornalista del Sole 24 Ore, Riccardo Barlaam, che a CErvia ha gareggiato. Per quel ceh mi riguarda, credo sia già impossibile per l’uomo medio immaginare di percorrere 3,86 km a nuoto, 180 km in bici, 42 di corsa se non distribuiti in un anno solare. Di conseguenza, riuscire anche a trasportare un’altra persona è quasi impensabile. Serve, infatti, una forza non solo fisica ma anche mentale, una motivazione che sprona passo dopo passo, bracciata dopo bracciata, pedalata dopo pedalata.

Il traguardo raggiunto dai due cugini dovrebbe essere perciò una lezione per tutti noi: grazie alla forza di mente e cuore a volte l’impossibile diventa possibile. Proprio come nel caso di Xavier che, spinto dall’affetto e dal timore di deludere il cugino, è riuscito a raggiungere l’obiettivo.

iron-4

Bisogna dire anche che chi non ha un cugino speciale come quello di Gaetan Daves, può dimostrare le proprie abilità sportive. Da anni esistono infatti i Giochi Olimpici Speciali: una manifestazione multisportiva, creata da Eunice Kennedy Shriver negli Usa nel 1968, che si svolge ogni due anni al motto “Fa’ che io vinca. Ma se non potrò vincere, fa’ che sia coraggioso nel provarci”. Ed è proprio il coraggio e la volontà di non arrendersi che spinge questi atleti, abituati quotidianamente a incontrare barriere, a battere i propri limiti e superarli.

iron-1

Lo sport ha, infatti, un potere enorme nel trasformare la disabilità in abilità perché, come è scritto nel sito ufficiale di Special Olympics: “Quando ci alleniamo e ci battiamo per un obiettivo, impariamo a sognare. Quando lottiamo, impariamo la determinazione. Quando vinciamo, proviamo gioia. E quando perdiamo, possiamo trovare la forza per riprovarci”.

Proprio come hanno fatto Xavier e Gaetan.