La forza gentile dell’opposizione al femminile

In divisa, in abito lungo, in jeans. Ogni abbigliamento parla di loro, di quello che sono e di quello che rappresentano su un’istantanea che coglie un istante e lo ferma come a renderlo immortale. All’inizio mi capitavano per caso, poi sfogliando i giornali, di carta e online, ho iniziato a cercarle con la loro schiena dritta, lo sguardo in avanti, la posa senza paura e allo stesso tempo senza sfida.

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Come Maria Teresa Canessa, unica donna tra 150 poliziotti in assetto antisommossa. Dopo ore di tensione nel confronto con la manifestazione degli operai dell’Ilva a Genova, vice questore aggiunto della polizia si toglie il casco e un operaio le si avvicina a stringerle la mano. Di quell’episodio, del gennaio 2016, Canessa raccontò poi ai giornali: “È stato un gesto istintivo dopo ore di tensione, c’è stata una pausa, un momento di distensione, mi è venuto spontaneo sfilarmi il casco.Gli operai si sono avvicinati e mi hanno teso la mano, un gesto molto umano che ho apprezzato”. Un semplice gesto ha rotto le tensioni di tre giorni di protesta degli operai, preoccupati che la cessione del gruppo mettesse in pericolo i loro posti di lavoro chiedevano garanzie al governo. C’entra poco che la vice questore sia mamma di tre gemelli o altri dettagli della sua vita personale. Ha fatto un gesto a lei naturale e ha cambiato le regole del gioco fra polizia e manifestanti. Tutto qui.

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Maria-Teresa “Tess” Asplund, 42 anni, non ci ha pensato due volte: di fronte a una manifestazione in piazza di neo nazisti ha sentito di dover fare qualcosa. E’ rimasta immobile davanti a un trecento di loro che avanzavano nelle strade della città svedese di Borlänge, nel maggio del 2016 . “Mi hanno fissato con i loro occhi gelidi e carichi d’ira, ma senza dire una parola. Io ho ricambiato lo sguardo freddo. Non hanno pronunciato nessun insulto e nessuna minaccia. Tutto è avvenuto in pochi secondi: dalla loro terza fila uno di loro è venuto avanti verso di me, deciso a spingermi via. Gli agenti sono stati più veloci, si sono posti in mezzo” ha raccontato poi in alcune interviste.

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by Jonathan Bachman

Dall’altra parte dell’oceano, in Louisiana Ieshia Evans, infermeria di New York e madre di un bimbo di 5 anni (poi capirete perché lo scrivo), sola e disarmata ha fronteggiato gli agenti in tenuta antisommossa a Baton Rouge. Ferma nel suo atteggiamento, ma anche “pacifica” nel porsi di fronte a chi era evidentemente più forte di lei. Nell’occasione, nel novembre 2016, è stata fra i 100 arrestati dalla polizia, che hanno passato una notte in carcere.  “L’ho fatto perché sono nera. E’ stato il mio modo di difendere me stessa, mio figlio, la mia famiglia, la mia comunità e tutti quanti dalla violenza razziale” ha spiegato più tardi Evans, ribattezzata dai social “The Queen in the Sundress”.

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Ha solo sedici anni Lucie Myslíková, la scout che si è confrontata senza paura con un neo-nazisti durante una manifestazione dell’estrema destra a Brno, in Repubblica Ceca. Lucie era lì con altri scout per la contromanifestazione del primo maggio 2017 e non ha esitato a reggere il confronto, in modo pacato e sereno, con un ben più agitato neo-nazista.

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Tutto sommato, quindi, c’è da prendersela per le polemiche contro la statua “Fearless Girl” dell’artista Kristen Visbal, istallata di fronte al “Charging Bull”, simbolo di Wall Street a New York? Che sia pure rimossa, se proprio offende l’artista autore del toro. Tanto ci saranno altre Maria Teresa, Tess, Ieshia e Lucie in giro per il mondo a ricordare come si possa dissentire con orgoglio, fermezza e in modo pacifico. La forza di queste immagini? la realtà.