Sembra una barzelletta, di quelle vecchie che non fanno mai ridere. Ma l’incubo di un papà geek è davvero quello di avere un figlio sicuro, bello e superficiale come una mattonella del bagno. Di quelli che tirano dritti senza incertezze, senza incartarsi mai in niente e nessuno. Senza una passione, un’idea sbagliata o un tic da rendere faticosa e complicata la scoperta di chi siamo e come dobbiamo stare al mondo. Per il papà geek esistono tecniche di convincimento, tristi sotterfugi, subdoli ricatti morali per eterocontrollare lo sviluppo del proprio figlio. Ecco dieci cose da evitare. A tutti i costi.
- 1) Ti sei spinto anche a vestirti da Gandalf a Carnevale. Unico tra tutti i genitori. E lui? Lui niente. Non ne vuole sapere di nani, elfi e guerrieri. E non sa più come dirtelo. Allora, ripeti forte con me due volte al giorno: “Non a tutti i bambini piacciono i fantasy”. Lo so che ti sembra assurdo. Ma è così. Quindi smettila di telefonare al medico di base che è già abbastanza irritato con te. Peraltro, non ha mai visto il Signore degli Anelli, quindi se lo chiami Sauron non capisce al battuta e si irrita ancora di più.
- 2) Hai collegato la tua scheda Arduino al computer, al campanello di casa, a una lampada e a una banana. Se tocchi la banana si accende la lampada e se passa sotto casa un tram suona anche un campanello. Hai usato la banana come controller per affascinare tuo figlio che invece ti osserva perplesso e sconsolato mentre connetti cose a casaccio per fare colpo su di lui. Se gli vuoi davvero male iscrivilo subito a un corso di coding e robotica in una zona periferica della città.
- 3) Guerre Stellari è del 1977. E’ normale che tuo figlio/a adolescente lo viva come la Corazzata Potemkin. Mettiti nei suoi panni: Luke va in giro in pigiama, le spade laser sono meno divertenti degli ammazzamosche elettrici, e nel negozio sotto casa trovi un robot domestico più intelligente e simpatico di 3Dp8. Che peraltro sembra un bidone mangiapannolini. Quindi turati il naso e punta tutto sulla nuova Trilogia, quella brutta, della Disney, che sembra copiata male. Lo so, fa male.
- 4) E’ la quarta volta che lo porti al Museo di storia naturale e ti blocchi nella sala degli insetti. Capisco che gli hai spiegato tutto sugli artropodi. Che più di 57 milioni di anni fa, vivevano nel mare, simili a vermi. E che nel corso dei milioni di anni successivi cominciarono a dotarsi di un rivestimento rigido. Gli hai anche regalato il retino per le farfalle, la lente di ingrandimento e dei costosissimi sassolini di ambra che testimoniano le diverse fasi della loro vita. Ma a lui/lei, al”ingrato/a, gli insetti fanno schifo. Fanno schifo davvero. E se ci ritorni un’altra volta chiamerà Telefono azzurro. Pare abbiano specialisti specializzati sugli entomologi.
- 5) Sei finalmente con tuo figlio davanti alla vetrina del negozio di videogame. E’ una settimana che lo prepari con sessioni a sorpresa su Zelda, Will Wright e i mondi creativi di Minecraft. Ti sei impegnato in modo particolarmente subdolo lasciando sul suo lettino recensione di videogiochi e copertine di titoli del passato. Al momento del dunque osservi con terrore la sua manina mentre solleva dallo scaffale l’ultimo Fifa. Sii uomo, non piangere e ripeti a bassa voce: il calcio non è un nemico, il calcio non è un nemico, in fondo ci abbiamo giocato tutti. Non-fa-male, non-fa-male, non-fa-male.
- 6) Hai iniziato con le stelline che si appiccicano al soffitto e si illuminano di notte. E hai continuato obbligando la creatura a estenuanti sessioni fuori, di notte, al buio, al freddo per osservare indefinite “cose che brillano” e che “non passeranno mai più per migliaia di anni”. Gli astrofili sono i peggiori di tutti. Se sei uno di loro, lo sai. E’ una strada di non ritorno. Mettiti una mano sulla coscienza.
- 7) Legge le storie di supereroi, ci mancherebbe. Ha otto anni. L’uomo ragno, Capitan America, Thor: legge tutto quello che gli compri. Ma c’è qualcosa che non va. Non ti ha ancora fatto la domanda che ti aspetti da quando lo ha portato per la prima volta al negozio di fumetti. “Papà, ma è più forte Batman o Superman?”. Sono anni che ripassi a memoria la risposta. Sei preparatissimo, tanto che ti accontenteresti anche di un più abbordabile: “Papà, ma è più forte Hulk o Iron Man”. Aspetta ancora un paio di anni e poi comincia a preoccuparti.
- 8) Sei Dm da quando hai degli amici veri. Anzi, ti consideri il migliore Dungeon Master della Terra anche oggi che hai quaranta anni e ogni venerdì sera ti ritrovi con gli stessi identici amici a giocare a Dungeons & Dragons. Non ti sfiora minimamente il pensiero che qualcuno possa trovarti inquietante. Anzi, ogni Natale gli regali un dado colorato e miniature di nani caotici (il tuo personaggio preferito). E ogni anno curiosamente lui/lei li lancia lontano fuori dalla finestra. Se la scena continua a ripetersi, lancia il dado e chiedi un aiuto vero a un mago, ma di quelli bravi.
- 9) Non è l’astrofilo il peggiore. E’ l’otaku occidentale il peggiore di tutti: quello che si è innamorato di Lamu e delle tette di Venusia. Che gioca solo con la Nintendo. Che legge solo Manga e che chiama il cane Zelda. Se decide di accanirsi sul figlio sottoponendolo a dose massicce di classici: Gundam su tutti, Akira poi i minori come Mazinga e Jeeg. Si rischia un effetto boomerang che nella forma più violenta può spingere il bimbo verso il peggiore di tutti i mali: i classici della Disney. Un seppuku per ogni vero otaku.
- 10) Sei tornato nello stesso negozio di videogame. Ma un anno dopo. Hai perdonato il-sangue-del-tuo-sangue per avere preso Fifa. Sei sicuro che non potrà accadere ancora perché i Fifa sono in fondo tutti uguali. Che senso ha, ti domandi, giocare allo stesso gioco ma con i giocatori diversi. Chissenefrega, pensi, se Cristiano Ronaldo ha lasciato il Real Madrid o se Donnarumma gioca nella Juventus. Mentre pensi e ti domandi tutto questo, la sua manina cade su Fifa 17. Il cuore si ferma per un istante. A quel punto però, prima di crollare a terra acquista Civilization con le poche forze che hai.
Il geek è uno stato dello spirito. Non è una posa. E’ anzi come ti siedi sulla sedia, come vai in ansia quando non sai tutto di quella cosa, come vorresti smontare e rimontare tutto. Sono quelli che collezionano le figurine, che leggo le didascalie, che vanno matti per gli insetti e le classificazioni. Non hanno una forma, non sono né belli e né brutti (spesso sono un po’ stropicciati ma è solo pigrizia), non è vero che non amano lo sport o sentirsi in forma. Non sono un luogo comune da serie americana. Non sono diversi da te. Sono una piccola parte ma gigante di ciascuno di noi.