“Per individuare le azioni necessarie per coinvolgere un sempre maggior numero di donne l’Associazione, insieme ad altri sette partner attivi in Europa, sta gestendo un importante progetto WA4E – Women Angels for Europe’s Entrepreneurs – coordinato da Business Angel Europe e sostenuto e finanziato dall’Unione Europea, di cui presenteremo i risultati nei prossimi mesi”.
Paolo Anselmo, presidente di IBAN (Italian Business Angels Network), ha chiaro il fatto che la crescita delle donne come business angel, in termini numerici e di capacità di investimento, può fare la differenza. Per questo anche la divisione italiana dell’associazione ha deciso di aderire al progetto, che vede coinvolte anche Belgio, Francia, Portogallo Spagna e Regno Unito.
Il progetto si pone l’obiettivo di fotografare la situazione in Italia e nei principali mercati europei e di individuare le azioni necessarie per coinvolgere un maggior numero di donne tra i business angel. La ricerca si svolge attraverso un breve sondaggio online, rivolto a tutte le donne attive in questo settore, e i risultati saranno gestiti dalla Cass Business School, una delle principali istituzioni accademiche del Regno Unito. Tutte le donne che prenderanno parte a questo sondaggio avranno accesso in anticipo ai risultati e saranno invitate a partecipare a conferenze, eventi e workshop relativi all’angel investing, in base ai loro interessi. Queste azioni dovrebbe creare un circolo virtuoso di sviluppo della partecipazione della componente femminile nell’industria dei business angel.
Un primo passo in questa direzione è stata la tavola rotonda di ieri pomeriggio, a cui hanno partecipato investitrici, imprenditrici, startupper e che ha fatto seguito alla presentazione della Survey IBAN 2016, condotta dal professor Vincenzo Capizzi dell’SDA Bocconi presso la sala convegni di PwC a Milano: investimenti angel in crescita nel 2016 per un totale di 24,4 milioni di euro suddivisi in 52 società emittenti, rispetto ai 20,9 del 2015. Ma la notizia è la rappresentanza della componente femminile: le donne business angel costituiscono infatti il 23% sul totale del campione. E’ tanto, è poco? L’angel investing è simile o diverso per le donne business angel? E ancora: quali ulteriori step si possono compiere per coinvolgere e valorizzare le donne come business angel? Queste le domande della tavola rotonda, moderata da Francesca Natali, managing partner di Zernike Meta Ventures Spa.
La necessità di guardare alle competenze più che al genere e il networking come prima risposta efficace per “incidere” nel panorama imprenditoriale e finanziario sono le risposte condivise. Il fatto che nel nostro Paese le donne scontino un ritardo culturale tale per cui imprenditrici e startupper si trovano a dover mettere in gioco risparmi e buonuscite per finanziare la propria iniziativa per una maggiore difficoltà a chiedere e ottenere finanziamenti di altro genere anche. Su questo punto c’è chi, business angel dopo un passato importante come socia e amministratore delegato alle vendite e marketing di una società operativa nel settore delle macchine automatiche, ritiene che questa condizione di partenza non penalizzi le risorse valide, ma in qualche modo costringa a dare il meglio in una sorta di selezione darwiniana. Chi invece auspica interventi mirati per superare più velocemente il gap culturale che ha portato startupper, oggi affermate ma che partivano da zero, a ottenere i primi finanziamenti dalla famiglia convertendo in capitale quella che sarebbe stata “la dote” per un eventuale matrimonio. E chi sostiene che investitrici donne siano maggiormente in grado di comprendere, e quindi finanziare, imprese il cui core business è un prodotto o servizio dedicato prevalentemente a un pubblico femminile.
Al di là di un condiviso appello a rivedere i modelli culturali che, specialmente in Italia, cominciano già nella prima infanzia, per cui, come raccontava un’imprenditrice “se io lavavo i piatti dopo pranzo era normale se lo faceva mio fratello i miei genitori gli davano i soldi”, l’individuazione di strumenti ad hoc per superare oggi il divario almeno quantitativo tra imprenditrici e investitrici e i corrispettivi maschili, per adesso è un work in progress. Ben vengano, quindi, gli appuntamenti per discutere come promuovere e diffondere la cultura dell’angel investing al femminile. Fondamentale è poi che le donne che fanno parte dell’industria si siedano anche ai tavoli dove si discute di progetti concreti. Come nel caso dell’evento di giovedì 29 giugno, in cui Fondazione Cariplo e Microsoft lanceranno un nuovo fondo per le startup da 100 milioni di euro. Alla tavola rotonda parteciperà oltre a Carlo Purassanta ad di Microsoft, Carlo messina ceo di Intesa Sanpaolo, Fabio Gallia ceo di Cdp e Giuseppe Guzzetti presidente di Fondazione Cariplo, anche Paola Bonomo, business angel italiana.