Prisca Amori ha capito che la musica sarebbe stata il suo destino quando aveva solo 3 anni e mezzo. A quell’età però si è ancora troppo piccoli (fisicamente parlando) per poter suonare molti strumenti. Ma non per il violino che può essere fabbricato su misura. “È stato quasi come se lui avesse scelto me”, ricorda la violinista che oggi di anni ne ha qualcuno in più ed è diventata primo violino, collezionando esperienze con grandi orchestre, artisti contemporanei e persino con Ennio Morricone. Eppure raggiungere questo traguardo non è stato semplice. “Chi aspira al ruolo di primo violino deve, di solito, scegliere tra carriera e famiglia. E, soprattutto se sei donna, devi dimostrare di avere doti da leader e di saper fronteggiare colleghi che, un po’ per l’età e un po’ per i pregiudizi, non credevano che tu possa avere la stoffa per ricoprire quel ruolo”.
Per quale motivo le donne primo violino sono ancora così poche?
Perché si tratta di un percorso di carriera simile a quello delle manager: fatto di tante ore al lavoro e di continui spostamenti, soprattutto se, come me, sei una freelance. Nessuno ovviamente ti obbliga a scegliere tra carriera e famiglia ma ritmi di questo tipo rendono la decisione quasi naturale. Tuttavia devo dire che negli ultimi anni stanno aumentando le donne che intraprendono la carriera concertistica.
C’entrano qualcosa anche i pregiudizi?
Si e no. Nel senso che i pregiudizi io li ho incontrati solo in alcuni ambienti e in alcune persone. Altrimenti la bravura individuale viene sempre e comunque prima del genere.
Puoi farci qualche esempio?
Penso, per esempio, a quando ho lavorato come primo violino in Rai per la trasmissione “Ti lascio una canzone”. Alcuni colleghi, in particolare quelli più anziani, condividevano il pregiudizio secondo il quale chi arriva a lavorare in televisione, ha sicuramente dalla sua qualche “amicizia” o “simpatia” con persone che contano. E questo, secondo loro, valeva soprattutto per le donne. Io personalmente ho lottato molto contro questa idea, cercando di far capire che le colleghe erano state scelte perché capaci.
E nei tuoi confronti hai mai notato atteggiamenti, diciamo, di diffidenza?
Come dicevo, essere primo violino richiede un certo carisma e soprattutto la capacità di essere autorevoli. E devo ammettere di aver conosciuto alcuni produttori e musicisti che, prima di conoscermi, mi guardavano con diffidenza perché non mi credevano capace del piglio giusto. Con altri invece c’è stata una sintonia immediata, come con Morricone. Lui per esempio è una persona a cui interessa solo la bravura. Essere uomo o donna è ininfluente.
Qual è stata l’esperienza lavorativa più impegnativa che hai avuto?
Se penso agli ultimi anni sicuramente Harry Potter in concerto con l’Orchestra italiana del cinema perché è stato un lavoro con un livello tecnico molto alto, anche perché unire due arti – la musica e le immagini – è sempre molto difficile.
Come concertista che cosa pensi dei cine-concerti?
Penso che in un periodo in cui ai concerti di musica classica vanno sempre meno persone, questo sia davvero un buon modo per avvicinare il pubblico e tenere vivo il nostro mondo. Questo settore – come anche tutti quelli che rientrano nella grande branca dell’arte e della cultura – ha risentito particolarmente della crisi economica e credo che unire le varie arti possa essere la strada giusta per uscirne.
Per gli appassionati di Harry Potter il video del cine-concerto: