I vaccini e i farmaci contro le malattie croniche renali. E 4 scienziati selezionati tra i finalisti della 12° edizione di European Inventor Awards 2017, che ha l’ambizione di essere una sorta di “oscar” dell’innovazione che l’ente europeo dei brevetti rilascia ai migliori ricercatori che hanno saputo fare della ricerca scientifica un patrimonio dalle ricadute concrete, sia in Europa che nel resto del mondo. E fra questi quattro, ci sono due donne.
Quest’anno, poi, la cerimonia di premiazione si terrà, proprio il 15 giugno, all’Arsenale di Venezia (simbolo dei traguardi economici e ingegneristici del genio italiano del XVII secolo, cui ha offerto il suo contributo un giovane Galileo Galilei). Quest’anno, poi, i quindici finalisti selezionati (tre per ognuna delle cinque categorie: Industry, Research, SMEs, Non-Epo Countries, Lifetime Achievement) provengono da nove Paesi: Francia, Germania, Italia, Olanda, Marocco, Svezia, Svizzera, Regno Unito, Usa.
Per l’Italia, dunque, si aprono buone possibilità di successo per Rino Rappuoli e Giuseppe Remuzzi, insieme a Ariela Benigni e Carlamaria Zoja.
Nella categoria Lifetime Achievement – che in passato ha già visto la premiazione di uno scienziato italiano, Federico Faggin, per l’invenzione del microchip – quest’anno, a rappresentare l’Italia, ci sarà, appunto Rino Rappuoli, 65 anni, ritenuto il padre della moderna vaccinazione, per aver rivoluzionato le regole di sviluppo dei vaccini. Rappuoli è stato anche il primo scienziato a brevettare i vaccini utilizzati attualmente per ogni ceppo di meningococco causa delle meningite. Ed ora sta lavorando su quelli contro il virus respiratorio sinciziale (causa principale di infezione del tratto respiratorio inferiore nei bambini) e contro il citomegalovirus.
Giuseppe Remuzzi, 68 anni – insieme ad Ariela Benigni e Carlamaria Zoja, entrambe 61 anni – concorreranno nella categoria Industry. Considerato un’autorità mondiale nel campo della Nefrologia, Remuzzi ha scoperto che l’utilizzo di alcuni inibitori enzimatici (Ace inhibitors) già utilizzati per curare l’ipertensione, potevano apportare benefici anche per il trattamento dei malati affetti da insufficienza renale cronica evitando loro la dialisi. Un’intuizione alla base dei trattamenti clinici standard per oltre 200 milioni di pazienti al mondo affetti da malattie renali croniche e per coloro che hanno subito un trapianto di reni, intestino o fegato. Remuzzi è stato anche tra i fondatori dell’Istituto di Ricerca Mario Negri, ed è attualmente lo scienziato italiano con il maggior numero di citazioni al mondo.