Gli attacchi con l’acido? In Italia, dal 2013, sono triplicati (e in Europa va anche peggio)

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All’inizio, quella dell’acido gettato in spregio al volto delle donne, ci sembrava una pratica tristemente impastata a quella cultura barbara, incivile ed immensamente arcaica che ritenevamo del tutto “altra” rispetto a noi, che già siamo un Paese che non brilla per rispetto di (ex) mogli e fidanzate. Semplicemente – guardandola dall’alto verso il basso–  non ci riguardava.  Roba da Paesi  musulmani e, tutt’al più, in via di sviluppo.
Poi l’acido ha colpito,   in Italia, un’avvocatessa bella, giovane, brillante, libera e coraggiosa. E il mandante, non un immigrato venuto da lontano, ma un avvocato italiano, di quella generazione che si presumeva avesse fatto pace con la libertà delle donne. Poi la “coppia diabolica” della Milano benestante (e a farne le spese sono stati due giovani studenti, maschi e italiani) . Nel mezzo, troppi casi. Infine, Gessica, una miss Romagna combattiva a viso scoperto.

E così abbiamo fatto i conti. Proprio in Italia, i casi di attacchi con acido sono più che triplicati dal 2013 allo scorso anno. Sembra che l’acido stia diventando un’ arma terribile ed economica  nelle mani degli stalker. In Italia come in Europa.
Ecco le cifre. Negli ultimi 4 anni, in Europa , si è assistito ad un aumento del 120% degli attacchi con l’acido. A Londra tra il 2011 e il 2016 le aggressioni sono state 1500, 431 solo nell’ultimo anno con un aumento del 250% rispetto al precedente. In Italia, dove la maggior parte degli episodi (in controtendenza rispetto ad altri Paesi europei) ha matrice passionale, si è passati dagli 8 casi registrati nel 2013 ai 27 dello scorso anno. Lo dice l’avvocato Lorenzo Puglisi, presidente e fondatore dell’associazione Sos Stalking (il primo sportello online in Italia per fornire assistenza legale e psicologica alle vittime di atti persecutori). Il quale sottolinea che «Il rischio più grave è l’emulazione, pertanto, non esistendo un antidoto per arginare il fenomeno nel breve periodo, non resta che lavorare sulle coscienze dei più giovani».

Intanto, c’è lo stalking – con comportamenti ossessivi di controllo e d’intrusione nelle vite degli altri (soprattutto delle donne), dietro oltre il 90% di un campione vasto di omicidi commessi di recente nel Regno Unito. Lo dimostra una ricerca durata 6 mesi e realizzata dall’università britannica di Gloucestershire.
Lo studio ha preso in esame 358 delitti, il 94% dei quali  – si è potuto appurare – risulta essere stato preceduto appunto da stalking.
A illustrare i dati è stata chiamata anche Rachel Griffin, responsabile del Suzy Lamplugh Trust, ong intitolata a una vittima di  “femminicidio”, che collabora con la polizia e le autorità su questo terreno. E Griffin ha denunciato come insufficienti tanto gli strumenti normativi quanto l’attitudine investigativa per reagire in tempo a comportamenti persecutori che talora sfociano poi in fatti di sangue.  «Lo stalking – ha detto Griffin – è una ossessione che può crescere gradualmente in termini di pericolo e intensità… e che va affrontato precocemente.  Per questo, agire su comportamenti iniziali considerati ancora minori può aiutare a salvare vite umane».
E in Italia come va?  Dal punto di vista legale, al momento, il legislatore italiano risponde ai crimini di sfregio con il reato di lesioni gravissime: pena prevista, la reclusione da 6 a 12 anni se dal fatto deriva lo sfregio permanente del viso. In Bangladesh ( dove i colpevoli sono ben protetti dall’omertà), quando li prendono, la nostra è la pena minima. Sulle coscenze bisogna lavorare. Ma sulle pene pure. Insomma, c’è ancora molto da fare.

  • katy |

    BISOGNA TOGLIERE GLI ACIDI DALLA VENDITA!!!!

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