Il concorso alla San Camillo di Roma per 2 medici non obiettori di coscienza ha riportato alla ribalta il tema del diritto all’aborto nel nostro Paese. Dove la legge c’è, mentre le condizioni per vederla applicata non ci sono sempre. Ma nel mondo? La fotografia scattata dalla ONG Center for Reproductive rights ci restituisce un planisfero diviso in due: l’aborto è un diritto riconosciuto in quasi tutti i Paesi del nord, mentre è negato nella maggior parte di quelli del Sud.
Poi, però, ci sono stravaganti eccezioni. Prendiamo la socialdemocratica, evoluta Finlandia: qui (si veda la mappa), il diritto all’aborto vale quanto in India. Come è possibile? Semplice: un conto è la legge, un conto è la sua applicazione. Il diritto all’aborto può essere limitato da vincoli burocratici, da regolamenti astrusi, da metri e metri di giustificazioni da dover presentare. Anche la mancanza di ginecologi disposti ad assistere le donne che scelgono di abortire può diventare una limitazione del diritto di queste donne: vogliamo forse rischiare di vedere l’Italia scivolare tra i Paesi beige, anziché rimanere saldamente tra quelli a semaforo verde, per colpa dei troppi obiettori? Persino i costi economici delle procedure mediche, possono limitare i diritti: nel 2009, per esempio, la Corte Suprema del Nepal stabilì che la legge nazionale sull’aborto non era stata implementata correttamente poiché il costo dei servizi (quelli legali) di aborto erano talmente alti da rendere di fatto impossibile l’accesso alla media delle donne del Paese.
Nella macchia verde della mappa dell’Europa stride anche l’arancione della Polonia, che ha lo stesso colore – quindi lo stesso grado di applicazione del diritto all’aborto – del Pakistan, dell’Algeria o dell’Arabia Saudita. “Health Preservation”, dice la legenda: qui l’interruzione della gravidanza è possibile solo se nuoce alla salute della madre. Quella fisica, si intende: la salute psicologia, a quanto pare, a certe latitudini non ha alcun diritto di cittadinanza.
Ma la vera onta, sulla modernità dell’Europa, è la macchia rossa dell’Irlanda: dove rosso sta per diritto negato. Qui, così come in altri 66 Paesi del mondo, il diritto all’aborto semplicemente non esiste. Tra Brasile, Messico, metà Africa e Indonesia, in questi 66 Paesi vive circa il 25,5% della popolazione mondiale. Un quarto delle donne del mondo alle quali non viene data scelta. E per una volta, cattolici e musulmani sono parimenti (mal) rappresentati.
Per fortuna, ci sono le sorprese positive: la Cina, per esempio, che limita i diritti di espressione politica ma non quelli delle donne che non intendono diventare madri. Oppure il Sudafrica. Persino il Mozambico è al passo coi tempi, così come lo sono la Turchia e la Tunisia. La strada resta però lunga: nel 2008 si sono contate 47mila donne morte per aborti clandestini. Sulla coscienza del mondo pesano ancora troppe vittime.