La palla da tennis è una sfera di gomma ricoperta di feltro, di solito giallo. Ha in diametro di poco più di 6,5 centimetri. Quante ne hai colpite nella tua carriera? Non ci hai mai pensato, ma diresti miliardi, non milioni.
La palla da tennis pesa meno di 60 grammi. Ma quella che hai in mano sembra di diversi quintali. Nessuna palla che hai mai sollevato è mai stata così pesante, ne sei certo.
Peccato che nel tennis non esista il pareggio. Ti viene da pensarlo mentre la palla compie il suo arco stretto sopra la tua testa, e mentre la scagli con tutta la forza che puoi verso la linea centrale di Rafa Nadal.
Una divinità del tennis, il fato, la fortuna o chi per essi ha deciso che ci foste tu e lui, in questa finale. Quante volte vi siete trovati a giocare contro? Questa è la trentacinquesima volta, nemmeno un’enormità, un’epica costruita in trentacinque episodi. E la gran parte li ha vinti lui: ventitré volte, venti in finale, otto in finale del grande slam. A te sono andate solo le prime due di Wimbledon.
La sua risposta è fiacca, sul dritto. Apri il movimento del braccio più che puoi, colpisci la palla. Non è solo forza, no, la forza è quella di Rafa, tu ci metti altro, ci metti davvero tutto te stesso. Nel momento stesso in cui la racchetta impatta la pallina, capisci che Rafa non ci arriverà. Ora tutto dipende dalla traiettoria del colpo. Deve superare la rete. E cadere in campo.
E la palla supera la rete.
Questa sarà la vostra ultima finale. Non lo dici ma non smetti di pensarci. Hai trentacinque anni, quando hai iniziato a giocare, molti dei tuoi avversari di oggi facevano l’asilo. O non erano nati. Il tuo primo torneo ATP Master Series l’hai perso contro Andre Agassi, per dire. Hai interrotto la striscia di Pete Sampras sull’erba, sempre per dire. Eppure, non ti hanno mai messo tanta pressione come per questa partita. Come su questo colpo.
La pallina cade vicino alla riga. Dentro o fuori? Non lo sai. La faccia di Rafa sembra dire che poco importa, lui si è arreso. Se non sarà questo colpo, sarà il prossimo. Per te non è la stessa cosa. Vuoi che sia questo, una volta avreste atteso il responso dell’arbitro, e sul sintetico dell’Australian Open era il più difficile, niente segni come sull’erba di Wimbledon o sulla terra rossa del Roland Garros.
Adesso c’è la tecnologia, e lo scambio viene proiettato sui maxi schermi del campo centrale di Melbourne. Tutti, ma proprio tutti trattengono il fiato. Tu per primo. Un secondo e saprai se hai vinto.
La palla è dentro.