Addio a George Michael. Oggi il Pop perde il Pop.

images-1Da dove si comincia a parlare di lui? Francamente non saprei proprio dirlo, e mi trovo anche in imbarazzo a volerlo fare. Dalla sua musica, dalle sue canzoni? Da quel mito degli anni ’80, quando bellezza e straordinario talento potevano coesistere insieme? Amato dalle ragazzine di tutto il mondo, sex symbol per una generazione di teenager tra le quali annovero a pieno titolo anche mia sorella? Da dove si comincia a parlare di lui? Dai 100 milioni di dischi venduti in 40 anni di carriera? Dalla sua voce? Incantevole, leggera, potente senza mai essere pesante. Con quel falsetto dosato solo per tenere alcune note in aria, come una corda sospesa su cui in equilibrio perfetto camminava il talento. E noi, giù, col naso in aria a guardare.

Da dove? non saprei proprio, giuro. Da dove si comincia a parlarne? Dalla seconda fase della sua storia artistica? Inziata con quel coming out forzato, seguito a quell’arresto nel 1998, in un bagno pubblico, adescato da un poliziotto in borghese per “condotta immorale”. Da come quell’evento divenne l’occasione per rompere il muro di una ipocrisia sull’omosessualità ancora presente nel mondo della musica, dove una pop star sexy poteva essere solo eterosessuale? Dalla canzone e soprattutto dal video che nacquero da quell’arresto? “Outside”, un piccolo capolavoro di ribellione pop ambientato proprio in un bagno pubblico, storico coming out musicale dove due poliziotti alla fine si baciano sulla bocca.

rs_600x600-161225152558-634-george-michael-obit4Dalla sua storia personale, così indissolubilmente avvolta alla sua carriera di cantautore di alto livello, così come accade solo ai talenti di prima grandezza? Dalla maturità con cui attraverso il pop ha raccontato la sua vita, le sue idee, i suoi problemi, i suoi amori. Le sue coraggiosissime fragilità di uomo e di uomo omosessuale?

Si dovrebbe forse cominciare a parlarne da quello che ha rappresentato lui, con la sua storia di uomo e il coraggio di raccontare apertamente la sua sessualità, per la comunità gay di tutto il mondo? Forse sarebbe giusto così, fare emergere subito la potenza con cui alcune sue canzoni hanno davvero descritto il percorso di molti. Per la prima volta rappresentati nella musica, senza allusioni o metafore. E penso ad album come Older, o Patience, in cui un uomo maturo racconta se stesso, il proprio mondo, fino al dolore di vedere morire il proprio compagno.

mte1oda0otcxndy5ndczmjkzNon lo so. Non lo so davvero. Non so da che parte si dovrebbe cominciare a parlarne. In fondo io non sono un critico musicale. So solo quello che ho ascoltato di lui, perchè mi piaceva, perchè lo amavo. E nemmeno sono un fine storico o analista del movimento lgbt internazionale o della pop colture, per poterne descrivere davvero i cambiamenti dovuti alla sua musica.

Facciamo così. Comincio dal suo nome, visto che ancora non l’ho scritto. Lui si chiamava George. Geroge Michael. Aveva un talento e una voce straordinari. Una passione e un coraggio che non ha risparmiato. Mai. Nel bene e nel male, in maniera disarmante, non ha nascosto la sua vita, le sue idee. Ha messo tutto in musica, in modo meraviglioso. Ha fatto di ciò che lui era, un’idea pop, senza alleggerirla, senza giustificarla, senza renderla piacevole per assecondare qualcuno. Ha fatto sognare milioni di ragazzine, e dato voce a tanti uomini che nella sua storia si sono sentiti anche raccontati.

2016-12-26-14-33-18-184538597Comincio da un mio ricordo, che parte dalla mia cucina. Anni 80. Prima media forse. Studio storia sul sussidiario mentre mamma prepara la cena, come spesso facevo. “Patriziaaa! Abbassa la musica che tuo fratello deve fare i compiti”. Mia sorella fa capolino dalla porta della camera “Uffa! Quanto ti manca?”. “Non mi dà fastidio, non abbassare, tanto ho quasi finito”.

La porta si richiude. Careless Whisper riprende a suonare, per la decima, undicesima, dodicesima volta. Mia sorella ci canta sopra e sogna chissà quali amori a venire. Io ci canto sopra e ripeto la lezione del giorno dopo. Mia madre ci canta sopra, mentre gira il sugo domandandosi se sia giusto di sale. Colonna sonora di quel giorno e di molti altri. Oggi, il pop perde il pop, e tutti e tre, salutiamo quel ricordo, quella musica e quella storia, con un triste grazie, ed un sincero sorriso. E finisce così, alla fine di Natale, la fine del 2016.