“Nel rugby cede l’agonismo individuale, il virtuosismo del singolo, per lasciare il posto all’ascesa del gruppo nel quale le competitività prima si compongono, poi si fondono, risolutive, secondo schemi prestabiliti, traducendo i contributi e le capacità di tutti nella storia dell’evento. È questa vita di gruppo una caratteristica specifica del rugby; viverla significa tendere verso quella finalità formativa che sta tanto a cuore alle comunità sane, perché questa finalità ha come supporto una genuina educazione alla socialità, scrivono Giannino Scuderi e Aldo Invernici in Sport e personalità valore educativo dello sport – Il gioco del rugby.
Il forte senso di squadra è, quindi, già intrinseco nello sport del rugby, noto per essere forse l’unico sport che prevede alla fine del match il ‘terzo tempo’: bicchierate in allegria a squadre unificate, vere e proprie feste che contribuiscono a creare legami non solo tra i membri della squadra ma anche con le squadre avversarie. Eppure ci sono volte in cui anche sport così fair sono capaci di stupirci in positivo. Domenica scorsa i rugbisty del Valcamonica e del Casalmaggiore, durante una partita fondamentale per il loro campionato di serie C ,hanno dato una vera prova di forza fisica e soprattutto di cuore.
Michele Prevedello del Casalmaggiore si infortuna. Arriva l’autombulanza e viene medicato. Alla ripartenza, però, la vettura resta impantanata nel fango a bordo campo e non si muove. A quel punto, senza pensare all’eventuale affaticamento muscolare, ai crampi, alla partita che si stava giocando, al risultato ancora incerto, gli atleti delle due squadre si sono rimboccati le maniche e grazie ad una mischia improvvisata di tutti i giocatori l’ambulanzaimpantanata è stata fatta ripartire.
Le due squadre hanno vinto contro la piena del Po che aveva inondato i campi la settimana precedente e contro le mediocri logiche del mercato sportivo che badano solo alla scalata in classifica, dimenticando troppo spesso quanto lo sport dovrebbe davvero mostrarci. Il fair play ha fatto meta. Un po’ come era successo nel caso del tredicenne Diego, che aveva sbagliato di proposito un rigore che non c’era. E’ dai campi della provincia che arrivano lezioni di gioco, di squadra e di sport.