“Surprise” and “Unpredictability” sono queste le parole che ha pronunciato questa mattina il Console Generale degli Stati Uniti, Philip T. Reeker, alla primissima colazione post-elezione che si è tenuta all’Hotel Gallia a Milano. Sorpresa che, a ben guardare, è dipinta anche sui volti dei presenti: la maggior parte di loro ha fatto le ore piccole e a fatica nasconde, dietro le espressioni assonnate, un pizzico di incredulità. E come biasimarli, mai come in questo caso la stampa e i media non hanno saputo cogliere il “feeling” dell’elettorato americano.
Tra un caffè (americano) e una bandierina rigorosamente a stelle e strisce, gli invitati si scambiano le prime impressioni: c’è chi non nasconde la delusione; chi parla di un duro colpo all’establishment; chi non la vede poi così negativa, dopotutto Trump ha una matrice liberale. Tutto viene però sussurrato, non ci sono esclamazioni o brindisi. I flute per lo spumante sono ancora tutti ordinati in fila sulle tovaglie immacolate. La sensazione è che rimarranno così, intonsi. In un’atmosfera quasi ovattata gli sguardi indugiano ancora sui risultati che, Stato per Stato, vengono proiettati sui maxischermi.
E allora più che del risultato delle elezioni si parla dei veri protagonisti di questo voto: i cittadini americani: sono loro che hanno deciso, loro che hanno stupito il mondo. E lo hanno fatto in lunghe file sapendo che, soprattutto negli swing States, ogni voto avrebbe contato. Il Console Generale, nella sala conferenze gremita, sceglie quindi di rimandare a un momento successivo ogni riflessione sui risultati e sulle implicazioni di queste elezioni e preferisce rassicurare sulla continuità e ricordare, con le parole di Franklin Roosvelt, che proprio il libero esercizio del diritto di voto è la più alta espressione di democrazia che un paese possa avere.
I microfoni si spengono accompagnati dal doveroso applauso. Tre sagome di cartone aspettano chi esce dalla sala, sono Donald Trump, Hillary Clinton e, un po’ più sgualcita, la sagoma di Barack Obama. Scatta il momento selfie e non stupisce che Obama dia ancora parecchio filo da torcere al suo successore. Dopo tutto lo stesso Console Generale ha ampiamente ricordato nel suo discorso il grande ruolo che le sue riforme hanno avuto negli ultimi anni. Per chi vuole immortalare questo momento unico c’è anche un cartello con scritto #lamericadecide. E che cosa deciderà l’America dopo questo voto, forse ancora nessuno lo sa.