La parità di genere avanza anche nel mondo emergente. Timidamente, a piccoli passi, ma avanza. Prendiamo l’Asia. Ultimamente l’altra metà del cielo, da queste parti, ha portato a casa almeno quattro conquiste.
La prima: nelle Filippine le donne sono di più degli uomini tra i ricercatori accademici. E tra le 2.100 istituzioni di alta specializzazione del Paese, università incluse, le donne ai vertici sono il 39%. Una percentuale da far invidia anche ad alcune delle più blasonate nazioni occidentali. nelle posizioni che contano nelle università del Paese.
La seconda: in Cina il 55% degli imprenditori che animano il promettente mondo del business digitale del Paese è donna. per ogni Jack Ma di Alibaba, insomma, c’è una Zhou Qunfei (l’anno scorso si aggiudicò il primato di donna più ricca del Paese grazie alla sua fabbrica di componenti per Apple e Samsung).
La terza: in Pakistan uno degli eroi a fumetti più famosi è un’insegnante, donna, che di giorno fa la maestra e di notte sconfigge orde di talebani oscurantisti che vogliono far saltare in aria la sua scuola. Il nome della serie? (non ridete) Burka Avenger
La quarta: in Indonesia c’è una associazione di donne professioniste – avvocate, manager, ricercatrici – che si incontrano per discutere di empowerment, di leadership, di pari opportunità. Associazioni come queste, in Italia, ce ne sono parecchie, e in Europa ancora di più. Solo che qui si chiama “Hijabers”: portatrici di hijab, indossatrici di velo, insomma. A dimostrazione che la liberazione delle donne arabe non passa necessariamente dal velo, ma dalla testa che c’è sotto.