Stiamo tutte lì con il naso all’insù. Le donne nei cda delle società quotate e pubbliche sono al 30% per legge, ora mancano nelle posiziondi vertice, fra gli executive. Tutta colpa del soffitto di cristallo, che in poche riescono a sfondare. Ma il soffitto di cristallo, in realtà, è molto più basso di quello che pensiamo. A rivelarlo è uno studio di LeanIn.org e McKinsey, secondo il quale per ogni 100 giovani donne promosse da una posizione di ingresso al mondo del lavoro a manager, gli uomini promossi sono 130. “Le donne di scontrano con il soffitto di cristallo ben prima di quanto la gente pensi” commenta Rachel Thomas, presidente dell’associazione LeanIn, fondata dal coo di Facebook Sheryl Sandberg, e aggiunge: “Mentre gli uomini sono già in gara le donne iniziano ad incontrare i primi ostacoli appena fuori dai cancelli di partenza”.
Il campione della ricerca è tutt’altro che ridotto: lo studio ha monitorato i dipendenti di 132 società, tra cui colossi come General Motors, Visa, Procter & Gamble e la banca d’affari Morgan Stanley, per un totale di 34mila persone. Il risultato? E’ emerso che le donne chiedono una promozione o un avanzamento di carriera solo poco più frequentemente degli uomini, più spesso degli uomini vengono definite “bossy” e “aggressive” quando lo fanno e meno spesso degli uominiricevono consigli su come migliorare il proprio lavoro. Il tutto si traduce in carriere molto più lente per le donne.
Dei risultati mi ha stupito il fatto che le donne chiedano. Uno dei problemi che bloccavano la carriera delle donne, a detta di molti esperti, era, infatti, che non chiedessero. Tanto cheLinda Babcock e Sara Laschever avevano scritto il libro, qualche anno fa, dal titolo “Le donne non chiedono”. Qualcosa, però, deve essere cambiato, tanto che in settembre leggevo sul Guardian un articolo dal titolo “Women ask for pay increases as often as men but receive them less, study says”.Dallo studio della University of Wisconsin in US e della University of Warwick and Cass Business School in UK in questione, risultava che uomini e donne chiedono un aumento con la stessa frequenza, eppure le seconde ottengono con meno frequenza ciò che chiedono.
“Non avevamo idea di quali sarebbero stati i risultati della ricerca. Di fronte a quanto emerso, credo che dobbiamo accettare che ci siano alcuni elementi discriminatori nei confronti delle donne”.
Ha commentato il co-autore della ricerca Andrew Oswald, professore di economica all’Università di Warwick.
Tornando allo studio di LeanIn sulle carriere, viene sottolineato ancora una volta l’influsso che ha sulla professione il fatto che il carico di lavoro familiare sia ancora in gran parte sulle spalle delle donne. Non una novità questa, eppure c’è un’evidenza in più che fa riflettere: se fra le donne che dividono equamente i lavori di casa con il partner, il 43% aspira a posizioni di senior manager, la percentuale si abbassa al 34% tra le donne che portano su di sé il carico familiare. Come a dire che il fardello dei lavori di cura tarpa anche le ali alle ambizioni, non solo rende più difficile il cammino.
Eppure la diversity resta una delle 10 priorità per il 78% delle società interpellate. Un dato ben superiore a quello di una ricerca simile del 2012, quando le aziende impegnate su questo fronte erano all’incirca una ogni due. In Italia un manifesto da far sottoscrivere alle aziende su questi temi ancora non esiste, ma potrebbe essere un’iniziativa interessante da parte della ministra per le Pari opportunità, Maria Elena Boschi, sull’esempio delle iniziative prese dalla Casa Bianca, come il
White House Equal Pay Pledge.