Carrefour investe sui talenti femminili. La responsabile delle risorse umane del gruppo francese in Italia, Paola Accornero, racconta i programmi in atto a favore della popolazione femminile di Carrefour a dimostrazione di come vengano combattutti gli stereotipi e le discriminazioni. E sulla pubblicità, che ha fatto discutere nei giorni scorsi e di cui ho scritto, dice: “Devo dire che ci è dispiaciuto che questa pubblicità sia stata interpèretata come discriminante verso le donne. Non era affatto nelle intenzioni di chi l’ha prodotta. Faremo tesoro dei commenti ricevuti per la comunicazione futura”.
Tornando al gruppo in Italia, l’hr director di Carrefour Italia sottolinea che le percentuali di donne sono in linea con quelle di Carrefour in generale: “In Italia su 20mila dipendenti il 60% sono donne, come accade solitamente nella grande distribuzione. Le donne rappresentano poi il 30% dei nostri manager. Una percentuale che ci poniamo l’obiettivo di migliorare nei prossimi anni e stiamo lavorando sia sul fronte della selezione sia della crescita interna di carriera proprio con questo obiettivo”
Cosa state facendo in concreto?
Abbiamo lanciato già da due anni in Italia un programma intitolato “Women leaders”, con attività che puntano a far crescere le donne nella carriera, a sviluppare role model positivi in azienda, a lavorare sulle competenze, a sviluppare un network sia interno sia esterno al gruppo. A quest’ultimo riguardo abbiamo creato un progetto specifico intitolato “Le donne di Carrefour”, per il quale abbiamo siglato una partnership con l’associazione Valore D. Non solo. Nel 2015 l’amministratore delegato del gruppo in Italia, Eric Uzan, ha siglato il protocollo dell’UnWomen “Women empowerments principals”.
Avete già ottenuto dei risultati?
Già quest’anno abbiamo promosso diverse donne a livello di leadership. I risultati iniziano ad arrivare, ma si tratta di un processo che richiede tempi medi.
Qual è la percentuale di donne nei riporti diretti dell’amministratore delegato?
Al momento è di una su otto. Solo io riporto all’ad. Ma anche su questo vogliamo lavorare per il futuro. Abbiamo un programma di mentoring, ad esempio, proprio per sviluppare la leadership delle donne manager e professional. Non si tratta, peraltro, di un’iniziativa sporadica, ma fa parte di un progetto più complesso a livello internazionale. Nel novembre 2015 c’è stata una convention mondiale dedicata alle donne del gruppo: Women leaders, che si è svolta a Parigi. E poco prima il gruppo Carrefour ha lanciato un’iniziativa a livello mondiale “Carrefour celebrate diversity”, che coinvolgere collaboratori per sviluppare una cultura di lavoro inclusivo contro gli stereotipi sia nelle sedi centrali sia nei singoli punti vendita. Questo progetto sarà l’occasione anche per raccogliere idee dei collaboratori e le 40 migliori saranno l’oggetto di un think tank nel gennaio 2017 e saranno la base delle azioni che porteremo avanti l’anno prossimo.
Esiste una parificazione fra matrìmonio e unioni civili, anche per la licenza e il trattamento del partner?
Non abbiamo in alcun modo un trattamento discriminatorio tra matrimoni e unioni civili. Non parliamo di moglie e marito, ma di partner. Non c’è ancora un’equiparazione a livello di licenza matrimoniale, ma questa potrebbe essere una delle proproste che scaturiranno dal progetto di cui parlavo. Qualche passo in questa direzione lo stiamo già compiendo: ad esempio la carta sconto del dipendente può essere intestata anche a un familiare, che non sia strettamente moglie o marito.
Avete programmi di welfare aziendale specifici?
Ci sono già, ad esempio, un centinaio di persone della sede centrale che lavorano in remote working. E poi fra i flexible benefit per la popolazione manageriale abbiamo anche il rimborso aziendale per spese di babysitter o assistenza agli anziani.