Il dibattito fra Hillary Clinton e Donald Trump ha acceso la fase finale delle elezioni presidenziali Usa e Fatherly, la bibbia del modern parenting statunitense, ha deciso di realizzare un’indagine che potesse fotografare le priorità e le attese dei genitori presto chiamati alle urne.
Emerge innanzitutto il pessimismo, così poco americano agli occhi di un europeo. Oltre il 44% degli intervistati sono convinti che il futuro che aspetta le nuove generazioni sarà peggiore di quello vissuto dai genitori e solo poco più del 20% immagina giorni migliori, mentre quasi il 35% si augura che le cose rimangano come sono adesso. Forse una visione così preoccupata del futuro è connessa alle sfide che la prossima generazione dovrà affrontare. La più importante di tutte, stando ai risultati dell’indagine, sarà quella della sostenibilità ambientale per almeno un 32% dei genitori intervistati; seguono compattamente, con percentuali fra il 17% e il 13%, sicurezza nazionale, educazione, sanità, giustizia e equità. Guardando all’immediato, le questioni che preoccupano maggiormente i genitori statunitensi sono tutte legate al lavoro, e le prime sono la capacità di garantire ai figli un’istruzione di qualità elevata, la possibilità di conciliare lavoro e famiglia, e di saperla supportare economicamente.
Quali di queste preoccupazioni non sono anche nostre? Perché nella vita dei genitori c’è anche ciò che ci si può permettere economicamente, oppure no. Prima vengono le scuole e le attività a contorno, dopo i viaggi studio all’estero e le università, il supporto all’inserimento lavorativo e tutto quello che impedisce a molti dei giovani di avere indipendenza prima dei 30 anni. C’è anche la prevalenza del modello di famiglia nucleare, con entrambi i genitori che lavorano e che nel 58% dei casi, secondo Ipsos, non passano più di 2 ore al giorno con i propri figli. E chissà perché la conciliazione sta diventando un tema centrale per le famiglie?
L’indagine di Fatherly può insegnarci che il cambiamento avviene anche sapendo mutare gli atteggiamenti pubblici e le domande che facciamo alla politica e alle istituzioni. Non so se Trump o Clinton prenderanno in considerazione le istanze di quel sondaggio, ma sicuramente, anche in questo caso, siamo tutti americani.