Non importa come mi chiamo, importa quello che faccio.
Oggi è il 1° gennaio, e io sono costretto a venire in questo posto dimenticato da dio e dagli uomini, Calice di Racines, per effettuare un test. Che fa un freddo dannato, il fiato in nuvola, e a togliermi i guanti per suonare il campanello ho paura che mi si stacchino le dita. Però ci sono cose che vanno fatte, cose giuste, e oggi tocca a me. Davvero questo qua, questo Alex Schwazer, pensava di fare quello che voleva?
Me lo ricordo nel 2008 a Pechino che sembrava che volasse, e poi la sua faccia nella pubblicità della Kinder, che parlava che sembrava il fratello di Heidi, e mi ricordo lui e Carolina, belli e giovani, c’era da invidiarli. Aveva tutto.
Gli hanno preso le misure, soprattutto i Russi. Abbiamo tutti i dossier nei nostri file, insomma sono stati bravi eh. E lui si è adeguato, ha voluto essere aiutato, ma deve essersi adeguato male, perché lo abbiamo beccato subito, bisogna saperle fare certe cose, chiedere gli aiuti giusti. Tre anni e nove mesi di squalifica, c’è da mettere la parola fine a una carriera. Lui ha fatto tutto quello che ci aspettavamo. Fino a un certo punto. Poi ha ammesso, e non si fa mai. Mai. Ha pianto, ha chiesto scusa, poi per fortuna è sparito. Ed è rimasto solo, anche questo ce lo aspettavamo.
E cosa fa questo deficiente? Ritorna. Non va a fare l’agricoltore, l’allevatore, qua nella valle ci son solo delle mucche. Ritorna e chi lo allena? Quel rompicoglioni di Sandro Donati. Uno che ce l’abbiamo nel mirino da anni, che se potessimo avere davvero le mani libere…
Per vincere le Olimpiadi non c’è bisogno di doping. Vi rendete conto di cosa diceva questo? E noi? Cosa faremmo, poi? E tutti i milioni degli sponsor dove finirebbero, eh? È proprio il fratello di Heidi, ed è ora che lui faccia “ciao” alla marcia e a tutto il mondo dello sport, altro che caprette. E glielo abbiamo detto, abbiamo fatto chiamare Donati, stia calmo, lasci vincere questo, o quello, i cinesi allenati da Sandro. Niente. A Roma ha voluto arrivare primo. E voleva l’oro a Rio. Ma scherziamo?
«Questo crucco lo dobbiamo demolire a mazzate» il dottore è stato chiaro. «Ce lo dobbiamo inculare.» Non sa che ora sta per cominciare il suo incubo, la peggior cosa che possa succedergli. La provetta parte per Colonia, subito. Certo, i laboratori non sono aperti oggi, ci sarà un po’ più di tempo. E non voglio che ci siano problemi, io ci scrivo Racines sopra, così mi ricordo dove ho passato questo capodanno, e con chi.
Mi sa che devo arrendermi, mi tolgo il guanto, soffio sulle dita. Suono il campanello. Ecco. Mi apre proprio lui, il fratello di Heidi. «Buon anno» gli dico. «Posso entrare? Controllo a sorpresa. Ci vorrà solo un secondo.»