Non sono una donna “social”. Non ho Facebook, non ho Instagram, utilizzo Twitter solo per la condivisione degli articoli di questo blog. Però ho una figlia di 12 anni, a cui, da qualche settimana, dopo anni di insistenti richieste, abbiamo regalato uno smartphone.
Qualche giorno fa mi ha chiesto il permesso di installare Instagram per condividere le foto con le sue amiche. L’istinto è stato quello di dire no, ma ho preso tempo dicendole che mi sarei informata meglio.
E cercando su internet qualche informazione mi sono imbattuta in questa frase rivelatrice: “Il primo dovere di noi genitori è tenerci al passo con i tempi e conoscere le tecnologie che utilizzano i nostri figli”. Personalmente preferirei dedicare il mio tempo ad altre letture, ma mi rendo conto che il consiglio è assolutamente sensato.
Lo stesso Instagram ha una guida dedicata proprio ai genitori con delle informazioni base di utilizzo. Scopro, come speravo, che esiste un’età minima per utilizzare l’applicazione, 13 anni, e quindi potrei appellarmi a questa regola e rimandare il “problema” di qualche mese ma ovunque nel web viene tranquillamente ammesso che siccome la registrazione a questi social si fa con un’autodichiarazione molti bambini li utilizzano molto prima. Anzi, nel caso di Instagram, a differenza di altri social, l’età non viene richiesta al momento dell’iscrizione e quindi molti bambini lo utilizzano senza sapere che non potrebbero farlo.
Tra i suggerimenti più utili incontrati sul web per la protezione di un minore da eventuali estranei nell’utilizzo di questo social c’è la disattivazione del sistema di geolocalizzazione: in questo modo non viene rilevato il luogo in cui viene scattata la foto. E naturalmente un altro sistema è quello della tutela della privacy e della limitazione di visibilità del profilo di modo che solo alcune persone autorizzate possano vedere quello che viene pubblicato.
Ma al di là dei sistemi pratici di protezione che possiamo attivare, quello che principalmente mi interessa è fare un ragionamento di più ampio respiro, che ho cercato di fare con mia figlia e che condivido qui. Le bambine spesso condividono foto in cui scimmiottano gli atteggiamenti delle starlette e dei loro idoli che vedono in tv, presentandosi come più adulte. Un conto è farlo nel chiuso della propria stanzetta, ben altra cosa è farlo su un social, pur con tutte le limitazioni del caso. Perché quello che spesso non consideriamo (neanche noi adulti) è che una volta che condividiamo una foto o la inviamo a qualcun altro, ne perdiamo il controllo e l’immagine acquista una vita propria di cui noi non siamo più padroni.
Ho chiesto un parere a una collega molto più giovane di me e che lavora proprio con i social e si è dimostrata molto entusiasta all’idea di mia figlia, sorprendendomi con un punto di vista totalmente diverso: “Non è mai troppo presto per educare i ragazzi all’uso dei social, questa è un’occasione, altrimenti poi arrivano improvvisamente a 16 anni in questo mondo e non ne conoscono i pericoli.”
Non ho ancora deciso cosa farò, ma sicuramente c’è di che pensare…