Twitter odia le donne. O almeno, così sembrerebbe a leggere “La Mappa dell’Intolleranza”, presentata ieri alla Camera dall’Osservatorio italiano sui diritti ‘Vox’. Le donne, infatti, sono la categoria più colpita da tweet negativi e vengono etichettate con insulti come ‘zoccola’, ‘vacca’ e ‘cagna’, in base allo studio che ha preso in esame più di 2,6 milioni di tweet tra agosto 2015 e febbraio 2016 considerando 76 termini sensibili. Gli insulti contro le donne sono ben più della metà di tweet negativi. Gli insulti all’altra metà del cielo sono stati 284.634 tweet pari al 63,1%. A seguire contro i migranti (38.100; 10,9%) e gli omosessuali (35.207; 10,8%). Offese anche per gli islamici (6,6% dei tweet negativi), i disabili (6,4%) e gli ebrei (2,2%).
6.754 è il numero di messaggi negativi, di cui oltre 412 mila sono risultati
“intolleranti”. Sul totale 2.508 sono stati geolocalizzati: Lombardia, Roma e Umbria le zone con più alta densità di intolleranza. Silvia Brena, co-fondatrice di Vox, parla di una “fortissima esposizione in Lombardia rispetto all’analisi dello scorso anno” e individua due picchi di antisemitismo “con la visita del Papa Francesco al Tempio Maggiore di Roma quando ha parlato dell’unita’ tra ebrei e cristiani e nel giorno della memoria”. Guardando nel dettaglio alla geografia dei tweet, sottolinea Vox, Lombardia (16.393), Umbria (12.664) e Lazio (12.164) sono le regioni in cui i cinguettii geolocalizzati negativi sono più numerosi; Valle d’Aosta (37), Molise (136) e Basilicata (189) sono invece le regioni più “tranquille”.
Il risultato della ricerca italiana non è una sorpresa se si allarga lo sgurdo a quanto avviene all’estero. Ricerche fatte In Gran Bretagna avevano, però, evidenziato anche un altro trend, alquanto preoccupante. Il 50% degli insulti misogeni ricevuti dalle donne vengono dalle donne. Su un panel di 6.500 utenti Twitter monitorati in un arco temporale di tre settimane sono stati individuati 10mila tweet insultanti. Un livello ritenuto eccessivo tanto che in Uk alcuni politici hanno lanciato una campagna internet per contrastare il fenomeno di continua diffusione di messaggi d’odio sui social media. Sempre lo studio condotto da Demos ha rilevato, nelle stesse tre settimane, oltre 200mila messaggi contenenti le parole “slut” e “whore” inviati a 80,000 persone.
Sempre a livello internazionale un altro studio, che risale al 2014, commissionato dalla marca Dove, ha rivelato come Su Twitter fossero stati individuati 5 milioni di messaggi negativi relativi all’apparenza fisica e al corpo. E quattro su cinque erano indirizzati a donne. Tornando in Italia, non sono poche le polemiche sorte a seguito degli insulti indirizzati all’aspetto fisico di figli, minori, di personaggi famosi. A uesto punto le mamme sono insorte. Fino a quando i messaggi negativi riguardavano loro, le donne hanno fatto spallucce. Ma i figli non si toccano ed è partita anche in Italia una contro-offensiva.
Una regola semplice che si dovrebbe seguire sui social è quella di non approfittare del fatto di potersi nascondere dietro un account, vero o falso che sia. Si dovrebbe twittare ciò che si sarebbe disposti a dire dal vivo. Non c’è una sospensiva del buon senso e della buona creanza sui social. Ma troppo spesso, uomini e donne, lo dimenticano.