Quando mia figlia ha cominciato a gattonare, prima ancora di cogliere la bellezza di questo gesto di indipendenza, ho pensato “dove diavolo va senza suo padre”! Gattonare, poi camminare e parlare, soprattutto parlare perché il mondo prende forma nel linguaggio. Questa è la meraviglia dell’evoluzione umana sintetizzata in poche decine di mesi. Eppure, a volte, essere genitori è esercizio di vanità, è fare finta che tutto questo accada grazie alla nostra guida. Mentre noi li vediamo gattonare o traballare insicuri verso di noi, loro cercano con lo sguardo quello che è oltre noi, ciò che sta per entrare in loro potere. Quando cominciano a parlare cercano di costruire relazioni basate sulla comprensione e l’informazione e, noi genitori, siamo solo una parte di tutto questo, perché la fuori ci sono migliaia di quattrenni da conoscere e con i quali stordirsi di chiacchiere sottili e risate.
Poi matura la consapevolezza di genere e il mondo si divide in maschi e femmine, dopo essere già stato definito nelle categorie di adulti e bambini, e a un certo punto scopri che sei un padre, ma anche un grande e un maschio, e questo, sembra che non giochi a tuo favore. Fra maschi e femmine e bambini e adulti, continui sempre a sentire risuonare decine di volte al giorno “papà” e “papino” e ti dici che non è cambiato nulla, che tutto è sotto controllo. Questo fino a una domenica mattina. Percepisci che una certa mal celata eccitazione sta impegnando tua figlia e indagando scopri che c’è in programma il pranzo con una sua amichetta, e brontoli. Pensi che noia! e brontoli fino a quando non ti senti dire che è un pranzo tra femmine e che non sei invitato, ci andrà con la mamma.
Prima che esca di casa le baci la fronte con la solennità che si addice a un viatico, l’espressione composta di chi vuole che gli si legga in volto ti ho accompagnata fino a qui, ora puoi andare per il mondo con i tuoi passi e pensi alla domenica tutta per te, fatta di ozio sfrontato, di letture pigre. Oppure pensi a tutte le cose belle che potrai fare, quelle che non fai da anni. Questa domenica è di nuovo tua! Ti abbandoni al divano e al silenzio, gustandoli. Passano i minuti e le ore, sono le cinque del pomeriggio e questo pranzo di femmine dura come un banchetto, ti guardi intorno e con sgomento ti accorgi che il tuo tempo ritrovato è passato a riparare il castello dei little pony e che in cucina i biscotti al cioccolato stanno per bruciare.
(I biscotti non sono bruciati, ma erano comunque immangiabili. Lei è rientrata felice dopo le sei del pomeriggio. Io ho ostentato il broncio qualche minuto, poi mi ha abbracciato).