Mila felice sulla giostra di cavalli, e poi con il viso sporco, gli occhi pieni di paura, sotto le bombe. Un team di 250 artisti, tutti volontari, da 25 Paesi: insieme per raccontare i “danni collaterali” che la guerra provoca ai bambini, e visti con gli occhi di Mila, una bambina che abita nella Trento colpita dai bombardamenti del settembre 1943. Una storia di coraggio e di speranza con uno sguardo molto femminile. Ci sono i personaggi: Mila ovviamente, che rappresenta l’infanzia in balia di eventi di guerra, ma anche la forza che i bambini hanno nel superare tremende situazioni con il gioco, con i sogni, con la speranza che non smette mai.
C’è la mamma di Mila, che si vede solo in due sogni della bimba perché non c’è più: rappresenta la perdita, il dolore, il ricordo. E poi Sofia, la donna che salva Mila e rappresenta le donne che restano a casa, le vittime di guerra, le persone che hanno perso tutto, ma che hanno ancora la forza di lottare, di aggrapparsi al futuro, nel suo caso rappresentata da questa piccola sconosciuta, Mila, che incrocia sul suo cammino. Sofia salva Mila, ma viene lei stessa salvata dalla bambina – emozionalmente – perché si risveglia in lei, anche se ha perso tutto, la speranza di un futuro migliore.
Il film di Mila è un progetto della regista Cinzia Angelini, trentina, che racconta una storia ascoltata quando lei stessa era bambina: “Una storia di donne, come donne sono coloro che hanno tramandato la memoria: mia mamma Giovanna e mia nonna Luisa, che mi hanno sempre raccontato dal punto di vista di una bimba e di una donna quello che hanno vissuto durante la seconda guerra, quelle storie di paura, terrore, sopravvivenza, spostamenti, saluti, ritorni, abbracci e lacrime che hanno rappresentato la loro infanzia e gioventù“, racconta.
L’altro gruppo è il gruppo di donne che lavorano su mila e ricoprono ruoli fondamentali: oltre alla scrittrice e regista del progetto, Andrea Emmes, produttrice, e Valentina Martelli, executive producer. Per Mila lavorano più di 250 artisti da più di 25 Paesi, 24 ore al giorni, sette giorni su sette; da Skype a Facebook, la tecnologia rende possibile questo flusso di creatività e organizzazione in tutte le fasce orarie. Il fine di tutti è produrre un cortometraggio di qualità eccellente, che parli di una bambina nel mezzo della guerra, per creare un movimento capace di sensibilizzare tutti, non solo i bambini, futuri leader, in un momento nel quale tante sono le aree dove i più piccoli sembrano senza speranza.
“Il nostro slogan è Let’s choose hope, scegliamo la speranza – racconta Cinzia – perchè Mila rappresenta la speranza che i bambini hanno e che tante volte li tiene vivi dando loro la possibilità di avere un futuro. Sta a noi adulti proteggerli, lottare per cambiare questa situazione. Tutti gli artisti di Mila lavorano volontariamente da anni sul progetto per questo fine, e solo questo è il motore che sta rendendo possibile un’avventura mai vista prima”.
Un’avventura che sembra toccare le corde giuste: per sostenere Mila, opera collettiva e insieme messaggio universale di speranza, è stato lanciato un crowdfunding, ovvero una raccolta fondi collettiva sulla piattaforma Indiegogo. Il contributo dei sostenitori di Mila permetterà al team di coprire le molteplice spese di produzione che si devono affrontare giornalmente, dall’hardware al software, dai rendering e costi di post-produzione. Nei primi 30 minuti, la campagna (lanciata il 10 maggio) ha raccolto il 17% della cifra obiettivo (60mila euro).