Mary Ann ha 38 anni, 2 figli e fa un lavoro che non era proprio nella rassegna dei suoi sogni di bambina: Mary Ann lavora nei cantieri stradali. Movimento terra e asfaltatura. Elmetto ed escavatrice. Un’opportunità capitata un po’ per caso, ma che oggi le piace. Perché non tornerebbe indietro e nessuno, tra i colleghi e in famiglia, glielo ha mai chiesto. Ma Mary Ann sta nel Maine, Stati Uniti, dove vedere camioniste, meccaniche o carpentiere non è più, da tempo, una rarità.
E in Italia? Non si vedono (o quasi), in apparenza. Però ci sono. Camioniste, elettriciste, tappezziere, fabbre, meccaniche, idrauliche. Anche in Italia i mestieri “maschili” cominciano a declinarsi al femminile.
A fare i calcoli è stata la Camera di Commercio di Monza e Brianza, su dati del Registro Imprese, secondo la quale, in Italia, si contano 3000 camioniste, 480 elettriciste, 1000 tappezziere, 2700 fabbre, 1230 meccaniche, 480 idrauliche, circa 300 falegname e 370 calzolaie. E con la crisi le donne riscoprono i mestieri tradizionali: tra le attività artigiane di sapore antico, tradizionalmente associate alla figura maschile, in Italia nel novero dei nuovi calzolai e tappezzieri, iscritti nel corso del 2015, 1 su 5 è donna. Tra il 2011 e il 2015 sono cresciute le donne calzolaie e le imprenditrici con un’attività nel settore idraulico: rispettivamente +10% e +11,5%, al contrario dei colleghi uomini che hanno fatto registrare -6% e -5,4 per cento.
In Italia sono oltre 3mila le donne “al volante” di camion e di tir, il 5,6% del totale degli autotrasportatori. E ogni 9 nuovi autotrasportatori iscritti nel 2015, 1 è donna. Mentre sono 480 le donne che fanno riparazioni elettriche, il 4% del totale degli elettricisti e oltre mille quelle che fanno i tappezzieri o restaurano mobili, il 14,4% del totale.
E ancora, sono 375 i calzolai “con i tacchi” e che li rifanno ai clienti, il 9,4% del totale. E il 18% dei nuovi calzolai iscritti nel 2015 è donna. Infine, la tuta blu la indossano oltre 1230 donne carrozziere e meccanico, il 2,3% del totale, e 2721 donne fabbro, il 6,3% (ogni 100 nuove imprese attive nel settore, 12 circa appartengono a una donna).
“La dimensione femminile è un formidabile motore di crescita economica – ha dichiarato Mina Pirovano, presidente del Coordinamento regionale dei comitati per l’Imprenditoria femminile lombardi -. Le donne stanno imparando a “giocare a calcio”, a fare squadra, a connettersi, a fare rete in contesti in cui si possono esprimere attraverso il lavoro, senza dover rinunciare al proprio ruolo nella vita familiare. Occorre disegnare un quadro normativo che crei e rafforzi gli strumenti di flessibilità nel mercato del lavoro, sviluppando le possibilità dell’accesso in qualunque mestiere e professione, senza pregiudizi”.