A chi date la parte migliore del pollo? A tavola chi è che si aggiudica sempre la porzione più grande? Ma anche: quanti giorni passano prima che il bambino malato venga portato dal pediatra? E quando ad ammalarsi invece è la bambina? Ci sono case, purtroppo, dove queste domande non sono banali. Ci sono Paesi, nel mondo, che fanno una differenza (magari inconscia) fra figli maschi e figlie femmine, e nel piatto mettono cose diverse. Il risultato di questa selezione, quando viene portato agli estremi, è un tasso di mortalità infantile sotto i cinque anni maggiore per le bambine rispetto ai bambini. Il sessismo comincia da molto piccoli. E si vede nel piatto.
Utilizzare il dato demografico della mortalità infantile per descrivere il grado di maschilismo di una nazione e della sua cultura dominante può sembrare un azzardo, ma non lo è. Ha una base scientifica. Spiega Patrizia Farina, professoressa di Demografia all’Università Bicocca di Milano: “La natura ha stabilito che, tra uno e cinque anni, il tasso di mortalità dei maschi sia superiore a quello delle femmine. Quando questo rapporto si inverte, cioè muoiono più bambine che bambini, dunque vuol dire che sono entrati in gioco altri fattori. Ad esempio, quando il cibo è scarso, ai maschi ne viene riservato di più che alle femmine, con il risultato che queste ultime hanno mene energie per difendersi dalle malattie. L’altro fronte è quello delle cure mediche: in una famiglia povera, se è un bambino a stare male, si fanno i salti mortali per portarlo al presidio sanitario più vicino o comunque per curarlo; se si tratta di una bambina allora più frequentemente si attende che il malanno passi da solo”.
Non tutte le nazioni in via di sviluppo si comportano in questo modo. La frattura non è tra Occidente e mondo emergente. Quali sono allora i Paesi “maschilisti”? Ce lo dice l’Onu. E sono cattive notizie. Perché tra i Paesi peggiori ci sono la Cina e l’India. Sommati insieme, valgono praticamente un terzo di tutta la popolazione mondiale.
C’è anche la Turchia. Quella stessa Turchia che ogni tanto vorremmo far entrare in Europa ma poi ci fa paura. C’è un gigante musulmano come il Pakistan. Ma c’è anche un Paese estremamente cattolico come il Perù. E c’è tanta, troppa Africa.
La mappa dello scandalo la trovate qua sotto.